La Parigi-Roubaix è una corsa per specialisti, forse la più indomabile delle classiche e sicuramente quella che richiede i requisiti fisici e tecnici più severi. La sua crudeltà e la sua durezza spaventano alcuni, ma ispirano molti altri, che ne fanno il momento clou della loro stagione. E c’è chi la Roubaix la ma e non si è mai arreso di fronte ad essa: John Degenkolb, Jasper Stuyven e Oliver Naesen non si sono mai ritirati nella Regina delle Classiche, e lo stesso vale per Margaux Vigié e Chiara Consonni, che hanno disputato e concluso le prime quattro edizioni della Parigi-Roubaix Femmes avec Zwift. Li abbiamo incontrati per capire i dettagli della loro preparazione, la tecnica che permette loro di pdelare sul pavé, i loro piccoli trucchi e anche l'aspetto mentale di questa sfida, che hanno padroneggiato meglio degli altri.
Margaux Vigié ha avuto il suo primo assaggio di pavé nel 2018, molto prima dell'edizione inaugurale della Parigi-Roubaix Femmes avec Zwift. Ma amche molto prima di dedicarsi al ciclismo su strada e poi diventare professionista nel 2020.
«Ero in visita alla mia sorellina, che studiava a Lille» ricorda la 29enne ciclista di Tolosa. Ha percorso gli ultimi 20 chilometri del leggendario monumento nel nord della Francia in sella alla sua bicicletta a scatto fisso, che all'epoca usava per correre.
«E anche allora, ho preso la strada sbagliata! Volevo solo vedere di cosa si trattasse. Tutti continuavano a parlarmi dei ciottoli del Nord. Ricordo di essermi sentita felice, dopo... Ma, soprattutto, ricordo quanto tutto ballasse!».
Sette anni dopo, divenuta ciclista affermata con la Visma-Lease a Bike, la francese è una delle sole undici cicliste in attività ad aver completato tutte e quattro le edizioni della gara disputate finora. Ciononostante, non si considera una specialista «perché il mio miglior risultato è stato il quattordicesimo (nel 2023 era nel gruppo delle favorite che ha tagliato il traguardo a 12 secondi dalla vincitrice, la canadese Alison Jackson). Niente di entusiasmante! Ma mi piace pedale su questi ciottoli. Posso farcela, perlomeno!».
LA PREPARAZIONE: «MI FIDO AL 100% DELLO STAFF»
Più che altrove, un fattore è fondamentale alla Parigi-Roubaix: la pressione degli pneumatici. È essenziale trovare il punto giusto in cui i ciclisti sono «a proprio agio sul pavé ma non impantanati sull'asfalto, perché nella gara c’è di tutto. Devi trovare la giusta pressione per essere in grado di recuperare ogni volta che serve».
Le uscite di ricognizione sono fondamentali per ottenere questo risultato. «Facciamo la prima già a dicembre, ma è quella serve solo per rinfrescarci la memoria. Poi, arriviamo tre giorni prima della gara. L'ultima piccola ricognizione è giovedì, mentre il venerdì (ricordiamo che la corsa femminile si disputa sabato 12 aprile, ndr) facciamo semplicemente un giretto intorno all'hotel». Durante una ricognizione p importante tenere d’occhio lo stato delle pietre: «Ormai conosciamo ogni settore e sappiamo quali rimarranno sempre bagnati. Controlliamo i settori e vediamo quali sono stati riasfaltati perché a volte fanno riparazioni dell'ultimo minuto. Ci fermiamo, pompiamo, sgonfiamo, sciacquiamo e ripetiamo. Se sappiamo che un determinato settore è sempre abbastanza bagnato, potremmo decidere di percorrerlo più volte solo per testare pressioni diverse».
Come c'era da aspettarsi, la decisione finale il giorno della gara «dipende dal meteo». Margaux lascia l'ultima parola ai meccanici: «Mi fido completamente di loro! Lo stesso vale per i direttori sportivi: posso fidarmi di Jan Boven al 100%. Ha tanta esperienza con i ragazzi (l'ex corridore della Rabobank è passato direttamente al ruolo di diesse dopo il ritiro nel 2009 e lavora con la squadra femminile dalla scorsa stagione, ndr). Quando si tratta di attrezzature, sanno davvero il fatto loro. Gareggiare con questa squadra ti dà quel livello di sicurezza in più per l'attrezzatura. E anche un senso di calma, perché sai esattamente quali settori richiedono la massima concentrazione e dove puoi permetterti di respirare un po'».
IL PAVÉ. «MONS-EN-PÉVÈLE È IL MIO PREFERITO»
Marguax non nasconde le sue preferenze quando parla di pietre: «Quelle al centro tendono ad essere i più lisce, tranne che al Carrefour de l'Arbre. Se i lati sono un po' bagnati, non hai idea di cosa si nasconda sotto l'acqua. È una scommessa davvero grande. I lati sono migliori del centro, ma per la sicurezza, il centro è una scelta vincente!».
Asciutto o bagnato, per lei non fa differenza: «Ma quella volta in cui Mons-en-Pévèle era completamente fradicio, mi è piaciuto molto perché era davvero tecnico. Diciamo solo che in condizioni di asciutto si può giocare ancora un po' con le lamine dei pavé. Ma sul bagnato, bisogna pensarci due volte! E la selezione avviene molto prima».
Mons-en-Pévèle è il suo settore preferito. «A differenza della maggior parte delle persone, lo adoro! Quella grande accelerazione nel mezzo è brutale! C'è un settore, però, che non sopporto. Quello nella foresta, lungo l'autostrada, tra Beuvry e Orchies! Non è nemmeno così lungo, ma penso che quei ciottoli siano semplicemente orribili. E i bordi delle pitere sono completamente mangiati, proprio come nel settore di Gruson. E come nella foresta, non puoi nemmeno vederli bene!»
L'ASPETTO MENTALE: «COME UN VIDEOGIOCO»
Margaux confessa di aver raccolto un consiglio dalla sua leggendaria compagna di squadra Marianne Vos, seconda classificata nel 2021 e quarta l'anno scorso: «Affronta un settore alla volta. Certo, è necessario aver studiato il finale, ma non bisogna mai pensarci durante la gara. Ci sono altre cose su cui concentrarsi prima. È come un videogioco. Devi superare ogni livello prima di raggiungere quello finale!».
Il primo livello della Parigi-Roubaix Femmes avec Zwift è un tratto di 60 chilometri prima di affrontare il primo settore. «L'inizio è diventato ancora più frenetico da quando la fuga partita da lontano è andata a con Alison Jackson nel 2023. Nessuno è riuscito a scappare l'anno scorso. Il gruppo ora chiude su ogni azione perché non sai mai dove potrà arrivare una fuga».
Avvicinandosi alla Parigi-Roubaix, Vigiè si impegna a restare calma. «Mi sono resa conto che mi stresso se considero queste gare come un grosso problema. Mi dico che è solo una giornata normale, un normale giro di allenamento, tranne per il fatto che capita che ci sia un sacco di gente a brodo strada!».
La musica è la sua via di fuga, un modo per chiudere fuori tutto e arrivare alla linea di partenza «il più riposata possibile»: «Ascolto di tutto, le mie playlist sono totalmente eclettiche! VHo brani di benessere per ottenere vibrazioni positive, un consiglio che ho ricevuto anche da Marianne dato che abbiamo condiviso la camera a lungo. Ma riservo la techno per quando sono in autobus, proprio prima della gara!».
CADUTE E PROBLEMI
«Non dirlo a nessuno, ma alla Roubaix non ho mai forato!».
Qual è il suo segreto?
«Bella domanda! Non ne ho idea. Sono solo gentile con i ciottoli, ci scivolo sopra», ridacchia.
È caduta solo una volta nell'Inferno del Nord, durante una ricognizione l'anno scorso, all'ultimo angolo del Carrefour de l'Arbre, a due passi dal ristorante dove aveva festeggiato la laurea della sorella poche settimane prima. «Non mi sentivo benissimo, facevo fatica sul pavé, lottavo troppo contro le pietre. E quando inizi a perdere velocità... Ho perso la ruota posteriore e sono finita dritta in un campo di patate! Non mi sono fatta male, però. È stato più un rotolamento tra l'erba e il fango!».
A parte questo, c'è stata una volta in cui «ho trovato la gara dolorosamente lunga, quando ho finito 71a. Correvo per Valcar, Silvia Persico è caduta in quel settore che odio, sotto gli alberi. Non sapevo se aspettare o meno, poi il nostro diesse Davide Arzeni mi ha detto di andare. Mi sono trovata da sola, nel vento, chiedendomi cosa diavolo ci facessi lì!».
Il suo volto si illumina ancora mentre un altro ricordo le torna in mente: «Era la prima edizione. Ero dietro, all'inseguimento, e ho visto Vittoria Guazzini, allora mia compagna di squadra, sul tratto in salita di Mons-en-Pévèle. Bisogna tenere a mente che è molto italiana, super rilassata ma veloce ad accendersi. Le chiesi come stesse e mi ha guardato, completamente stufa, rassegnata e ha detto: «Tutto bene! E va, va, va!" Va tutto bene, vai, recupero tra un po'!», mi gìha gridato. Solo più tardi ho scoperto che si era rotta una caviglia!"
L'EXTRA: "SQUADRA UNICA, C'ERA GIALLO OVUNQUE"
Una cosa l'ha colpita l'anno scorso, durante la sua prima partecipazione alla gara con i colori Visma–Lease a Bike: «C'era giallo ovunque! Ho visto almeno due o tre persone con la divisa della nostra squadra all'uscita di ogni settore».
Da allora ha scoperto il mistero dietro gli angeli custodi vestiti di giallo, che ha stimato essere circa una ventina. «Si sono rivelati essere personale amministrativo, tutti fanatici del ciclismo, che si offrono volontari per dare una mano nei weekend di gara quando la squadra ne ha bisogno! Abbiamo una filosofia chiamata Blanco Course. È stata creata quando Jumbo e Lotto hanno preso il controllo nel 2015 per ricostruire la squadra da zero dopo alcuni anni difficili. Ci sono sei pilastri fondamentali e, come parte di questo approccio, il personale amministrativo è incoraggiato a partecipare e dare una mano. Include il team finanziario e le persone che prenotano i nostri voli, così come coloro che gestiscono la logistica e gli eventi. Ho capito chi erano quando stavo chiacchierando con uno dei ragazzi della finanza. Mi ha detto: "Ehi, ci vediamo al Giro delle Fiandre, sarò lì per aiutarti!". È geniale! Ti dà un vero senso di sicurezza il sapere che tutte queste persone in giallo sono lì nel caso in cui qualcosa vada storto dal punti di vista meccanico.
LA SCHEDA
Margaux Vigié (Visma–Lease a Bike)
Nata a Plaisance-du-Touch (Alta Garonna, Francia) il 21 luglio 1995
Squadre: Valcar–Travel & Service (2020–2022), Lifeplus–Wahoo (2023) e Visma–Lease a Bike (dal 2024)
Principali risultati:
2022: 4° nel campionato francese
2023: 7° a Le Samyn des Dames, 12° alla Omloop Het Nieuwsblad, 13° a Nokere Koerse, 16° a Dwars door Vlaanderen e 20° al Giro delle Fiandre
2024: 8° nel Tour Principessa Anna Vasa
2025: 12° nell' Ixina GP Oetingen p/b Lotto e 17° nel Danilith Nokere Koerse
Così a Roubaix:
2021: 51°
2022: 71°
2023: 14°
2024: 35°
La curiosità: Vive a Girona, in Catalogna, e parla correntemente inglese, italiano e spagnolo. Da quando è entrata a far parte di Visma–Lease a Bike la scorsa stagione, ha iniziato a imparare una quinta lingua, l'olandese. «Ci sto prendendo la mano. Ora posso seguire meglio le conversazioni e sentirmi più inclusa!».