A Cagliari c’è un sole tremendo che picchia sull’area destinata ai bus delle squadre, è la prima tappa del Giro d’Italia donne e fervono i preparativi per la partenza dell’edizione di quest’anno. Le ragazze vanno e vengono, provano il percorso mentre i meccanici mettono a punto le ultime migliorie mentre il momento del grande debutto si avvicina. Un ometto dall’età indefinibile si aggira tra i pullmann, confinato dietro le transenne per i protocolli anti covid è coperto da una mascherina che gli nasconde tutto il viso e tiene stretti a sé un plico di fogli. Appena vede un’atleta si avvicina discreto e mantenendo una distanza di sicurezza le allunga uno di quei misteriosi pezzi di carta. L’uomo è scatenato e sembra che ne abbia a gran volontà, passate le ragazze ne consegna un gran numero a quelli che capisce essere gli addetti stampa, il suo desiderio è che lo riceva ciascuna delle partecipanti. Lo dice bene anche a tutto lo staff Bepink a cui si avvicina con garbo.
Appena ci vede con un pass al collo il signor Maurizio Pau, questo il suo nome, ci passa il foglio prezioso consigliandoci di tenerlo al sicuro, appena ci parla apre letteralmente un mondo che va oltre una semplice passione. Originario di Cagliari e fiero della sua Sardegna si è appassionato di ciclismo da bambino, prima lo leggeva sui giornali, poi è arrivata la televisione, sempre a seguire i grandi del pedale e a sognare di vederli dal vivo. «Quando il Giro è ritornato in Sardegna dopo tanti anni non mi sembrava vero, sono corso subito a vederlo, ma li ho visti solo da lontano, però io c’ero». Maurizio ce lo dice con il cuore mettendo in chiaro che il suo non è un tifo come gli altri, è piuttosto un gesto d’amore che si sente di fare nei confronti degli atleti indistintamente dalle nazionalità. Il suo è un italiano con una forte cadenza di sardo, non parla altre lingue ma si intende a gesti e anche coadiuvato con un cartello gigantesco trasmette il suo messaggio.
«Le donne del ciclismo dovrebbero avere più spazio» ce lo dice di pancia convinto che in qualche modo abbiamo il potere di cambiare qualcosa. «Si parla sempre di ciclismo maschile, ora tutti raccontano del Tour, ma delle ragazze non c’è nulla - riprende -. I quotidiani non parlano di biciclette, c’è il calcio e basta, nemmeno quelli sportivi lo fanno più, ma cosa sta succedendo? Perché le cose non possono cambiare? Perché al telegiornale nessuno parla di queste ragazze?».
I quesiti del signor Maurizio ci prendono in pieno perché ha colpito esattamente il punto. Come lui in molti si chiedono perché non si parli abbastanza di ciclismo femminile, noi lo facciamo, altri preferiscono virare su diversi argomenti. Eppure quest’anno PMG ha messo insieme un macchina organizzativa ben strutturata, l’anno scorso di inviati c’eravamo solo noi, quest’anno siamo circa una decina, qualcosa deve assolutamente cambiare. Il signor Maurizio ha voluto venirlo a dire di persona, non solo a noi, ma soprattutto alle atlete per mostrare che seppur non tutti parlano di loro c’è qualcuno disposto a tifarle tutte quante. Le atlete si susseguono e appena ne vede qualcuna vicino alla sua zona allunga un braccio oltre la transenna e consegna il suo messaggio.
Ritroviamo il signor Maurizio a fine tappa, dietro le transenne, proprio di fronte al podio sta applaudendo la vincitrice di giornata. È stato lì tutta la giornata facendo il tifo per qualsiasi atleta passasse, ha detto brava a tutte, nessuna esclusa perché come dice lui «il ciclismo è uno sport duro ma bellissimo, dove tutti sono eroi». Se ne va solo quando gli addetti alle transenne iniziano a smontare tutto quanto, solo in quel momento finisce il suo sogno di un giorno. Ci saluta da lontano mentre si avvia verso casa, poco lontano da lì, per poco toglie la mascherina giusto per regalarci un bel sorriso. Solo in quel momento abbiamo un attimo per riprendere in mano il suo foglio e leggere ciò che ha scritto: sono parole di augurio a staff, massaggiatori, meccanici ed atleti, nessuno escluso a cui in modo del tutto originale ha voluto augurare buona fortuna. Li chiama eroi del ciclismo ed a loro che dedica la sua lettera carica di emozione, la lettera di un tifoso tra tanti, ma che per un pomeriggio ci ha ricordato perché seguiamo con passione questo sport straordinario.