Un inizio promettente, un finale tonico, nel mezzo tre mesi a rincorrere la sufficienza. Francesco Busatto archivia un 2024 così così, non da buttare ma neppure degno delle aspettative sue e del suo entourage. Perché lui, De Pretto e Pellizzari (un altro vicentino e un marchigiano di padre vicentino) sono considerati il nuovo che avanza e l’Italciclo ha fame di conferme. Purtroppo un virus ci ha messo lo zampino: dopo il quinto posto alla Muscat Classic e soprattutto il 14° alla Strade Bianche, Busatto s’è beccato la varicella e la condizione si è ripresentata dopo parecchie settimane.
«La malattia che non ho avuto da bambino me la sono presa questa primavera, e in una forma anche piuttosto pesante – afferma il corridore di Mussolente, 22 anni il 1 novembre, da quest’anno in World Tour alla Intermarchè Wanty -. Dopo la Freccia Vallone ho passato dieci giorni con la febbre alta e l’infezione mi ha debilitato per i successivi due mesi. Quando dovevo spingere a fondo sentivo che mi mancava un po’ di forza, nelle corse ho faticato molto. Una persona con un lavoro qualsiasi non si sarebbe accorta di niente, ma ai massimi livelli del ciclismo professionistico la differenza si sente eccome. Ho iniziato a ritrovare le buone sensazioni solo alla fine di luglio, ormai molti appuntamenti erano andati».
Torniamo alla Strade Bianche. E’ una corsa a eliminazione e quando i big hanno aperto il gas Busatto c’era…
«E’ stata una sorpresa anche per me. Ero partito senza molta convinzione perché da un po’ di tempo avevo un fastidio ad un ginocchio e in una gara così dura pensavo che mi avrebbe limitato. Invece quando la selezione era già a buon punto mi sono ritrovato assieme ai migliori, solo negli ultimi chilometri ho avuto una flessione. La Strade Bianche mi ha affascinato sin da quand’ero ragazzino, si vede che ho tirato fuori quel qualcosa in più».
Che tipo di corridore ti reputi?
«Nelle salite lunghe soffro, vado meglio in quelle più brevi ed esplosive. Azzardando un paragone direi alla Bettini».
Al mondiale Under sei arrivato 21° e secondo degli italiani: soddisfatto?
«Si poteva fare di più. A Zurigo ci aspettavamo il freddo, ma non così tanto. I più leggeri, come me, hanno sofferto molto. Dopo avere perso tre chili non sono più ritornato al mio peso forma, avevo il 4% di massa grassa, nelle mie condizioni bisognava coprirsi di più. Anche questa è esperienza».
Nono alla Bernocchi, ottavo al Gran Piemonte e alla Veneto Classic: il finale di stagione non lascia rimpianti…
«Dopo quello che avevo passato nei mesi precedenti non vedevo l’ora di riscattarmi. Volevo andare forte soprattutto alla Veneto Classic perché correvo sulle mie strade. Anche qui ho pagato un po’ di inesperienza, negli ultimi chilometri ho terminato le energie. Altra lezione: meglio prendere una borraccia con i carboidrati in più che prendere a tutta una salita e saltare un rifornimento. Comunque sono riuscito a finire nei dieci una corsa di quasi 200 chilometri, è stato un bel modo di chiudere la stagione».
Il 2025 sarà l’anno del tuo primo Giro d’Italia?
«Molto probabilmente sarà così. Prima verranno Strade Bianche, Tirreno-Adriatico e Milano-Sanremo, un’altra corsa che mi piace molto. Le prime corse saranno a gennaio in Australia, quindi il mio sarà un inverno corto. Intanto mi godo gli ultimi giorni di relax alle Canarie, al mio ritorno si inizierà a lavorare a testa bassa per il 2025».
da Il Giornale di Vicenza