Sonny Colbrelli, portacolori del Team Bahrain Merida, è stato protagonista di un’ottima prova ad Amburgo nella classica gara riservata ai velocisti e che ha visto trionfare per la seconda volta consecutiva il campione italiano Elia Viviani.
Per lui una corsa d’attacco che lo ha visto attivissimo interprete fino a pochi chilometri dal traguardo. È lui stesso che ci guida in una serie di considerazioni e che ci rimandano al tema di questo periodo. Dopo una grande corsa a tappe come si fa a mantenere alta la condizione di forma?
Ma andiamo con ordine e partiamo da Amburgo.
«Quella tedesca è una corsa che ha precise caratteristiche e che da anni si risolve agli ultimi 5 km».
Nonostante il suo spunto veloce Colbrelli ha deciso di tentare il colpo a sorpresa con un attacco all’ultimo passaggio sul Waseberg.
«E’ così. Mi sentivo bene, una corsa come questa, facile e con uno strappo in cui tengono anche i velocisti puri è solitamente segnata. Ci sono treni importanti come quello della Groupama Fdj e della Quick Step che lavorano per i loro uomini. Io sono svantaggiato perché non dispongo di un team così attrezzato negli sprint e devo saltare sulle ruote cercando di sbrogliarmela da solo».
Il bresciano non ha però perso lo spirito battagliero: «Ho voluto provarci. Tante volte è successo di situazioni in cui gli inseguitori si sono guardati un attimo e magari… vai all’arrivo. Ad un certo punto ci ho creduto. In fuga con me c’erano corridori importanti in grado di fare velocità come Van Poppel, Stannard, Roelandts, Teuns, Kristoff e Tratnik. Però, come capita nelle fasi cruciali di gara, succede che qualcuno inizi a saltare i cambi e dietro rinvengono».
Il Tour de France è terminato da un mese. Com’è possibile riuscire a mantenere la condizione di forma e andare ancora forte?
«Bisogna prima di tutto vedere come esci dal Tour de France o da una gara a tappe di 3 settimane in genere. Si tratta d’impegni massacranti, dal punto di vista mentale e fisico. Nella migliore delle ipotesi, cioè se ne esci bene, allora basta fare una settimana di riposo, evitando anche la bici per 4-5 giorni. L’importante è non mettere peso, magari un chilo, ma cercando di stare controllati».
Come si fa a capire se il fisico è affatticato?
«Devi sentirlo tu, il corpo manda dei segnali. Se ti senti vuoto e non vai avanti allora sei molto provato. Poi c’è il supporto dei coach. Anche loro hanno parametri precisi da seguire. Il più semplice è quello legato al cuore che magari non sale di battiti. (Con la piattaforma SPH ci sono anche l’indice di fatica TSS e indice di stress, ndr)».
E tu come ti comporti in questa fase? Stai dimostrando di star bene, inoltre a settembre il calendario presenta appuntamenti importanti.
«Ci sono allenamenti specifici da effettuare, ma posso dire che in questa fase si può vivere di rendita fino alla fine dell’anno. Mi spiego meglio, perché non vuol dire che non ci si alleni. Il fondo c’è, l’importante è sapersi gestire. Io ad esempio sono stato in altura una settimana e ora ci torno per un altro periodo rigenerante».
Come si svolgono questi allenamenti?
«In altura ci si allena in modo ragionato, gestendo le forze. Non si effettuano sforzi importanti, non fanno bene al fisico. Personalmente devo svolgere alcuni lavori di forza con l’inserimento di volate».
Quello che non manca mai è l’intensità?
«Giusto. Lavoro sull’intensità con delle serie di 40 x 20 (40” di sforzo importante e 20 di recupero) con alcune serie e altri allenamenti specifici come le volate. Altrimenti effettuo dei medi lunghi in pianura con un quarto d’ora degli sprint».
E’ questo il lavoro che porterà Colbrelli alle gare di settembre con alcuni obiettivi chiari in testa. «Ci sono le prove World Tour in Canada, poi si va in Francia per correre a Plouay e quindi le corse italiane a cui ho sempre fatto bene…».
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