Matteo Fontana è pronto ad entrare nel vivo della sua stagione di triathlon. Il 26enne di Carate Brianza difende i colori del Team Losa, storica azienda di telai di biciclette, fondata nel 1960 da Gottardo Losa e gestita ora dal nipote Massimiliano. Fontana è uno dei migliori rappresentanti italiani a livello mondiale nell’Ironman, dove si è laureato campione del mondo nella categoria 18/24 anni nel 2012.
Bilancio dopo le prime gare dell’anno?
«Le prime gare sono andate abbastanza bene. All’esordio ho vinto l’IronLake del Mugello e poi ho preso parte alla prima gara del circuito internazionale di Ironman a Pays d’Aix in Francia, dove ho chiuso con un buon 12° posto. Considerato il fatto che era un po’ di tempo che non gareggiavo a livello internazionale e la concorrenza era tanta, posso ritenermi soddisfato. È stata una buona esperienza».
Ti stai focalizzando su qualche appuntamento particolare?
«Non mi sto preparando per degli obiettivi particolari in realtà, anche se vorrei fare bene negli appuntamenti estivi che mi aspettano. Ho appena corso in Lussemburgo e poi il 23 giugno parteciperò al TriStar di Lugano, gara internazionale in cui il ciclismo è più decisivo rispetto ad altre manifestazioni. Quest’estate mi aspettano cinque/sei Ironman 70.3 in giro per l’Europa. Per me questo è ovviamente un periodo di carico, viste le tante gare ravvicinate».
Hai interesse per la distanza olimpica?
«Il mio focus è sugli Ironman e i mezzi Ironman, non sono interessato alla distanza olimpica (più breve, ndr). Quel tipo di competizioni le uso ogni tanto per allenarmi, ma quest’anno per ora non ne ho in programma».
Come è nata questa passione per il triathlon?
«Io nasco come ciclista, però il triathlon è sempre stato un mondo che mi appassionava. Così quando ho smesso con la bici mi ci sono lanciato, è mi è subito piaciuto. Col passare del tempo sono cominciati ad arrivare anche dei buoni risultati e così l’ho fatto diventare il mio lavoro. Ovviamente il ciclismo è la disciplina in cui mi sento più forte, mentre faccio un po’ più fatica nel nuoto. Nelle distanze che affronto io, però, bicicletta e corsa assumono maggiore importanza rispetto al nuoto, che invece è più decisivo se le gare sono più corte».
Sei particolarmente attento al discorso sulla sicurezza nelle strade…
«Nel 2017 ho avuto un brutto incidente stradale mentre mi allenavo in bici, mi sono rotto due vertebre lombari e il gomito. Un ragazzo in motorino non mi ha dato la precedenza e mi ha centrato. Predico sempre anch’io il rispetto reciproco sulle strade, tra automobilisti, motociclisti e ciclisti».
Gli ultimi due anni sono stati un po’ tribolati per te.
«Sì, perché dopo il primo incidente, a Natale, sono caduto di nuovo in moto e ho dovuto rimanere fermo un altro po’ di tempo. Negli ultimi due anni diciamo che ho avuto spesso degli acciacchi fisici. Adesso però sono tornato al meglio e il fisico non ne ha risentito».
Com’è la tua giornata tipo? Come dividi gli allenamenti delle tre discipline?
«In termini di quantità non mi alleno tantissimo, perché c’è il rischio di stressare troppo il fisico e quindi diventa più facile andare incontro ad infortuni. Puntiamo più sulla qualità dell’allenamento e sui giusti carichi di lavoro. Facciamo lavori specifici per le tre discipline, due o tre volte al giorno. Non ho proprio una giornata tipo: di solito nuoto alla mattina e subito dopo alleno il ciclismo o la corsa. Poi nel pomeriggio completo con ciò che manca. Questo si ripete tutti i giorni, a seconda della necessità di ciò che c’è da fare. Non seguo diete particolari, visto che il consumo è elevato. Bisogna stare attenti a mangiare abbastanza, ma non troppo».
Hai qualche altra passione?
«Quando non mi alleno passo il mio tempo in moto. Mi torna molto utile anche per spostarmi da un allenamento ad un altro. Ho una grande passione per i motori»
Hai mai pensato di diventare ciclista professionista?
«Sì, per un momento ho pensato fosse il mio futuro. Ho corso fino ai 19 anni, nelle categorie giovanili andavo forte, ho vinto diverse corse e ho militato anche con la Nazionale italiana. Poi però ho scoperto il triathlon…».