Carlos RODRIGUEZ. 10 e lode. Tra i due litiganti lo spagnolo gode. Prima vittoria al Tour per il 22enne della Ineos, terzo successo di tappa per il ciclismo iberico, secondo in fila per il team britannico. Fa un numero di altissima scuola, dove emergono tenuta mentale e gambe spaziali. Non si capisce come un corridore così la formazione britannica lo lasci andare via. Prende qualche rischio, ma il pericolo maggiore era non portare a casa una vittoria che gli illumina la carriera.
Tadej POGACAR. 8. Va come una moto, ma le moto lo rallentano (voto 4 al Tour). Sarebbe da dieci, se dopo il fattaccio dei centauri non andasse per un attimo in stato confusionale, lasciandosi scappare Rodriguez. Perde anche la volatina per gli abbuoni sul Col du Joux Plane su Vingegaard e questa è più di una notizia. Arriva a sera con un secondo in meno in classifica: ora è a 10” dal giallo. È poco, ma al momento pare essere un’eternità.
Jonas VINGEGAARD. 9. Lui fa il suo da par suo, deve marcare Pogacar come Gentile Maradona. Non lo molla, anzi ad un certo punto lo perde anche, ma non perde lucidità e cattiveria e gli ritorna sotto. Poi ha anche la forza di scattargli in faccia per rubargli il Gpm sul Joux Plane. Plana in discesa alla ruota di Tadej, e porta a casa la pelle e la maglia gialla. Missione compiuta.
Adam YATES. 8. Fa un corsone, a supporto del suo capitano, ma anche per la sua causa e quella della squadra. Infaticabile e puntuale. Da applausi.
Sepp KUSS. 10. Certi corridori che sono capitani nei loro rispettivi club, non valgono una sola gamba di questo americano stellare. Il problema che questi pseudo capitani vengono pagati come se fossero campioni: chiaro che il problema non è loro, ma di chi li paga a peso d’oro. Guadagna quattro posizioni in classifica, adesso è 6° nella generale.
Jai HINDLEY. 7. Perde per il momento il podio per un secondo, ma oggi chiaramente vive una giornata di sofferenza. Però l’australiano è bravo, molto bravo, a difendersi in una tappa nella quale è facilissimo lasciarsi andare.
Felix GALL. 7. Il 25enne galletto austriaco non fa chicchirichì, ma non si fa nemmeno tirare il collo. Per la cronaca: guadagna cinque posizioni in classifica.
Pello BILBAO. 6,5. Tappa di grande sofferenza, ma ne esce comunque alla grande.
Simon YATES. 6. Non è una grandissima giornata per il gemello, ma la porta a casa con la consueta voglia e determinazione.
Guillaume MARTIN. 6. Eccolo che arriva: piano piano è lì e risale anche in classifica. La top ten è ad un passo.
David GAUDU. 6. Il 26enne transalpino chiude la fatica di oggi con un lusinghiero undicesimo posto.
Wout VAN AERT. 10. Aveva finito il suo lavoro, ma lo richiamano al volo: lui parte a tutta velocità in salita e ritorna sul gruppo maglia gialla a dare una scrollata al gruppo. Numero di grande classe, numero di un grandissimo corridore, un numero per rimettere al proprio posto Rafa Majka (voto 7,5) che stava tirando alla morte. Ma di che parliamo?
Thomas PIDCOCK. 5. Giornata nerissima per il britannico, che accarezzava il sogno della top five e invece esce anche dai magnifici dieci. È la dura legge dei Grandi Giri: è la legge del Tour. La strada logora chi la subisce.
Emanuel BUCHMANN. 4. Dovrebbe dare una mano a Hindley: dovrebbe…
Wilko KELDERMANN. 5. Nella corazzata Jumbo lui oggi sembra un po’ impantanato.
Alexey LUTSENKO. 4. Arriva a un quarto d’ora: chi l’ha visto?
Mikel LANDA. 4. Entra nella fuga di giornata, ma esce quasi subito. Semplicemente imbarazzante.
Giulio CICCONE. 7. Il Col de Cou (10 punti) è suo, ma alle sue spalle si piazza la maglia a pois Powless (8). Suo anche il Col du Feu (10 punti), questa volta il Cicco batte nettamente Woods. Giulio non lascia nulla per strada e transita per primo anche al Col de Jambaz, dove è posto il traguardo volante, poi sotto i colpi della Jumbo Visma (fenomenale, voto 10), Giulio deve rientrare nei ranghi. Poteva andare meglio, se dietro non fossero andati a tutta.
Adrien PETIT. 158. Il corridore della Intermarché cade e si procura un profondo taglio sulla tibia, oltre ad un evidente abrasione sul gluteo destro: credete che si fermi? Assolutamente no. Assolutamente no. Arriva ultimo, 158° a 38’06”.
Romain BARDET. 17. Cade in un tratto di discesa dopo il primo groviglio, quando la corsa ha ripreso il suo corso. La botta è di quelle violente, il transalpino, scosso e frastornato, non può far altro che fermarsi.
James SHAW.17. Settimo ieri, oggi costretto al ritiro in seguito alla seconda caduta, quella che è costata cara anche a Bardet.
Esteban CHAVES. 17. Anche lui resta coinvolto nella caduta, ma riparte: per poco. Si ferma mister sorriso: smorfia di dolore.
Louis MEINTJES. 17. Anche per il corridore sudafricano fine del Tour a causa caduta, quella caduta, quella del chilometro 6: per lui frattura della clavicola.
Antonio PEDRERO. 17. Nella caduta di massa avvenuta quasi subito, tra quelli che ne esce più malconcio è il 31enne della Movistar. Brutta botta, all’anca, che da pensare subito al femore. Il suo Tour finisce finisce. Maledizione Movistar, dopo Eric Mas anche Pedrero.
Michal KWIATKOWSKI. 22. Dopo la vittoria di ieri, non si risparmia. Il polacco va ancora all’attacco, con il compagno di squadra Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) e altri venti amici di avventura. Questa è in pratica la fuga di giornata, nella quale ci sono Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Neilson Powless (EF), Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep), Mikel Landa, Matej Mohorič (Bahrain Victorious), Nils Politt (Bora-hansgrohe), Giulio Ciccone, Juanpe Lopez (Lidl Trek), Guillaume Martin, Simon Geschke (Cofidis), Alex Aranburu, Gorka Izagirre, Matteo Jorgenson (Movistar), Michael Woods, Hugo Houle, Krists Neilands (Israel-PremierTech), Lawson Craddock (Jayco AlUla), Clément Champuossin (Arkéa-Samsic), Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan) e Tobias Halland Johannessen (Uno-X).
Christian PRUDHOMME. 8. Il direttore del Tour, in accordo con il collegio di giuria, ferma immediatamente la corsa: cosa buona è giusta. Sia per soccorrere i troppi corridori a terra doloranti, sia perché senza il servizio sanitario già impegnato, non ci sono più le condizioni minime di sicurezza per la corsa.
ITALIA. 78. Oggi ci superiamo, in negativo. Settantotto tappe senza una vittoria di tappa. Vabbé, prima o poi torneremo anche noi a festeggiare. È solo una questione di tempo: d’altra parte il ciclismo è uno sport che esalta l’attesa.