E’ una famiglia ad alto, altissimo, coefficiente ciclistico quella di Adriano Baffi, ottimo velocista con un invidiabile palmarès conquistato nella sua lunga carriera, sia su strada, sia nei velodromi di tutto il mondo.
Assommano a sessantasei le vittorie per Adriano Baffi, nato a Vailate il 7 agosto 1962, figlio di Pierino, fortissimo professionista dal 1953 al 1969, vincitore di tappe in tutti e tre i grandi giri e di corse importanti, dotato di un ottimo spunto finale, poi direttore sportivo. Era una persona di grande umanità Pierino Baffi, nato a Vailate, in provincia di Cremona al limitare con quella di Bergamo, nel 1930 e prematuramente scomparso nel 1985. Umanità accoppiata a simpatia che esprimeva con il suo largo sorriso e la sua disponibilità verso tutti, in corsa e anche fuori corsa. Non esitava a prendersi il vento in faccia in favore dei suoi capitani e, se c’era l’occasione, provare a vincere in proprio sia con fughe da lontano, sia mettendo a frutto le sue doti nel finale.
E’ stato direttore sportivo in formazioni di primo piano fra i dilettanti. A lui è dedicato il velodromo della vicina Crema e l’affettuoso ricordo degli sportivi che hanno avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo con la moglie, la mitica signora Giusta, di nome e di fatto, una presenza importante e discreta nella famiglia Baffi, così come il gruppo d’amici e compaesani, fra i quali il compianto Vito Fasoli, sempre pronti a incitare, con educazione e riservatezza.
Per entrambi, padre figlio e pure i nipoti, come vedremo, il terreno preferito era la pianura che caratterizza le loro zone.
Adriano Baffi, e il nome è attribuito alla grande amicizia che univa Pierino ad Adriano De Zan, a dieci anni era già in bicicletta, divertendosi. Da juniores, nel 1980, vince due titoli tricolori su pista. Ottima carriera da dilettante e quindi l’esordio fra i professionisti nel 1985 con l’Ariostea-Oece, quindi la Gis Gelati dal 1986 al 1988, ritorno all’Ariostea, dove trova quale d.s. Giancarlo Ferretti, e rimane fino al 1992. Passa poi alla MercatoneUno nel 1993-1994 e quindi approda alla Mapei per un biennio. Nel 1997 indossa la maglia dell’U.S. Postal, l’anno successivo è alla veneta Ballan e di nuovo, dal 1999 al 2002, il ritorno alla Mapei, dove termina la carriera ma non il rapporto d’affetto e d’amicizia che lo lega sempre alla famiglia di patron Giorgio Squinzi.
E’ ragguardevole pure il suo palmarès sui tondini di tutto il mondo con cinque titoli italiani in varie specialità e l’argento ai mondiali del 1988, a Gand, in Belgio. Nei caroselli delle Sei Giorni dove era assai ricercato, ha primeggiato in quindici competizioni in coppia con lo spettacolare specialista australiano Danny Clark, con Pierangelo Bincoletto, Giovanni Lombardi, il tedesco Andreas Kappes, il suo amico e vicino di casa Marco Villa e il romagnolo Andrea Collinelli.
Indica, come vittoria più bella, il suo primo successo, ovviamente in volata, al Giro d’Italia, quasi a casa, a Lodi, dove prevale nella tappa di km. 241 con partenza da Cuneo, lasciandosi alle spalle l’australiano Anderson e l’olandese Van Poppel.
Fra i protagonisti delle volate suoi contemporanei indica in Guido “Guidone” Bontempi e in Mario Cipollini quelli dotati di maggiore classe e forza, i più competitivi, mentre fra i corridori di corse a tappe e linea, quelli "completi", la sua preferenza è per Gianni Bugno e per Miguel Indurain.
Per conto della FCI si occupa poi, per un paio d’anni della pista, nell’individuare e allenare i giovani più promettenti e, nel 2004, grazie anche all’interessamento di Ernesto Colnago, passa quale direttore sportivo alla belga Landbouwkrediet, formazione nell’orbita el costruttore di Cambiago. Nel 2005-2006 è all’elvetica Phonak, nel 2007 all’Astana e, per un paio d’anni, fa parte dello “staff” dei piloti delle vetture direzione corsa e giuria di RCS Sport e quindi approda nel 2011 alla Leopard-Trek, chiamato da Luca Guercilena ad occuparsi soprattutto di seguire dappresso i corridori più giovani nel loro percorso di crescita. Ancora oggi è nella Trek-Segafredo, sempre con Guercilena, in giro per il mondo, in questo ciclismo globalizzato così diverso dalle placide abitudini del suo “centro del mondo”, la sua famiglia, la sua tranquilla e amata Vailate.
Il figlio e nipote d’arte, Piero, primogenito di Adriano e della moglie Mirella, classe 1990, la figlia è Marta, ha percorso nelle categorie giovanili le medesime strade del padre e del nonno ottenendo vari successi sia su strada, sia in pista. A ventidue anni però, inquadrato nella formazione “continental” guidata dal padre, anche a seguito di una serie d’infortuni, ha preferito lasciare il ciclismo pedalato e frequentare la facoltà di fisioterapia puntando magari a un rientro nell’ambiente dopo avere completato il suo corso di studi. Si è laureato con 110, a pieni voti, proprio lunedì 13 (complimenti vivissimi) ed è già in quota del Team Sky per la prima – e importante – esperienza della sua nuova professione.
I Baffi che pedalano non finiscono qui comunque. Stefano Baffi, figlio di Rosario, fratello di Adriano, si cimenta sui medesimi percorsi ciclistici della famiglia, con qualificati risultati ottenuti – ovviamente, verrebbe da dire – sia in strada, sia in pista, nella categoria juniores.
Dopo nonno Pierino, lo zio Adriano, il cugino Piero, Stefano Baffi è il quarto “prodotto” di un’affiatata famiglia, definibile anche come la “saga dei Baffi”, che ha la bicicletta e il ciclismo nel DNA e nei cromosomi.
E la sciura Giusta, come figlia, moglie, mamma e come nonna, ha sempre ruote che girano in famiglia, tenuto conto che suo papà, Alfredo Ferrari, è stato un ottimo dilettante negli anni ’30. Più di così…
Giuseppe Figini