Quest’anno Vingegaard, Kuss e Van Aert utilizzeranno la monocorona, una soluzione che diviene sempre più apprezzata. Mentre per il tuttofare Van Aert è una conferma, l’opzione scelta da due forti scalatori come Jonas e Sepp dipinge una realtà completamente diversa. Oggi proviamo a fare chiarezza su quanto offre la soluzione della monocorona con Alvise Rizzi, Europe Road Communication Specialist.
Ciao Alvise, raccontaci un po’, che cosa offre in più la monocorona?
«I vantaggi principali del monocorona rispetto alla classica configurazione doppia sono essenzialmente quattro. Il primo è dato dal peso dato che si elimina il peso del deragliatore anteriore e di una delle due corone. Il secondo e’ legato alla riduzione della complessità del sistema e all’efficienza. Il monocorona, infatti, elimina la cambiata anteriore che è intrinsecamente poco efficiente in quanto richiede tempo per pensarla, tempo per eseguirla, visto che comporta un salto di rapporto non indifferente e, infine, deve essere compensata con una cambiata posteriore. Il sistema è molto più efficiente con le sole cambiate posteriori e con combinazioni di cassette da 10-26 a 10-36, offriamo rapporti che si adattano ad ogni tipo di percorso da quelli vallonati a quelli con salite lunghe. In questo contesto l'efficienza col monocorona è leggermente superiore a quella del 2x perché quando si utilizza una corona più grande abbinata ad un pignone più grande, c’è un minore articolazione della catena. Inoltre, con il monocorona la corona è posizionata esattamente al centro del sistema e riduce gli incroci quando si scelgono rapporti alle estremità della cassetta. Un terzo vantaggio è legato all’aerodinamica visto che si rimuovono deragliatore anteriore e una delle due corone. Infine, senza deragliata anteriore si riducono i rischi di salti di catena».
La bici di Sepp Kuss al termine delle Strade Bianche (in apertura la monocorona prima del via) - Credits @Team Visma Lease a Bike /Bram Berkien
Con una soluzione simile quanto diviene importante scegliere bene la rapportatura?
«La scelta delle rapportature è sempre molto importante, ma è un fattore individuale legato alle caratteristiche e alle preferenze di ogni ciclista e ai percorsi in cui predilige pedalare. Questo vale per pro, amatori e semplici appassionati. Il monocorona è stato usato per le salite da Vingegaard e Kuss ma anche alla Roubaix è una delle soluzioni più gettonate. SRAM offre a tutti I ciclisti la più ampia scelta sul mercato dal punto di vista delle rapportature sia per la “classica” doppia che per il monocorona . Limitandosi a quest’ultima configurazione, come detto, le combinazioni possibili sono un’infinità per andare incontro alle esigenze di tutti I ciclisti: le corone anteriori singole vanno da 38 a 52, mentre per le cassette 10-26, 10-28, 10-30, 10-33 e 10-36 per l utilizzo su strada, ma per chi ama abbinare strada a fuori strada I confini si possono estendere fino a 10-44 e addirittura a rapporti da mtb utilizzando cambi Eagle».
La Trek di Mads Pedersen per la Parigi-Roubaix
Pensi che sia una scelta che si diffonderà nel mondo del professionismo?
«I team hanno scoperto I vantaggi del monocorona e vogliono sfruttarli a pieno visto che in poco tempo possono preparare setup che si adattano ad ogni gara e ad ogni percorso. Vingegaard è l esempio principale visto che ha dominato la crono del tour e vinto molte corse con la configurazione 2x ma = ama alternarla al monocorona. Le parole di Mathieu Heijboer, head of performance del team Visma Lease a Bike sono molto significative: "Cerchiamo di avere l'attrezzatura migliore per ogni corridore in ogni gara, a seconda del percorso. Lavorare con SRAM ci offre così tante opportunità e possibilità di scegliere il miglior cambio, la migliore corona o il miglior rapporto per un percorso specifico o per un corridore specifico. Tutti i corridori hanno le loro esigenze e le loro preferenze e noi abbiamo la sensazione di poterle soddisfare grazie a questi prodotti».
La Cervelo di Van Aert per la classica del pavé
Milano-Sanremo… è la carta giusta per correre veloci e più sicuri?
«È sicuramente un opzione che molti corridori sceglieranno come già accaduto in passato».
Il passaggio finale reputiamo che sia quello di un utilizzo amatoriale, quali vantaggi o limitazioni pensi ci possano essere?
«Per un utilizzo ricreativo e trasversale che potremmo definire endurance/all-road, il monocorona e’ un sistema meno complesso, richiede meno manutenzione perché ci sono meno componenti ed é di facile utilizzo eliminando la cambiata anteriore. Se non si hanno esigenze specifiche di cadenza, le rapportature consentono di divertirsi su ogni terreno. Sono vantaggi che anche i marchi di bici stanno iniziando a recepire, proponendo bici complete dotate di monocorona. Inoltre, molti amatori preferiscono il monocorona anche per questioni estetiche o legate ai tipi di percorsi che affrontano. La limitazione del monocorona è legata alla progressione dei rapporti sulle cassette e alla cadenza. Semplicemente la doppia mette più rapporti a disposizione e per questo é e resta la soluzione più versatile e popolare fra gli stradisti, sulla quale ovviamente continuiamo ad investire ed innovare».
La Trek di Stuyven al termine della Roubaix
Il monocorona di Kuss alla Vuelta di Spagna