Venerdì prossimo il Giro d’Italia, incerto più che mai, sarà in Friuli per il suo terzultimo atto, la tappa Marano Lagunare-Castelmonte affascinante viaggio laguna-montagna attraverso mezzo Friuli, con capatina in Slovenia, che potrebbe risultare aperitivo indigesto al gran finale sulla Marmolada e a Verona.
Ma dalla carovana rosa, impegnata nella seconda settimana di corsa rimbalza una notizia clamorosa per il Friuli Venezia Giulia: l’edizione 2023 potrebbe concludersi a Udine. Il condizionale è d’obbligo, ci mancherebbe, deve ancora assegnarsi questa maglia rosa, può accadere di tutto, specie quando si organizza un evento sportivo di caratura mondiale in un mondo che va a rotoli, ma molto porta in Friuli e in particolar modo a Udine che potrebbe così vivere un mese di maggio 2023 da capogiro.
IL PATTO CAINERO-FEDRIGA. Ve l’avevamo anticipato già durante l’inverno di come patron Enzo Cainero, in stretto contatto con i vertici della Regione e in particolare il presidente Massimiliano Fedriga e il suo vice, capo della Protezione civile, Riccardo Riccardi, stesse lavorando forte sull’accoppiata tappa del Vajont-cronoscalata del Lussari, già di per sé roba epocale.
Ma dietro a questo c’è il colpo grosso, quello di far finire il Giro 2023 a Udine, 40 anni dopo il trionfo di Giuseppe Saronni dopo la cronometro entrata nella leggenda perché vinta da Roberto Visentini, con tanto di sponsor della sua Carrera che il giorno prima a Gorizia aveva tentato di far avvelenare con il Guttalax la maglia rosa.
I PRECEDENTI. Il 1983 era l’anno del millenario della città, il Giro d’Italia fu un grande omaggio al Friuli che stava rinascendo a tempo di record dal terremoto di sette anni prima. Poi arrivò pure il gigante Zico. Da quella edizione la corsa rosa si è conclusa in regione soltanto una volta, nel 2014, ancora per merito di Cainero: tappa dello Zoncolan sabato, con apoteosi per Nairo Quintana, Gemona-Trieste l’ultimo giorno con tanto di sorvolo sul golfo delle Frecce Tricolori. Ora il ticket Fedriga-Cainero, che tiene anche i collegamenti col presidente del veneto Luca Zaia, tenta il bis.
ALPINI - RANDE CICLISMO. Che sarebbe clamoroso per la città di Udine. Calendario alla mano, infatti, dal 10 al 12 maggio prossimi la città, salvo colpi di scena viste le note vicende, ospiterà l’adunata nazionale degli alpini. Nel frattempo il Giro d’Italia, probabilmente dall’Abruzzo (avvistato l’altro giorno sul Blockhaus il direttore del Giro Mauro Vegni mentre incontrava il presidente della Regione Marco Marsilio) il 6 maggio partirà per la sua edizione 106.
Se le trattative tra il patron delle tappe friulane, abbottonatissimo – no blindatissimo al massimo conferma il sogno di portare il giro al santuario tarvisiano – andassero per il verso giusto da mercoledì 24 maggio a domenica 28 la corsa rosa potrebbe gravitare a Nord Est. Lo stesso Mauro Vegni, oltre che sul Lussari, a fari spenti è già stato in città per parlarne a quattr’occhi con gli organizzatori friulani. Non va infatti sottovalutato lo sforzo cui sarebbe chiamata la macchina della Protezione civile con due grandi eventi da “accompagnare” nell’arco di due settimane, ma il gioco vale la candela perché il ritorno d’immagine, specie in questi difficili tempi post pandemia, sarebbe enorme.
GIUGNO, MESE DECISVO. C’è però una grande incognita. Se la tappa dell’omaggio al Vajont, con partenza dal piccolo comune del maniaghese tra i simboli del disastro di 59 anni fa, e arrivo a Longarone sembra blindata, non così è per la cronoscalata del Lussari, “logisticamente” parlando l’impresa più grande tentata da Cainero e il suo staff in questi vent’anni di abbuffate di Giro d’Italia a Nord Est.
Al santuario, grazie a un impegno della Regione attraverso la Protezione civile, devono essere avviati quest’estate i lavori per la messa in sicurezza della strada che sale dalla Valsaisera teatro della seconda sfida perché la prima sarà sulla ciclabile da Tarvisio. Se entro un mese Rcs avrà avuto le garanzie necessarie che i lavori saranno completati entro l’inverno, allora anche il gran finale a Udine sarà in discesa. Non resta che aspettare, ricordando come nell’ultimo fine settimana del prossimo Giro potrebbe inserirsi anche un tappone dolomitico e come Buja, a questo punto, sia la grande favorita per ospitare la partenza dell’ultima tappa-passerella di Udine.
L'ATTESA DEL SINDACO. E il Comune di Udine? Attende, e incrocia le dita. Anche perché, per non farsi mancar nulla, in città la prossima sarà anche una primavera di elezioni amministrative. A proposito, praticamente all’indomani del suo insediamento 4 anni fa, infatti, il sindaco Pietro Fontanini, chiese a Cainero con una lettera ufficiale di riportare il Giro d’Italia a Udine. L’arrivo della corsa rosa femminile in castello nel 2019 e la partenza della tappa poi conclusa a San Daniele nell’edizione di ottobre 2020 della corsa maschile, potrebbero essere stati solo un antipasto. «Ottenessimo anche l’arrivo del prossimo Giro sarebbe un grande risultato – ci ha detto ieri Fontanini –. Il ciclismo è un grande veicolo di promozione dell’immagine del territorio, e Udine è una città a grande tradizione sportiva. Ci credo eccome e aspetto buone notizie». Sarebbe un regalo anche per la nuova amministrazione comunale. «Certo – spiega Fontanini – e chissà che non lo faccia anche a me stesso». —
PARLA SARONNI. Saronni il Giro 2023 potrebbe finire a Udine...
«Davvero? Sarebbe fantastico ma anche che saranno passati in fretta 40 anni da quella che è una delle vittorie più belle della mia carriera».
Qual è il ricordo più bello di quel suo secondo trionfo al Giro?
«L’arrivo della crono a Udine, l’ultima settimana di quel Giro per me fu durissima per una bronchite che mi aveva tormentato sulle montagne. Da quel giorno ogni volta che torno in Friuli lo considero un luogo familiare».
Fu un finale di Giro col giallo: quando seppe del tentativo sventato di avvelenarla col Guttalax a Gorizia?
«Dopo la tappa e subito capii chi fossero gli strani personaggi mai visti prima che avevo notato aggirarsi nel mio albergo alla vigilia della crono. Erano i poliziotti in borghese che dovevano proteggermi».
E col Guttalax poi i questi anni com’è andata?
«Mai usato (sorride ndr), anche se ogni volta che lo sento nominare ripenso a quei giorni e sorrido».
Ora al Giro vince un corridore africano nero che poi si ferisce col tappo dello spumante...
«È un’altra epoca. Prima cosa: Girmay è fortissimo, un gran corridore, esempio di come il ciclismo si sia globalizzato. Secondo: ai miei tempi ben sapevamo come comportarci con le bottiglie di spumante sul palco. Spesso restano ore sotto il sole, sono un potenziale pericolo».
Saronni, lei è legato da anni alla Uae Emirates...Un eventuale arrivo a Udine arriverebbe dopo la cronoscalata del Lussari, montagna a un passo dalla Slovenia...
«Ecco, questo è un particolare che potrebbe influenzare le scelte future del “mio” Pogacar. Se vincesse il Giro 40 anni dopo di me a Udine sarebbe proprio un bel colpo. E non solo per lui e la sua squadra».
dal Messaggero Veneto