Leonardo Basso sta imparando l’arte del gregario al servizio di campioni del calibro di Chris Froome, Egan Bernal e Geraint Thomas. Il giorno di Natale compirà 26 anni ma il regalo se lo è fatto in anticipo, rinnovando per un’altra stagione il contratto che lo lega al Team Ineos, l’ex Sky che lo ha fatto passare professionista nel 2018.
«Personalmente vivo ogni anno come un’occasione per crescere, lavoro sodo e non smetto mai di apprendere. Nel corso della mia seconda stagione nella massima categoria ho potuto confrontarmi con un programma più di qualità, ho affrontato diverse corse World Tour, svolgendo compiti che richiedevano più concentrazione e impegno. Quella da poco conclusa per me è stata un'annata fondamentale. Non ho disputato grandi giri ma sono stato schierato a qualche classica e ad altre corse importanti. A fine primavera ho accusato qualche problema alla schiena, riuscire a superarlo e tornare competitivo al Tour of the Alps al fianco di Froomey per me è stato un successo. Ho fatto il mio dovere quindi posso dirmi appagato dal 2019» ci racconta dopo una breve vacanza a Catania con la fidanzata Maddalena.
«Abbiamo trascorso 4 giorni visitando la città, assaggiando la gastronomia locale, godendoci il mare. Ho finito di correre in Cina al Tour of Guangxi, restare in Italia per le vacanze è stato più rigenerante che partire per una meta esotica. Maddalena non c’entra nulla con il ciclismo e ne sono felice, studia Lingue a Venezia, mi dà serenità. A metà novembre ho iniziato la preparazione camminando in montagna e andando in palestra».
Grande appassionato di storia dell’arte, con un debole per Amedeo Modigliani, da due settimane a questa parte Leonardo dalla sua bella Asolo ha ripreso a pedalare in vista del 2020. «Tra una settimana al ritiro di Maiorca con la squadra stileremo i programmi. Per il mio ruolo e per come vivo il ciclismo fin da quando ero dilettante ogni corsa è difficile e va affrontata come se fosse un mondiale. Un mio grande desiderio sarebbe correre la Milano-Sanremo, la mia corsa preferita fin da piccolo, quando vedevo trionfare Cipollini e Petacchi. Per me è la Classica con più fascino e storia, si parte d’inverno a Milano e si arriva a primavera in Riviera, e poi è la più aperta, è ricca di suspense, come un’opera teatrale va in crescendo fino al traguardo di via Roma».
Confermarsi, così giovani, in un team forte ed esigente come quello inglese non è da tutti. Leo deve proprio essersi conquistato la stima e fiducia di dirigente e compagni. «Ho trovato il mio posto. A mio avviso è fondamentale essere consapevoli dei propri limiti e dei propri punti di forza. Personalmente punto a diventare sempre più bravo come gregario. Il livello della competizione è altissimo, se ti ricavi un ruolo ben definito sei avvantaggiato, più corse fai con i capitani titolati più impari e cresci. È chiaro che questo lavoro richiede sacrificio e tanta energia, in un team così ambizioso implica anche grande responsabilità, ma alla fine è altrettanto gratificante. Per il mio terzo anno tra i pro’ mi auguro che la mia curva di apprendimento continui ad essere positiva».