Ci sono gli organizzatori dei grani giri, e in particolare quelli del Tour de France, nel mirino di Patrick Lefevere e della sua rubrica settimanale su Het Nieuwsblad. «Il motto che ha scelto Aso quest'anno è: "ripido, ripido, ripido", ma io non lo comprendo e non lo approvo».
Sotto accusa, le scelte estreme degli organizzatori, sempre alla ricerca di pendenze impossibii: «L'anno scorso , per esempio, c'era la Planche des Belles Filles: una salita difficile, ma hanno voluto attaccare un tratto ulteriore di 900 metri, sterrato, con pendenze fino al 24 percento. IL risultato? Zero spettacolo, come avevo previsto. I corridori non attaccano perché temono quelle pendenze estreme, quindi si finisce per assistere a tappe noiose, come spesso accade per quelle che finiscono allo sprint».
E ancora: «Jungels mi ha detto che ci sarà qualcosa di simile quest'anno sulla Madeleine e sul Col de la Loze: anche qui nuovi tratti finali, con pendenze ripidissime, su strade non adatte a passaggio delle auto. Onestamente, non capisco il desiderio di Aso di andare a scovare questi sentieri per le capre. Non è un valore aggiunto, anzi è tutto tranne che spettacolare. La tendenza di trovare salite sempre più ripide è iniziata con l'Angliru alla Vuelta del 1999 e da allora tutti hanno seguito quell'esempio. Personalmente lo trovo ridicolo. Ma vi sembra normale che su arrivi di quel genere l'organizzazione sia costretta a mettere del personale per aiutare i corridori subito dopo il traguardo? A me no».