Sentendo il nome Attila il richiamo è più che scontato al grande traghettatore degli Unni, dopo tutto le lunghe lezioni di storia ci hanno insegnato ad alzare le antenne all’udire questo nominativo. Mai avremmo immaginato che un Attilla prendesse anche la guida del Giro d’Italia, la grande corsa ciclistica che coinvolge tutta la nostra amata penisola. Attila Valter, guai però a chi lo chiama con l’accento sulla a al posto che sulla i, l’impresa l’ha compiuta sul serio e al termine della sesta tappa del Giro con arrivo ad Ascoli Piceno ha regalato una stupenda maglia rosa alla Groupama FDJ al termine di una giornata davvero pazzesca.
«È incredibile, è una sensazione fantastica! E non trovo le parole per dire quello che provo alla fine di una giornata davvero difficile - spiega Valter dopo il traguardo -. Il momento più difficile è stato la salita intermedia, difficile perché il ritmo della Ineos Grenadiers è stato fortissimo, ma la squadra mi ha aiutato in maniera perfetta. Devo dire che però un po’ alla rosa ci pensavo già questa mattina, avevo visto che avevo un po’ di vantaggio sui big e che potevo giocarmela. Sulla salita finale ho cercato di tenere le loro ruote, ma una volta che sono scattati ho preferito salire con il mio passo. Per tutto l’ultimo chilometro non ho pensato ad altro che tenere la testa bassa e pedalare, non mi interessavano né dati ne altro, volevo solo la rosa. Ho lottato con tutto me stesso e alla fine è arrivata».
Attila Valter è veramente giovanissimo, classe ’98, fa parte di quella generazione di giovani talenti che sono destinati a fare grandi cose nel prossimo futuro. Alle spalle ha un’interessantissima carriera da Under 23 con delle vittorie al Tour dell’Avenir e degli ottimi piazzamenti. In realtà lui l’Italia la conosce molto bene, già l’anno scorso aveva avuto modo di prendere parte al Giro portandosi a casa un ottimo nono posto nella penultima tappa con arrivo al Sestriere e il ventisettesimo nella generale. Ama sognare in grande e non nasconde che un giorno gli piacerebbe diventare un corridore da corse a tappe.
«Il mio grande obiettivo è diventare un corridore da corse a tappe, è un sogno che non voglio nascondere - prosegue l’ungherese -: penso che questa maglia sia solo l’inizio di quello che posso diventare, ma anche la dimostrazione che sono sulla strada giusta. Indossarla mi riempie di orgoglio è come un sogno che si realizza, pensare che domani sarò al via della settima tappa come leader di un grande giro è qualcosa di pazzesco. Non so come andrà a finire, forse terrò per qualche giorno la maglia o forse no, chi può dirlo, ci sono molte tappe adatte alle mie caratteristiche. Mi auguro di fare come Almeida l’anno scorso anche se per il momento preferisco non mettermi troppa pressione e godermi il momento. Preferisco pensare a tutto quello che sta accadendo come ad una prova generale, per il mio futuro, chissà, forse un altro anno potrei ritornare al Giro con il vero obiettivo di vincere».
Quella di oggi è veramente una giornata storica per l’Ungheria che vede vestire per la prima volta un proprio atleta di rosa. è una terra giovane dal punto di vista ciclistico, ma in rapida evoluzione. Come racconta lo stesso Valter lì il ciclismo fino a qualche anno fa era uno sport di nicchia, quelli più seguiti erano altri come il calcio e il nuoto, era lì che i bambini trovavano gli idoli per cui tifare, non nelle due ruote. Il portacolori della Groupama Fdj arriva proprio da quella realtà, fatta di mountain Bike ed un ciclismo che poco alla volta cerca di essere conosciuto e di trovare i suoi spazi. «io ho iniziato in Mtb, la bicicletta da corsa è arrivata soltanto dopo. Sinceramente non ci credevo molto, poi la nazionale ungherese ha iniziato a convocarmi e a quel punto ho capito che quella era la mia strada- prosegue- da noi non c’è la trazione della bicicletta come in Francia o in Italia, siamo una nazione giovane che cerca di trovare il proprio spazio».
Il movimento ciclistico ungherese è in rapida ascesa, lo dimostrano le squadre giovanili e una gara a tappe, in corso proprio in questi giorni, che ha attirato squadre da tutta Europa. Ne stanno uscendo talenti giovani e con tanta voglia di fare, ne è un esempio Valter, ma c’è anche il suo caro amico Marton Dina scoperto da Ivan Basso. La Eolo Kometa sta investendo molto su tutto questo e sta già vedendo i frutti del proprio sforzo. La maglia rosa di Attila Valter dimostra che oltre alla corazzata slovena avremo un’altra nazione da tenere d’occhio.
«Questa mia maglia è per tutta la squadra- dice infine Valter- ma è soprattutto per mio padre Tibor, è lui che prima di tutti ha creduto in me, mi ha seguito in ogni allenamento mi ha spronato ogni giorno e duramente. Fino a qualche anno fa in Ungheria i genitori portavano i propri figli alle gare di MTB, spero che questo mia traguardo li sproni a farli avvicinare anche al ciclismo di strada, uno sport su cui il governo ungherese dovrebbe subito investire».