Caro Direttore,
ad essere Altolocati , ce la si potrebbe cavare con un indiscutibile " La Giustizia non è di questo mondo". Amen, e buonanotte suonatori.
Siccome non vedo in circolazione nessuno che sia... a due dita dal Padreterno, dobbiamo arrangiarci con quello che passa il convento. Evidentemente, comunque la si giri, pare si debba avere sempre a che fare con l'Onnipotente e con i suoi indegni figlioli. Paladini o meno che siano, tutti fallibili, com'è scontato per chi non abbia aureola di santità ma pratichi assai in ambiti profani.
Se poi, qualora non bastasse questa incertezza circa la congenita infallibilità dell'uomo, ci aggiungiamo i singolari principi ai quali è improntata l'amministrazione della cosiddetta Giustizia Sportiva, abbiamo un bel quadro di quanto illusorio ed utopico sia, permanendo così le cose, auspicare ad una razionale uniformità di statuizioni rispetto, addirittura, allo stesso fatto sottoposto a giudizio.
Un Atleta, corridore ciclista od altro che sia, è ritenuto responsabile dagli Organi di Giustizia del CONI (o ultranazionali, cambia poco la musica) di violazione della normativa antidoping, salvo poi, spesso molto tempo dopo, essere giudicato non colpevole dall'Autorità Giudiziaria Ordinaria Penale proprio in relazione al medesimo fatto!
Non intendo entrare in valutazioni specifiche di fatti che, più o meno recentemente, hanno fatto discutere alquanto, alimentando un perenne ma improduttivo dibattito. Sconoscendo gli atti, le cosiddette carte processuali, sarebbe inappropriato e incongruo. Dico solo che si ha a che fare con pronunce giudiziali rese all'esito di procedure improntate a regole e a criteri valutativi diversi. Molto diversi.
C'è anche, naturalmente direi, un modo improprio di esprimersi sulle "forme" dei rispettivi riti che hanno comunque condotto a non attribuire alcuna penale responsabilità ad atleti che, in altre sedi ed avanti altri soggetti giudicanti, erano invece stati ritenuti "sportivamente" colpevoli. Mi rendo perfettamente conto che una mera, e peraltro doverosa, esposizione in punto di diritto (come dicono gli avvocati che la sanno lunga) sarebbe solo una gran rottura di scatole, e non apporterebbe granchè a quanto mi sono arrabattato ad esprimere.
Ma una cosuccia la voglio dire, chiaramente: fino a quando una materia delicata com'è quella del DOPING, dall'anno del Signore 2000 con altrettanti delicati profili e conseguenze di natura Penale, sarà sostanzialmente trattata sulle basi di un compendio normativo e regolamentare in cui coloro che, nei propri ambiti di funzionale competenza, sono chiamati ad indagare e poi a giudicare fanno... la propria corsa, in disarmante autonomia quando non addirittura in aperta conflittualità, potremo scordarci una Giustizia veramente giusta.
Già so per certo, per pluriennale esperienza e in contrasto con quanto si continua ad ammirare in ogni aula di giustizia degna di cotanto nome, che la legge NON è uguale per tutti. Mettiamoci anche una sorta di Lotteria dei Giudizi, e siamo davvero al capolinea.
Non ho voluto dire... ad un punto di non ritorno. Sperare in meglio, tutto sommato, si continua a dire che non costi nulla.
Cordialmente
FIORENZO ALESSI