Francesco Moser ha compiuto 70 anni ma i suoi profondi valori - il sacrificio, la lealtà, la grinta, l’entusiasmo di mettersi in gioco in prima persona e non accontentarsi mai - non passano mai di mosa, così come la voglia di cimentarsi in nuove avventure.
L'8 marzo sarà protagonista della presentazione del libro “Francesco Moser - Un uomo, una bicicletta” che uscirà il giorno successivo per Azzurra Publishing. Un volume imperdibile da collezione con copertina rigida e carta patinata, a cura di Beppe Conti, nel quale Moser racconta la straordinaria vicenda di un uomo che con la sua intraprendenza ha lasciato un segno indelebile nella storia.
Il grande campione trentino ha concesso una lunga intervista a Maurizio Crosetti per Il Venerdì di Repubblica e come al solito non ha avuto peli sulla lingua, soprattuto per quanto rigaurda il ciclismo di oggi: «È cambiato quasi tutto, a cominciare dalle strade piene di rotonde. In più mi pare che il corridore si prenda troppi rischi in discesa. E poi, questa faccenda degli auricolari: non so se mi adatterei, non credo. I ciclisti mi sembrano schiavetti pagati bene, che però non decidono mai niente. Fanno tutto i direttori sportivi che li guidano a distanza. Ma un conto sono le informazioni, un altro conto gli ordini! Se fosse capitato a me, forse mi sarei strappato via i cavi dalle orecchie e li avrei gettati nel fosso».
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