Torino, corso Casale 144, il motovelodromo. Qui il ciclismo, fra Giri d’Italia e Milano-Torino. Qui il calcio, fra Italia e (Grande) Torino. Qui ginnastica e rugby, badminton e triathlon, ma anche concerti rock ed eventi lirici.
Il motovelodromo sta a Torino come il Vigorelli a Milano. Addirittura precedente: del 1920, 15 anni prima. Stile liberty. Stesse dimensioni: una pista, ma in cemento, con curve paraboliche e una lunghezza, poco meno di 400 metri, oggi inadatta per ospitare manifestazioni internazionali.
Resistere alle tentazioni, ma perché. Di passaggio a Torino, un salto al motovelodromo. Fuori, il monumento a Fausto Coppi, voluto da Nino Defilippis. Accanto, la lapide per Serse Coppi, che qui cadde, batté la testa, raggiunse prima il traguardo, poi un albergo, guidato da un ragazzino (lui, il Cit, Defilippis) e accompagnato, fra gli altri, dall’amico e collega Renzo Zanazzi. Giusto così: Fausto e Serse, insieme, come stavano bene.
Dentro, invece, il motovelodromo ha un’altra aria. La grandiosa porta d’ingresso, restaurata. Entrando, il bar-ristorante Velò, Belicabarbis, cuisine sportiva a tutte le ore dalla colazione al dopocena. Alle pareti foto storiche, anche quella della borraccia, Coppi e Bartali, Bartali e Coppi, due padri della patria, e non solo di quella a due ruote. Un sottopassaggio porta alla pista e al campo. La pista, con quella curva dalla pendenza vertiginosa. E il campo, occupato da tre palloni per otto campi di padel e quattro da beach volley, e da una piscina da 25 metri e tre corsie. Invece entrando, a sinistra, un negozio, Sport Garage, specializzato in ciclismo, con tanto di ciclofficina, e anche altro. Sarà, il motovelodromo, il punto di partenza della ciclovia Vento, gran bel nome, quella che unirà Torino a Venezia, e Venezia a Torino.
Il motovelodromo di Torino sa di storia e geografia, sa anche di sudore e fatica, di bianco e nero perfino in giornate piene di colore. Lo sport ha il dono di sposare la memoria all’agenda. Nei palloni, giovani studenti che si affrontano a esclamazioni e racchettate. Sugli spalti, vecchi giornalisti che estraggono carta e penna.