Tom Dumoulin cinguetta per fare chiarezza e, anche giù dalla bici, dimostra una grande classe. In un lungo post giovedì scorso ha commentato gli sviluppi sul caso Aderlass che riguardano il suo ex compagno Georg Preidler e in particolare l'accusa che fosse dopato già ai tempi del Giro d'Italia 2017, che il campione olandese vinse con l'austriaco al proprio fianco. Oggi invece ha aggiornato i tifosi sulle sue condizioni fisiche. Andiamo con ordine.
«A inizio anno Georg Preidler, mio compagno di squadra dal 2013 al 2017, confessò di aver fatto ricorso a pratiche dopanti nella stagione 2018. La notizia mi aveva scosso e fatto arrabbiare, anche perchè nei primi anni trascorsi insieme lo consideravo uno dei miei compagni più vicini. Avevamo la stessa età e la stessa ambizione, ci trovavamo caratterialmente. Avevamo la stessa mentalità, o almeno così pensavo, perchè a conti fatti abbiamo un'idea totalmente differente di cosa significa lavorare duramente per arrivare al vertice. Come detto, ero sconvolto da questa rivelazione, ma anche sollevato di sapere che aveva intrapreso la strada sbagliata dopo aver lasciato la Sunweb» esordisce il capitano della formazione tedesca, che l'anno prossimo passerà alla Jumbo-Visma.
«Purtroppo oggi ho letto che è accusato di essersi dopato anche nel 2017 e al Giro di quell'anno. Sono davvero sotto schock. Sono più che orgoglioso per quella vittoria e lo sarò sempre, ma ora so che potrei aver avuto al fianco un compagno che non ha corso pulito e questa è una pillola davvero amara da mandare giù. Non so se l'accusa sia vera, e spero vivamente non lo sia, ma ad essere onesto non ne sarei sorpreso. Non era il Georg gioioso che conoscevo. Era diventato pungente, insicuro e si isolava. Penso per lui sia stato molto difficile accettare che nonostante lavorasse a più non posso non sarebbe diventato il corridore che voleva. Questo è il dubbio che di tanto in tanto passa per la testa di qualunque atleta. Lui ha scelto il doping, mentre altri non l'hanno fatto e non lo fanno. Per questo, sì, sono arrabbiato».
E ancora: «Ha preso una decisione terribile per la sua vita, che coinvolge tante persone, e non può fare nulla per tornare indietro. Ha commesso un errore e pagherà per questo. Non augurerei mai nulla di male a nessuno, specialmente a qualcuno che in passato mi è stato vicino. Gli auguro di riportare la sua vita sui giusti binari e di ritrovare la bella persona che vive dentro di lui. Io so che c'è per come l'ho conosciuto nei primi anni trascorsi insieme e spero anche lui ne sia consapevole».
Dopo le toccanti parole rivolte al collega caduto in disgrazia, oggi in un altro lungo post ha raccontato come sta fisicamente dopo la seconda operazione al ginocchio sinistro a cui si è sottoposto a fine luglio per riparare i danni ai tendini del quadricipite che aveva lesionato cadendo alla corsa rosa di quest'anno. «L'operazione è andata bene, ma i tempi di recupero sono lunghi. Inizialmente anche camminare risultava difficile, ora finalmente sto ricominciando a sentirmi un corridore. Sto facendo fisioterapia, nuotando parecchio e da due settimane sono rimontato in sella. I dottori sono sicuri che il ginocchio non mi impedirà di tornare ai miei livelli, ma ci vorrà tempo. Nel frattempo mi sono "distratto" organizzando il Tour de Dumoulin, un evento che comprende svariate attività per grandi e bambini sulle strade su cui mi alleno regolarmente, con il quale voglio ridare qualcosa al mondo del ciclismo. Per me è stata una bella distrazione durante il periodo dell'infortunio, ma è tempo di tornare a concentrarmi al cento per cento sulla vita da ciclista professionista. Una vita molto "egocentrica", che però mi manca dopo una stagione molto dispendiosa a livello mentale e che mi ha aperto gli occhi su tanti aspetti che non notavo pedalando sempre "a testa bassa". Non vedo l'ora di tornare ad essere la versione migliore di me sulla bici, di tornare a vincere gare e in particolare un grande giro. Ho ancora 5-6 anni buoni nelle gambe, magari anche di più, voglio sfruttarli a pieno».