Caro Direttore,
se il Ciclismo , disciplina sportiva di cui sono un “inguaribile innamorato” (Stagi dixit !), non fosse una cosa seria, ci sarebbe da sbellicarsi dalle risate a leggere di certe inziative che, alla fin fine, vorrebbero coniugare la specifica attività agonistica alla sicurezza. Mi riferisco, intuibilmente, a questa trovata storica della “neutralizzazione” (ovviamente il termine è inesatto e volutamente messo tra virgolette, in realtà si tratta della regola che si applica qualora ci sia un incidente - meccanico o caduta - per cui, nel caso, il o i coinvolti, verranno considerati come facenti parte del gruppo o gruppetto nel quale si trovavano al momento dell'evento, ndr) di una parte della competizione, che siano gli ultimi 3 km, o 4 e mezzo, o perchè no 5 Km e 284 metri, e via... farneticando di numeri. Quasi si giocasse ad una lotteria e non si parlasse, invece e semplicemente (si fa per dire...), di Ciclismo.
Pur aspettandomi obiezioni a raffica, quanto mai argomentate e pure salaci, non ho remore o timori a dire ciò che penso, e non da ora. Sarà che quei pochi capelli che mi restano sono ormai ingrigiti, ma ricordo il nostrano Humphrey Bogart (un attore anni ’60, non un Corridore della Rabobank) ovvero Ubaldo Lay uscirsene con la frase ad effetto “Il pericolo è il mio mestiere!”. Il punto è tutto qui. Decidere che cosa sia sempre stato il Ciclismo, e che cosa se ne voglia fare. Se riservargli un posto d’onore tra gli Sport che, non sarà certo un caso, sono ancora definiti di resistenza e di fatica, o farne una sorta di sport da scrivania. Come giocare a dama, neppure a scacchi (troppo pericolosi), o a burraco.
Dio mi fulmini se non ho il massimo rispetto, ai limiti della deferenza, per tutte quelle donne e quegli uomini che scelgono di dedicare gli anni migliori della loro vita ad una - lo ripeto, e ha un significato preciso per chi voglia intendere - Disciplina Sportiva com’è il Ciclismo. Almeno quel Ciclismo che ho conosciuto, vissuto, visto e apprezzato. Non solo nel secolo scorso, ma anche in questi strani e peraltro eccezionali anni del cosiddetto nuovo millennio. Sacrosante tutte quelle iniziative volte a garantire la Sicurezza... sul lavoro, anche per chi eserciti quello del Corridore Ciclista. Ma tutto, come la decenza, ha un limite. Questa storia della “neutralizzazione” comincio a credere che, come un cappio intorno alla gola, stia pian piano soffocando lo Sport che amo.
Caro Amico Corridore, dilettante e soprattutto Professionista che tu sia, te lo hanno mai detto che gareggiare in bici ha dei rischi e che la gara finisce DOPO quella linea bianca? Se non erro, è quest’ultimo un emblematico richiamo che si ritrova nelle parole di un Corridore di quel vero e grande Ciclismo che qualche anima bella vorrebbe dimenticare e addirittura cancellare: per tale Gianni Bugno aveva, e ha, il banale e pragmatico significato della vittoria. Se si vuole vivere tranquilli e - forse - sicuri , allora ci si dedica ad un altro mestiere. Senza tante “neutralizzazioni”. Di questo passo, paradossalmente, ci fermeremmo alle operazioni del Foglio Partenza: si fa un po’ di passerella, si firma, e si torna a casina propria.
E il Ciclismo? Neutralizzato anche lui. Con buona pace di tutti.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi