Jonas VINGEGAARD. 10 e lode. E mai lode è più vera e sincera, meritata e conquistata sul campo. Vince persino la volata finale, quando la stragrande maggioranza degli appassionati di ciclismo davano per scontata la vittoria di Taddeo, che questa volta deve inchinarsi al superlativo danese. Pogacar attacca sul Massiccio Centrale, ma non fa i conti con chi è massiccio dentro, con chi ha dovuto allenare il cuore e la mente al dolore più brutto, non quello inebriante ed eccitante prodotto dalla fatica. Dolore vero, quello del 4 aprile scorso, e lascio giudicare a voi medici internisti, specialisti in pneumologia, a voi che avete per le mani le cartelle cliniche, a voi che conoscete la fisiologia umana come pochi al mondo e che mai nella vostra vita avete dato nemmeno per sbaglio uno straccio di esame di medicina, che o si producono documenti o le parole stanno a zero. O entrate in possesso di documenti inconfutabili che ci dicono che il danese uno pneumotorace non l’ha mai avuto, oppure è meglio tacere. Lui, Jonas, oggi ha fatto parlare le fibre muscolari e le cellule cerebrali di una testa che fanno la differenza. Ha lasciato che lo sloveno si sfogasse in discesa per poi dimostrare una volta ancora e di più che in salita ha un altro passo. Oggi il danese non solo ha fatto capire a Pogacar che il Tour non l’ha perso, ma che lo può assolutamente vincere.
Tadej POGACAR. 6. Per quello che fa, per lo spettacolo che ci dona e ci regala è da dieci, ma nella vita oltre alle buone intenzioni c’è il risultato delle nostre azioni e quello di oggi è al limite della sufficienza. Trasforma una tappa da attaccanti in una classica del nord, con l’unica differenza che oggi qui non c’è l’aria frizzantina della primavera ma c’è la canicola del Tour a cuocere le ambizioni dello sloveno, che ha sogni importanti e che evaporano con il passare dei chilometri. Questa mattina è partito da Èvaux-les-Bains con 1’15” di vantaggio sul danese. A Le Lioran ci arriva battuto in volata e con il danese che gli resta 1’14”. Ben poco al termine di una giornata all’attacco. Anche dal punto di vista del morale è una botta non di poco conto. È altrettanto vero che questi due sono fuoriclasse in tutto e per tutto, anche nell’assorbire giornate non propriamente felici e per noi appassionati è solo garanzia di spettacolo.
Remco EVENEPOEL. 6. Fatica tanto, tantissimo, sia in salita che in discesa, in una tappa che poteva anche vederlo non così in difficoltà. Potrebbe precipitare negli abissi, invece con i denti difende il posto d’onore e resta lì a pochi passi del Paradiso, che però si allontana.
Primoz ROGLIC. 5. Sofferenza allo stato puro, sotto tutti i punti di vista. Senza se e senza ma. Quando scoppia la bagarre lui scoppia. Certo, non è un signor nessuno, è pur sempre il quarto incomodo, ma non è messo bene nemmeno per restare lì dove è.
Giulio CICCONE. 7. In questa lotta tra titani, il nostro Giulio non sfigura e si difende come può, portando a casa un 5° posto di tappa che ha un valore immenso. Guadagna tre posizioni nella generale e adesso è 10°: un risultato che può solo migliorare e che pone il nostro ragazzo in una posizione nuova. È lì, a lottare con il meglio del mondo, con le proprie forze e i propri limiti, ma davanti a sè non ne ha poi così tanti, e un piazzamento nei dieci a Nizza, varrebbe tanto, molto più di quanto si possa pensare.
Joao ALMEIDA. 7,5. Fa il suo lavoro cercando di non precipitare e difatti, resta saldamente al 5° posto della generale. Lavoro di lotta e di governo: il portoghese prezioso come pochi.
Adam YATES. 7. Carbura e lo vedremo probabilmente al top per il fine settimana, per i Pirenei che si profilano in lontananza. Intanto svolge il proprio compito come sempre e difende la sua 8° posizione nella generale.
Mikel LANDA. 7. Il 34enne basco ha trovato la propria dimensione: prezioso per il proprio capitano, Remco Evenepoel.
Carlos RODRIGUEZ. 6. È sempre lì, ma non dà mai l’impressione di far parte completamente della partita, almeno per adesso.
Felix GALL. 6,5. Zitto zitto l’austriaco guadagna tre posizioni: adesso è 13°, pronto a salire ancora un po’.
Simon YATES. 6. Fa una corsa di difesa, ma la sua resistenza produce la risalita in generale di ben cinque posizioni. È ancora un po’ indietro, ma c’è il terreno per fare tante cose e lui potrebbe farle.
Richard CARAPAZ. 6,5. Prova, come nessun altro a dare un senso alla giornata e al suo Tour. Il problema è che oggi questa tappa viene tenuta sotto controllo dai big, che permettono ben poco e l’ecuadoriano si permette quello che può.
Wout VAN AERT. 17. Per non perdere l’abitudine, anche oggi un Visma finisce per le terre. Oggi tocca a Wout, che conclude la sua fatica a 30 minuti dal suo compagno di squadra.