E’ nato in Svizzera, a Sorengo, piacevole paese del Canton Ticino, nei pressi di Lugano, Wladimir Belli, nome che si lega al ciclismo dapprima quale corridore di vaglia e, in seguito, fra altre cose, anche quale commentatore tecnico televisivo. E’ nata a Sorengo, ma qualche anno dopo, anche Michelle Hunziker, la simpatica show-girl che ha trovato grande successo anche in Italia.
L’anno di nascita di Wladimir Belli è il 1970, annata di pregio per i nativi di quell’anno per il ciclismo italiano. Un nome per tutti è quello di Marco Pantani.
Le radici di Belli sono però italiane, solidamente italiane, bergamasco della Val Brembana, di Sedrina precisamente, il cui nome evoca il grande Felice Gimondi. I genitori di Belli si erano temporaneamente trasferiti in Svizzera per ragioni di lavoro.
Fra i dilettanti corre con le varie formazioni orobiche dirette in ammiraglia da Olivano Locatelli, una scuola formativa frequentata da molti corridori poi approdati con successo al professionismo. Nel 1990 vince la classifica finale del Giro d’Italia dilettanti precedendo il conterraneo Ivan Gotti e Marco Pantani. Grande podio non c’è che dire. Nel medesimo anno si è imposto nelle classiche di categoria di Capodarco e Fermo mentre nel 1991 vince la Coppa Fiera Mercatale Valdarno e il Valle d’Aosta a tappe. E’ la salita il suo terreno preferito e la regolarità di prestazioni gli consentono di porsi in costante luce nelle corse a tappe.
Passa nella massima categoria nel 1992 con la maglia della Lampre dove resta fino al 1995. Nel 1993 vince tre tappe e la classifica finale della Settimana Bergamasca, sentita corsa di casa. Passa alla Panaria-Vinavil nel 1996 e ritorna alla vittoria primeggiando nel Giro del Trentino e nel Giro dell’Appennino, corse dove non mancano le salite. Lascia l’orbita delle squadre di Giuseppe Saronni nel 1997 per approdare alla Brescialat di Fabio Bordonali dove vince una tappa al Giro del Portogallo. Come sempre sono molteplici i piazzamenti che scandiscono la sua regolarità di rendimento per tutta la stagione.
Emigra alla Festina nel biennio 1998-1999 dove vince ancora una tappa al Giro del Portogallo e al Midi-Libre. Dal 2000 al 2002 è nello squadrone della Fassa-Bortolo diretta da Giancarlo Ferretti. Si impone al G.P. di Camaiore e in una tappa del Giro della Svizzera nel 2000 e, sempre in terra elvetica, nel 2001, la Rominger Classic.
Nel 2003 e 2004 riporta la sua esperienza in maglia Lampre con un successo di tappa al Tour de Langkawi, in Malesia per passare nel 2005 con la Domina Vacanze e concludere la carriera con la squadra di Gianni Savio, la Selle Italia Diquigiovanni dove incrementa la lunga serie dei suoi piazzamenti di valore.
Sono stati quasi quindici anni di professionismo, dove spiccano le partecipazioni a tredici Giri d’Italia, quattro Tour de France, con altrettante Vuelta di Spagna, giusto per citare i tre grandi giri. Al Giro d’Italia in ben trenta tappe si è classificato nei primi dieci. Gli è sempre mancato lo “squillo” vincente, penalizzato dal fatto di non disporre, fra le sue corde, dello spunto veloce per rimpinguare il suo già notevole palmarès. In quanto a resistenza, regolarità e volontà è stato però secondo a pochi, mettendo in mostra il suo carattere autenticamente bergamasco.
Dopo il ritiro dalle gare ha sempre seguito da vicino il ciclismo e da quattro anni circa è entrato nella squadra dei commentatori di Eurosport costituendo un affiatato tandem soprattutto con il telecronista toscano Fabio Panchetti.
L’incidente di percorso, fortunatamente in via di splendido e rapido superamento, capitato a Riccardo Magrini con il Giro di Spagna in corso, l’ha condotto al fianco di Salvo Aiello nel commento alla Vuelta che si è chiusa ieri e con il quale ha trovato un’intesa immediata, integrandosi perfettamente nella parte di “voce tecnica”. Da regolarista e fondista di salita privilegia il commento corredato da dati e numeri in stretta chiave ciclistica, senza gli “svolazzi” fantasiosi, divertenti, e i fuochi d’artificio che sono il marchio di fabbrica del popolare Magro che sparge in profusione a contorno del suo commento.
Nel ruolo di voce tecnica Wladimir Belli ha ritrovato, interpretandolo con la sua lunga esperienza e costante passione per le due ruote, emozioni che ha vissuto e provato, in prima persona, durante la sua lunga carriera.
E tuttora pedala e dispensa consigli sulla preparazione per gli amanti delle due ruote il “Bellù”, il suo cognome pronunciato con inflessione e accento bergamasco, nomignolo che gli è rimasto da quando correva e usato dalla sempre folta schiera di orobici pedalatori nel gruppo dei professionisti e che lo distingue anche ora nella platea televisiva.
Giuseppe Figini