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GIRO D'ITALIA. PAOLO SIMION: «NOI REGOLATORI, TUTTA CORSA, BRIEFING E...»
di Giorgia Monguzzi | 21/05/2022 | 08:00

 

A fine 2021 Paolo Simion ha salutato il mondo del professionismo, ma effettivamente non è mai sceso di sella. Dopo sette stagioni nella massima categoria, dalla Bardiani alla Giotti Victoria, ha interrotto l’attività agonistica, ma si è subito gettato in talmente tante nuove avventure che quasi non ha tempo di respirare. Una di queste lo vede protagonista non più in sella ad una bici, ma ugualmente su un mezzo a due ruote: è proprio Paolo uno dei quattro regolatori di corsa del Giro 2022. L’incontro con RCS Sport è arrivato tra una chiacchierata e l’altra e anche un po’ per merito di Enrico Barbin, suo ex compagno in Bardiani e alla terza edizione in questa mansione e così dopo aver verificato tutti i requisiti richiesti ed un piccolo periodo di formazione è entrato in questo nuovo ruolo.

Quello del regolatore di corsa è un lavoro complesso, ma fondamentale per la sicurezza di una gara, un ingranaggio prezioso all’interno di una macchina fatta di incastri e di piccoli spostamenti che si basa su un equilibrio che garantisca che tutto fili liscio come l’olio. Per ricoprire questo ruolo è necessario essere un ex corridore professionista ed avere una certificazione UCI come il patentino di terzo livello di direttore sportivo, requisiti fondamentali che garantiscono una figura che possa comprendere al pieno lo svolgimento di ogni singola fase di corsa.

In corsa al Giro sono in quattro: oltre a Simion ci sono Enrico Barbin, Paolo Longo Borghini e Damiano Cima, ognuno posizionato in un punto diverso della corsa, in condizioni normali davanti alla fuga, tra la fuga e il gruppo, davanti al gruppo e dietro il medesimo, il loro compito è quello di far passare gli atleti in sicurezza regolando appunto il passaggio di automezzi in carovana e di fatto gli stessi corridori facendo anche da mediatori.

«In questo nuovo ruolo mi sto divertendo tantissimo, sto imparando tante cose nuove, ma mi sto anche accorgendo quanto sia fondamentale essere attenti a qualsiasi cosa - spiega Paolo Simion a tuttobiciweb -: fino a quando correvo mi interessavo poco dei vari mezzi in corsa, ora ho capito che tutti quelli presenti in carovana hanno un ruolo fondamentale. La figura del regolatore è presente da non molti anni, siamo una vera e propria estensione della direzione di corsa perché grazie alla moto possiamo arrivare anche in punti più difficili, dobbiamo segnalare tutte delle criticità del percorso, gestire il gruppo degli atleti e metterlo in sicurezza. Siamo in costante collegamento via radio con Allocchio, Velo, Babini e Vegni a quali comunichiamo l’effettivo andamento della corsa, in base a quello vengono poi disposte le diverse moto scorta e il personale della polizia stradale»

Quello di Simion nel ruolo di regolatore di corsa è stato un vero battesimo di fuoco: avrebbe dovuto iniziare all’Uae Tour, ma è risultato positivo al covid e così ha dovuto rimandare il suo esordio proprio ad una delle corse più difficili da gestire: le Strade Bianche. «Pensavo di iniziare negli Emirati Arabi, lì ci sono delle strade belle ampie, così sicuramente avrei potuto mettere in pratica quello che avevo imparato con un po’ più di calma e invece per colpa del covid mi è toccato l’esordio sullo sterrato. Ad oggi penso che sia stata sicuramente la giornata più caotica come regolatore, il mio motociclista era il capo della scorta e mi ha dato una mano ad orientarmi, ma quel giorno era il delirio. C’erano corridori ovunque, forature, ammiraglie che passavano, strade sterrate, la polvere, continuavo a chiedermi “ma dove cavolo sono finito?”. Risalire i gruppetti era veramente difficile anche perché avremmo rischiato di mettere pericolo noi stessi» ci racconta Simion che intanto scherza intorno a quell’esordio che non era proprio come se lo sarebbe immaginato.

Ha però imparato tanto da quel giorno, come muoversi nel migliore dei modi e come la sicurezza sia una condizione imprescindibile da inseguire ad ogni costo. «In corsa siamo come dei vigilanti che spesso si prendono critiche e rischiano di non venire ascoltati- prosegue Simion- per fortuna ora gli atleti riconoscono il nostro ruolo, hanno capito che tutto quello che facciamo ha come finalità la loro sicurezza e così hanno iniziano a collaborare rendendoci più semplice il lavoro. in corsa dobbiamo dire tanti no agli stessi atleti, alle ammiraglie e alle televisioni, tutti stiamo lavorando ed è necessario che nessuno si faccia male.»

A bordo della moto Paolo Simion ha un occhio privilegiato verso ogni fase di corsa e sugli atleti, molti dei quali sono stati suoi diretti avversari, altri ancora compagni di squadra. Tadej Pogacar è quello che lo ha stupito più di tutti, «alla Tirreno Adriatico era pazzesco, come se non facesse fatica. È un talento venuto da un altro pianeta» ci dice spiegando che invece capire chi vincerà il Giro è veramente difficile perché la corsa rosa è ancora lunga e manca la terza settimana. Domenica scorsa, durante la tappa del Blockhaus ha affiancato la maglia rosa di Juan Pedro Lopez durante la scalata «In queste tappe sta dimostrando di essere un grande corridore che non si lascia intimorire da nulla. Domenica a circa 4 chilometri dall’arrivo è finito nella canalina, ha dovuto mettere i piedi a terra, ma non si è mai perso d’animo, ha combattuto fino alla fine andando su con il suo passo e alla fine ha difeso il simbolo del primato».

Sono giornate piene quelle dei regolatori di corsa che oltre al lavoro durante la tappa sono impegnati anche prima e dopo, come dice Simion «praticamente viviamo facendo briefing». Al termine di ogni frazione si fa un report della giornata individuandone punti di forza e criticità poi già si pianifica la giornata successiva con l’ausilio delle cartine e degli ispettori di percorso. Il mattino prima della partenza c’è una nuova riunione i cui si fa il punto della situazione e si ricevono ulteriori aggiornamenti, soprattutto dai frecciatori, circa le condizioni delle strade. In corsa si ha un ulteriore aiuto, una applicazione, usata anche dai direttori sportivi, che permette di individuare la pendenza, le curve pericolose, i rettilinei, l’ennesimo strumento a loro disposizione che però non è mai abbastanza. In corsa si possono prendere tutte le precauzioni possibili, ma c’è il fattore imprevedibilità che può cambiare tutto: un cane che attraversa la strada, una persona, una macchina da una via secondaria, l’importante è essere preparati ad intervenire subito.

Quello del regolatore di corsa è un ruolo fondamentale che purtroppo non tutti vedono, il pubblico è concentrato sull’andamento della corsa, sui corridori che si contendono la tappa e la classifica generale e spesso non si rende conto cosa c’è dall’altra parte. I loro nomi appaiono solo quando c’è qualcosa che non va, una caduta, una strada pericolosa, ma ogni giorno mettono passione e dedizione in quello che fanno. Paolo Simion ha corso tre edizioni del Giro, ma certo non avrebbe mai immaginato che un giorno sarebbe diventato uno di quei quattro regolatori che contribuiscono a renderlo possibile.

foto da Instagram

 

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