La figura e il ricordo di Mario Prece evocano sempre, in coloro che l’hanno conosciuto nei suoi tantissimi anni di frequentazione assidua del ciclismo, soprattutto nella sua qualità di giudice di gara, l’immagine e il portamento autorevole, elegante, abbinati a una competenza specifica elevata, di livello, non disgiunta comunque da un tratto umano improntato alla cordialità.
Era nato a Roma, nel 1923, città alla quale era legatissimo, e fino dalla più giovane età ha nutrito una forte passione ciclistica che l’ha indotto ad avvicinarsi all’ambiente frequentando i corsi per giudici di gara con vari altri colleghi. E’ stato un’espressione riuscita, di specifica qualità, di quella “scuola romana” – definiamola così - dell’A.N.U.G.C. (Associazione Nazionale Ufficiali Giudici di Gara Ciclismo) che ha proposto esponenti di primo piano fra i quali si possono ricordare Aldo Spadoni e Antonio Coccioni, tuttora in ottima salute e lo scomparso Sebastiano Concas, unitamente a vari altri del suo tempo.
Purtroppo Mario Prece è scomparso nel luglio del 2011 e qui desideriamo proporre un ricordo della sua figura e della sua attività nel ciclismo dove è stato impegnato, in molteplici forme e con sua continua disponibilità, fino a qualche anno prima della scomparsa.
Professionalmente ha sempre lavorato al ministero della Pubblica Istruzione, dove ha ricoperto incarichi e funzioni di responsabilità, conciliando la professione con la passione per il ciclismo e conseguenti “equilibrismi” ben conosciuti e tuttora in voga per conciliare impegno professionale e passione. E’ stato fra i primi giudici di gara a frequentare il corso di “internazionale” e nella sua carriera ha messo insieme presenze nelle gare a tappe e in linea del massimo calendario mondiale quale componente e spesso presidente del collegio di giuria. E’ toccato a Mario Prece, presidente di giuria del Tour de France 1988, gestire il controverso caso di positività al Probenecid dello spagnolo Pedro Delgado.
In età ancora molto giovanile, in pratica agli inizi degli anni 1980, incrementò il suo impegno nel ciclismo grazie alla possibilità di potere usufruire di uno “scivolo” ministeriale che gli consentì di dedicarsi, in pratica a tempo pieno, all’amato ciclismo e potendo contare sulla piena comprensione della famiglia, con la moglie, la signora Maria Quintilli, la figlia Stefania e le amatissime nipoti Barbara e Vanessa.
Per la sua esperienza fu chiamato pure da Vincenzo Torriani e Carmine Castellano a collaborare nella direzione corsa delle gare della Gazzetta dello Sport e per diversi anni Mario Prece, così come qualche altro collega anche all’estero, ha fornito il suo apporto di competenza alle corse della “rosea”, esercitando altresì l’attività di commissario internazionale. Un precursore di Rosella Bonfanti che da più di un decennio ricopre un ruolo e una funzione simile.
E quale pilota poteva contare sull’esperienza e sulle capacità di Isidoro Rimoldi, il popolare “Isi”, di poche parole ma abilissimo “manico” formatosi a una scuola guida definibile alternativa, benvoluto da tutti. Non c’era bisogno di molte parole fra pilota e “passeggero” per operare in perfetta simbiosi, il mazziniano “pensiero e azione” che Isidoro privilegiava, senza molte parole, anzi…
Prece è stato altresì a lungo, per qualche quadriennio, nella Commissione Tecnica della Lega Ciclismo Professionistico, in quota giudici di gara. Sempre disponibile, sempre pronto a recarsi dove fosse richiesto e “comandato di servizio”, anche per sostituzioni dell’ultimo momento, viaggiando spesso con Gianni Seghetti, il fondamentale gentleman-pilota – e non solo –, di lungo corso, dell’auto di Radioinformazioni.
Era sempre disponibile e pronto pure alle chiamate improvvise della signora Sandra Tabarrini e, in tempi successivi, di Franco Fantini, l’efficiente e preparato “front-office”, si direbbe oggi, della struttura della Federazione Ciclistica Italiana che, con varie denominazioni, gestiva le designazioni della commissione giudici. Anche durante l’estate, quando soggiornava per le vacanze al mare dell’amata Copanello, vicino a Catanzaro Lido, con la famiglia, non esitava mai a rispondere alle chiamate e risalire lo Stivale, qualunque fosse la natura e l’importanza dell’impegno che era richiesto.
Neppure un persistente disturbo alle corde vocali, sempre più condizionante, ne limitava l’impegno e l’operatività. Ricordiamo anche il suo interesse e vivo desiderio pressoché costante, fino all’ultimo, per favorire il passaggio di una tappa del Giro d’Italia da Cusano Mutri, località in provincia di Benevento, nel Parco del Matese, alla quale era molto legato per ragioni familiari e affettive.
Dalla metà degli anni 2000 circa aveva ridotto le presenze sul campo ma non mancava di frequentare sovente gli amici romani dell’ambiente, soprattutto Eduardo Margiotta, commissario internazionale, un suo “poulain” con il quale scherzava spesso, così come con altri che aveva conosciuto ancora come giovanotti (allora) di belle speranze.
Come abbiamo detto ci ha lasciato il 9 luglio 2011 e, seppure a distanza di tempo, pensiamo che molti abbiano piacere a ricordare, oppure conoscere per i più giovani, la figura di Mario Prece, sia nel ciclismo, sia al di fuori del suo amato sport.
Giuseppe Figini