Ciclismo giovanile comasco fermo fino al 2021. Niente gare e dispersione di corridori che, fermi da marzo e senza la prospettiva di competizioni, non si stanno più ripresentando agli allenamenti. È un quadro a tinte fosche quello che riguarda l’attività per i ragazzi sul territorio, ma che rispecchia la realtà.
«A livello nazionale sono state imposte direttive per l’emergenza Coronavirus che purtroppo non si possono conciliare con l’organizzazione delle nostre società, che si basano sul volontariato» sostiene il commissario provinciale della Federazione ciclistica Christian Rigamonti. «I nostri eventi sono basati sullo stare assieme, sui parenti che incitano i loro ragazzi, sul fatto che le gare si disputino per le strade e non in luoghi chiusi».
«I protocolli impongono spazi separati, distanziamento e, per esempio, la misurazione della febbre – aggiunge Christian Rigamonti – oltre che la raccolta di tutti i nomi con i recapiti da conservare per quindici giorni, in caso venga segnalata una positività al Covid-19. Cosa possibile per organizzazioni importanti, ma nel nostro caso, quando si fa fatica a trovare anche gente che vada a presidiare un incrocio, proporre una gara diventa impensabile».
«Queste sono le linee guida della Federazione e le accettiamo – afferma ancora il commissario provinciale - pur sapendo che stanno bloccando l’attività. A questo punto penso proprio che tutto sia destinato a ricominciare nel 2021».
Nel Comasco, da sempre uno dei territori più vivaci nell’organizzare corse giovanili, l’unica prova rimasta in calendario è la Giornata della bicicletta a fine settembre. Ma in realtà anche questo evento pare destinato a saltare.
C’è poi il problema dei ragazzi che non si stanno più ripresentando agli allenamenti delle loro squadre. «Ho segnalazioni da più società – conclude Christian Rigamonti – di corridori che non si sono più fatti sentire dopo il lockdown. Quindi quando si ripartirà bisognerà vedere anche quanti atleti avranno deciso di andare avanti a fronte di quelli passati ad altri sport o che – ma speriamo di no – avranno deciso di fermarsi definitivamente per delusione e carenza di motivazioni».
dal Corriere di Como a firma di Massimo Moscardi