Sorridente, tranquillo e motivato. Nel primo ritiro prestagionale ad Altea, Gianni Moscon è già coccolato dall'Astana Qazaqstan, della quale sarà il capitano in quasi tutte le grandi classiche.
Le responsabilità aumenteranno, ma il Trattore della Val di Non è pronto a prendersele volentieri dopo tanti anni in cui è stato più comparsa che protagonista, pur con qualche bell'exploit degno di nota. «Sono stato accolto come uno di famiglia. Raramente avevo trovato un clima e una coesione del gruppo così fin dal primo ritiro della stagione - ha spiegato Moscon da Altea (qualche settimana fa ci aveva concesso un'intervista esclusiva) -. I sei anni alla Ineos mi hanno dato molto, ma era arrivato il momento di cambiare, trovare nuovi stimoli. In termini di risultati non ho raccolto poi molto, ma ho imparato tanto, mettendomi a disposizione di grandi campioni, in particolare nei Grandi Giri».
In carriera lo abbiamo visto chiudere terzo a Il Lombardia e quarto alla Parigi-Roubaix e al Mondiale di Innsbruck, dimostrandosi competitivo in quasi tutte le tipologie di terreno, compresa la cronometro: «Non ho ancora deciso il calendario, lo farò nei prossimi giorni con la squadra. Le classiche devo dire che mi piacciono un po' tutte, l'importante è arrivarci con la gamba giusta come successo quest'anno alla Roubaix - ammette ancora Gianni -. Il mio obiettivo sarà quello. Come dico sempre, la classica che mi piace di più è quella che vinco. Sono un atleta di fondo, quindi più la gara è lunga più mi trovo a mio agio e riesco ad emergere. Certo, ho fatto molto bene in una corsa con molto dislivello come Il Lombardia e in una estenuante ma senza salita come la Parigi-Roubaix; credo di adattarmi ad entrambe le tipologie di corsa. Nel 2022 spero di arrivare in forma a tutti e due gli appuntamenti». Per farsi trovare pronto nelle grandi corse, magari, chiederà consiglio a Vincenzo Nibali, che non esita a definire «un esempio e un modello, con il quale spero di correre spesso assieme».
Sicuramente, per caratteristiche, dovrà spesso vedersela con Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert: «Sono sicuramente i corridori più forti del mondo, condizionano le gare e batterli non è facile. Alla Roubaix li ho anticipati ma non credo ci sia una tattica standard per batterli; ogni gara fa storia a sé, anche loro possono incappare in una giornata storta. Vedremo come andranno le cose, l'importante sarà essere lì con loro».
Quando si parla di Moscon tornano in mente gli episodi che lo hanno travolto, soprattutto mediaticamente, negli ultimi anni. Dal canto suo, il trentino ha voglia di dimostrare di non essere quello dipinto da qualcuno e, soprattutto, lasciarsi alle spalle una volta per tutte quelle circostanze: «Chi mi conosce sa come sono fatto. Certamente sono maturato, ma nel corso di questi anni, a causa di alcuni episodi e del contesto in cui sono avvenuti, sono stato dipinto come una persona che non sono. E posso capire anche chi, come i giornalisti, si trovano a giudicare dall'esterno e devono basarsi sulle parole di una persona o dell'altra. Ma su di me, spesso, sono state tratte conclusioni sbagliate».