Ha un nome, Heïdi, che ispira subito simpatia come l'omonima bambina dei cartoni animati. Ha un cognome, Gauguin, che parla di storia e di arte, di terre esotiche e di colori accesi. Ha 17 anni e da sempre va in bicicletta. Sì, da sempre va in bicicletta con una protesi attaccata al manubrio, perché Heïdi è nata con una malformazione, senza l'avambraccio sinistro.
All'inizio papà Fabrice attaccava la protesi al manubrio con il nastro adesivo per consentire alla piccola Heïdi di inseguire i suoi sogni a due ruote. Poi sono arrivate le corse, la prima società di handisport, quindi le gare di paraciclismo, i primi confronti con le normodotate, il tesseramento con l'Urt Vélo 64 per crescere ancora.
Ha 17 anni, Heïdi: pedala e vince. Nel paraciclismo e anche tra i normodotati: a Tel Aviv, in questi giorni, ha vinto due titoli mondiali juniores su pista, il primo con il quartetto dell'inseguimento - insieme a Clémence Chereau, Lara Lallemand et Aurore Pernollet: hanno miglioratolil record nazionale di oltre 5 secondi - e il secondo nella corsa a punti, andando in caccia due volte e conquistando i giri che le hanno regalato il titolo.
La portata dell’impresa? Sta tutta in una affermazione: è la prima atleta paralimpica che diventa campionessa del mondo tra i normodotati.
La Federazione Handisport Franecese scrive sulla sua pagina Facebook: «Heïdi è stata semplicemente fantastica con le sue compagne di squadra dell’équipe de France. Ha dato prova di maturità, di adattamento e soprattutto di un carattere fuori dal comune. Chapeau».
E lei, Heïdi, alla vigilia della partenza spiegava ai colleghi di DirectVelo: «Il mio obiettivo dichiarato per quest’anno era conquistarmi un posto nella nazionale di Francia dei normodotati (les valides, in francese, ndr). Obiettivo che avevo parzialmente centrato con la convocazione per gli Europei strada di Anadia, dove però sono stata costretta al ritiro. Ma stavolta ho un’occasione fantastica e voglio dare il meglio di me. Mi servirà come preparazione per i mondiali di paraciclismo su pista che affronterò a Parigi nel mese di ottobre».
Ovviamente la protesi al suo braccio sinistro non è più quella di un tempo: «Quella che ho oggi è realizzata in carbonio, è leggera e aerodinamica. Ha un anello per agganciarsi al manubrio, tutto naturalmente è stato approvato dall’Uci per rispettare ogni norma di sicurezza per me e per le mie avversarie. Dietro a questa protesi c’è anche lavoro di ingegneria, ci sono molti settaggi, anche perché ovviamente la posione per le corse su strada non è la stessa che per la pista e in più in pista ci sono varie specialità e diverse posizioni».
Heïdi ora torna in Francia con due medaglie d’oro al collo e due maglie iridate in valigia e la prima cosa che farà sicuramente sarà balzare in sella per andare a pedalare con la sorella Centyne, che ha 15 anni e comincia a farsi strada anche lei.