L’idea è buona: comporre un Giro d’Italia sentimentale, spaziando nel tempo e temporeggiando nello spazio, senza obblighi e vincoli, ma seguendo e inseguendo solo il cuore. E così 21 tappe (o meglio: 20 più una) personali, partigiane, quasi familiari. E ogni tappa è una storia, e ogni storia è un Giro.
L’idea è venuta a Ildo Serantoni, che il ciclismo lo ha sempre conosciuto e amato, in sella a una bici, a bordo di una strada, al tavolo di una redazione, nei segreti di una bottega, alla tv di un tinello, nei labirinti di un archivio, fosse anche quello – appunto – del cuore. Liberato dagli orari dei quotidiani e presidiando la competenza territoriale, Serantoni ha scritto, fra l’altro, di Antonio Pesenti e Felice Gimondi, della “Gazzetta dello Sport” ma anche della UC Bergamasca (con Paolo Marabini), del Giro d’Italia (con Federico Biffignandi) ma anche delle salite delle Orobie. E ancora alle edizioni Bolis ha affidato “Le storie del Giro” (160 pagine, 14 euro, con la prefazione di Marabini).
La prima storia si riferisce al 1930 (Binda pagato per rimanere a casa), l’ultima al 2016 (Froome solitario a Bardonecchia). Il decennio più rappresentato è quello degli anni Cinquanta (due volte Coppi e due volte Gaul, ma Coppi compare già con Bartali e a Pieris). Ci sono Gimondi e Merckx, Moser e Fignon, Bugno e Hinault, due volte Pantani. Ci sono la sua Bergamo e i suoi bergamaschi, da Gimondi a Giupponi, da Gotti a Savoldelli, ma c’è anche quel Pedro Horrillo (è questa la ventunesima storia) precipitato e risorto dalla Culmine di San Pietro sul Bordesigli. C’è perfino una scappatella calcistica per l’atalantino Ennio Testa, “un ragazzo molto promettente, componente con Brugola e Cadè del famoso ‘Trio Primavera’”.
La storia d’amore di Ildo con il ciclismo è cominciata con la folgorazione per Coppi ed è continuata con l’innamoramento per Gimondi. Ma la sua poligamia ciclistica non ha avuto limiti nel tempo e confini nello spazio. Alle sensazioni, alle emozioni, fino ai brividi, e - da giornalista - alle storie, non si comanda. E così si è dedicato a Baronchelli, e così si è insinuato fra Roche e Visentini, e così si è aperto a Nibali. Serantoni lo ha fatto sempre con il suo stile: pulito, onesto, elegante, affettuoso, riconoscente, puntuale, preciso, equilibrato. Quegli uomini a due ruote gli hanno insegnato a pedalare – diritto - nella vita.