Estate del 2005, primo pomeriggio, pista in cemento di Fiorenzuola, in provincia di Piacenza, siamo nel velodromo dapprima dedicato alla memoria di Giuliano Pacciarelli, rimpianto segretario generale della Federazione Ciclistica Italiana e dirigente di spessore e rilievo internazionale. Dal 2008 l’impianto è intitolato ad Attilio Pavesi, doppia medaglia d’oro alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932 nella cronometro individuale (100 km. su strada) e nell’inseguimento a squadre, nato nella vicina Caorso nel 1910 e scomparso in Argentina, dove risiedeva, alla bella età di cento anni.
In questo polo d’eccellenza di perdurante passione ciclistica della nobiltà del ciclismo, la pista, come si diceva una volta, erano in corso i campionati europei. All’entrata della curva dopo il traguardo avviene una caduta durante lo svolgimento della corsa “Scratch”. I corridori coinvolti si rialzano, meno uno. E’ il ventenne ungherese di Budapest Peter Barcokzi che rimane immobile sul cemento del tondino. Accorrono immediatamente i medici di servizio con il dottor Bruno Sartori e lo staff dell’assistenza sanitaria e altri collaboratori dell’organizzazione. È subito percepita l’entità della caduta, una caduta come tante, apparentemente banale, definibile di “routine” – se così si può dire - fra quelle che accadono in pista.
Il ragazzo non muoveva gli arti inferiori ed è avviato dapprima al pronto soccorso di Fiorenzuola e poi a Parma. I primi sospetti dei sanitari di servizio al velodromo trovano purtroppo dolorosa conferma. E’ paralisi, irreversibile, per il ventenne corridore.
E’ Claudio Santi che “sente” e percepisce subito la gravità del problema condiviso del resto dai suoi collaboratori che con lui si adoperano, in ogni modo, per specifiche competenze per assicurare a Peter ogni possibile sostegno, morale e materiale, operando in silenzio, senza clamori o pietismi, fattivamente e alacremente.
E da subito hanno agito di concerto con la famiglia dello sfortunato Peter Barkoczi favorendo l’immediato arrivo in Italia della stessa muovendosi con sensibilità, a tutti i livelli, con enti pubblici, in alti gradi, e privati, per evitare vari e possibili ostacoli di natura procedurale, burocratica, di competenze, sia in Italia, sia in Ungheria.
Non si sono mai sentiti soli nel suo forzato soggiorno italiano Peter con la sua famiglia, sia durante il periodo di ricovero all’ospedale di Parma e quindi, in seguito, al centro di riabilitazione Giuseppe Verdi nella vicina Villanova d’Arda.
Al rientro in Ungheria Peter ha trascorso un altro lungo periodo di riabilitazione presso il centro “Orszagos Orvosi” di Budapest, ricevendo anche là cure adeguate, come si era subito accertato il dottor Luigi Marchetta e altri amici italiani del nucleo della Sei Giorni delle Rose che sono andati con frequenza a trovarlo collaborando con la famiglia e che si sono prodigati, in varie forme, per sovvenire a varie necessità.
“Forza Peter” è stato il progetto messo a punto, praticamente subito dopo il grave incidente, da Santi per convogliare adeguati aiuti – e non solo materiali -, sempre di concerto con la famiglia Barkoczi, per agevolare il recupero ad una vita attiva a Peter.
I contatti Fiorenzuola-Budapest – e anche viceversa – non si sono mai interrotti o affievoliti. Peter vive con serenità consapevole la sua condizione in sedia a rotelle e dopo avere lavorato per Vodafone da qualche tempo collabora con il fratello nel suo studio di geometra e abita in una casa tutta sua dove per le finiture e l’arredamento “ad hoc” per le sue possibilità di mobilità, molte cose sono targate Italia, Fiorenzuola e dintorni, soprattutto.
Ricava del tempo per coltivare ancora la sua passione per la bici gareggiando con l’hand-bike e per una volta l’anno, in occasione di una gara a Praga, tradizionale, si avvale di Claudio Santi anche in qualità d’allenatore.
In pratica ogni anno, in occasione della Sei Giorni delle Rose, Peter Barkoczi, in automobile, da solo, compie una capatina a Fiorenzuola a trovare gli amici e compie il giro di pista con l’hand-bike.
E succede pure che amici di Fiorenzuola e dintorni compiano il viaggio inverso, verso Budapest.
“Forza Peter” continua sempre, con bella continuità, in spirito di vera amicizia.
Giuseppe Figini