Il numero di cicliste e ciclisti che studiano durante gli anni della loro attività professionistica è andato crescendo negli anni. Ma che all'ipotetico grido "c'è un medico in gruppo?" un corridore alzi la mano non è certo frequente.
L'uomo che alzerebbe la mano è Max Walscheid, trentunenne gigante (1.99) del Tem Jayco AlUla, velocista da percorsi duri, uomo che riesce ad affiancare gli studi di medicina alla professione di ciclista. Tredici vittorie all'arrivo e una laurea ad attenderlo dopo l'ultimo traguardo a due ruote.
«Diventare medico è sempre stato il mio obiettivo e da ragazzo non avrei mai pensato di diventare un ciclista, anche perché nella mia famiglia nessuno si è mai guadagnato da vivere con lo sport. Invece i miei genitori e mia sorella maggiore sono medici, evidentemente c'è una predisposizione, una vocazione di famiglia. Quando sono passato prof nel 2016 con la Giant Alpecin ho lasciato gli studi perché gli impegni non mi sembravano compatibili».
Però è arrivata una svolta inattesa...
«Nel 2020 sono caduto alla Parigi-Nizza, mi sono rotto una mano e poi pochi giorni dopo il Covid ci ha costretti tutti a stare in casa. Non potevo allenarmi e così mi sono rimesso a studiare. Temevo di essermi scordato tutto, dopo anni senza studiare, invece ora sono convinto di aver preso la decisione migliore».
Tra una corsa, un allenamento e un esame da preparare, Walscheid trova anche il tempo di dare qualche consiglio ai suoi colleghi, specialmente ai più giovani: «Penso che la maggior parte dei corridori professionisti trarrebbero vantaggio dall'avere esperienza in altri ambienti lavorativi: non è necessario che sia un corso di laurea... Il fatto è che vedo quanto i ragazzi con meno di 23 anni stiano diventando dei professionisti all'ennesima potenza e allo stesso tempo siano poco capaci di interagire socialmente e nella vita normale. Io sono uno degli ultimi corridori che hanno affrontato gli anni da Under 23 senza farlo come professionisti e in quelle stagioni mi sono divertito. Oggi troppi corridori rinunciano a studiare perché lo vedono un ostacolo alla loro carriera, ma a mio parere questo è un approccio sbagliato. Se impari a fare qualcos'altro che non sia solo il ciclismo, acquisisci autostima e credibilità. E questo farà di te certamente un corridore migliore».