Quando è soddisfatto, dice che il risultato è stato “lusinghiero”. Quando è orgoglioso, dice che “allora non sono proprio l’ultima ruota del carro”. Quando è sincero, dice che quello che racconta è “molto veritiero”. Infatti: vero al novanta per cento.
Mi sono innamorato di Dino Zandegù. Anzi, a essere sincero, dunque “veritiero”, rinnamorato. La prima volta mi è successo da ragazzino, Giro d’Italia, tv bianco e nero, prima DeZan con la tappa poi Zavoli con il processo alla tappa, Adorni Pambianco Taccone… e Zandegù, Zandegù e le sue sette sorelle, Zandegù e il suo capitano Felice Gimondi, Zandegù e il suo rivale Marino Basso. La seconda volta adesso, Zandegù e le sue cento storie, le prime venti estorte, le altre ottanta scivolate precipitate piombate, a un certo punto abbiamo serrato la saracinesca, “verranno buone per il prossimo libro”, gli ho detto, “non ci sarà”, ha tuonato, non voleva fare il primo, “non vorrei che la gente pensasse che mi sono montato la testa”, figurarsi il secondo.
Adesso ci aspettano quattro giorni in tour, a presentare “Se cadono tutti vinco io” (Ediciclo), che non sono presentazioni ma feste, sagre, rimpatriate, soprattutto racconti, finora lusinghieri e veritieri, anche affettuosi e divertenti, c’è sempre da divertirsi in compagnia di Zandegù. Ed è così che mi ha conquistato: con la sua leggerezza, che non è frivolezza, ma considerare la vita dall’alto, in fondo si tratta di piccolezze, ma guardare la vita anche dal basso, con umiltà modestia buonsenso terra-terra. E con allegria, perché se un sorriso regala la fiducia, una risata spalanca la felicità.
Il primo appuntamento è domani, martedì 23 alle 21 nella Biblioteca di Verano Brianza, una roccaforte cicloletteraria, gente che se dici Anquetil si genuflette, se dici Venturelli stappa una bottiglia di vino e taglia pane e salame; mercoledì 24 alle 19.30 da Rossignoli a Milano, un tempio a due ruote, che sa di famiglia e quartiere, di officina e salotto; giovedì 25 a Mortegliano (Udine), cassaforte di appassionati, tanto da ospitare tappe e corse (quest’anno il Giro d’Italia); e venerdì 26 a Levada di Ponte di Piave (Treviso), nel Borgo della Birra, cena e libro, ed è tutto chiaro.
Io sarò il gregario e Zandegù il velocista. Ma lui era abituato ad arrangiarsi da solo allora, lottando contro Basso, Van Looy, Sels, Reybrouck, Durante, Planckaert, Marcoli, Dancelli…, non c’è mica bisogno di tirargli la volata.