Cinque giorni di grande ciclismo. La Ride Riccione Week che scatterà il 2 giugno avrà il suo culmine nella giornata conclusiva, quando andrà in scena la Granfondo. La storia della prova romagnola è piuttosto antica - prese il via nel 1999 - ma quella che andrà in scena nella prima domenica di giugno sarà una gara completamente nuova, nel percorso ma soprattutto nel concetto, in quanto l’edizione del 2019 può essere considerata un preambolo, un antipasto soprattutto visto che poi tutto si è giocoforza fermato, a Riccione come nel resto del mondo.
«Mi sono avvicinato al mondo delle GF proprio con la gara di Riccione - confessa Gianfranco Sanchi, il project manager della Ride Riccione e colui che ha rinnovato completamente l’evento ridisegnandolo da ogni punto di vista - poi nel 2019 siamo partiti, ma è da questa edizione che ci attendiamo il vero salto di qualità. Abbiamo rifatto completamente i percorsi, rendendoli più belli paesaggisticamente e al contempo più performanti, abbiamo confermato il Cippo Pantani inserito due anni fa perché ci sembrava doveroso non solo nei confronti del campione, ma anche per il suo valore tecnico e storico, abbiamo soprattutto cercato di esaltare la bellezza del territorio e poi abbiamo voluto dare un’immagine a questa gara, un’immagine alla quale contribuiranno tutti i partecipanti indossando la stessa maglia prodotta da Castelli presente in tutti i pacchi gara dei partecipanti»
Entrando nello specifico tecnico dell’evento, come sarà la Granfondo del 6 giugno?
«Proporremo tre percorsi: il lungo misura 146,9 km per un dislivello di 3.370 metri. E’ un tracciato completamente nuovo all’interno del quale sono state inserite tre cronoscalate: Il Monte Carpegna fino alla Cima Coppi della corsa con i suoi 1.377 metri di altitudine attraverso 5,3 km di ascesa; Montegiardino della lunghezza di 5,1 km e la scalata da Soanne a Villaggio del Lago di 4,8 km. Il percorso medio non è per così dire tenero, con i suoi 105,6 km per 1.950 metri: si affronta il Cippo Pantani e si arriva a Villagrande, dove ci si separerà dal percorso lungo per tornare verso Riccione. Poi, novità di quest’anno, ci sarà la prova E-ride di 70 km da Riccione passando attraverso la Repubblica di San Marino».
Come mai avete pensato al coinvolgimento della Repubblica del Titano?
«Rientra in un concetto più generale, che riguarda una sorta di comunione d’intenti: i paesi attraversati devono sentirsi parte integrante della manifestazione e del progetto, per questo abbiamo fortemente voluto che l’attraversamento fosse totale, ossia si passasse per il centro storico dei vari paesi e borghi. Sarà un’avventura da vivere in piena sintonia».
Un tracciato rivolto più agli agonisti o ai veri cicloamatori?
«Abbiamo cercato di accontentare appieno entrambi i palati: chi pensa alla classifica avrà pane per i suoi denti, chi invece pedala per divertirsi resterà davvero stupito dal territorio. Un’altra novità alla quale stiamo lavorando è la possibilità di affrontare la Granfondo su un percorso completamente chiuso al traffico: fin qui solamente la Maratona dles Dolomites ha potuto godere di questo vantaggio, speriamo che il nostro proposito possa concretizzarsi, insieme alle autorità competenti con le quali stiamo in costante contatto. La possibilità naturalmente è subordinata ai protocolli sanitari che saranno in vigore al momento: ci tengo comunque a dire che ad oggi la Ride Riccione si farà».
C’è ancora possibilità d’iscriversi?
«Sì, le iscrizioni vanno avanti attraverso il portale www.endu.net al costo di 59 euro, 69 per i non tesserati, ma stiamo considerando, data la situazione di porre un tetto massimo di adesioni. A proposito di ENDU che curerà le classifiche (che non verranno esposte ma saranno immediatamente visibili sul sito) stiamo pensando a graduatorie più goliardiche, come il primo straniero o i primi arrivati padre+figlio».
E’ previsto il pacco gara?
«Certamente, ci sarà una sacca comprendente una borraccia speciale, la maglia personalizzata Castelli disegnata da Aldo Drudi, più molti altri prodotti offerti dagli sponsor e che saranno annunciati nella conferenza stampa del 9 aprile. Nel frattempo non resta che allenarsi... e noi siamo già pronti».
DAVIDE CASSANI: IL PAESAGGIO VI LASCERA' DI SASSO
Nel corso della sua carriera, prima come corridore, e poi come addetto ai lavori fino a diventare CT della Nazionale, Davide Cassani ha potuto girare il mondo in lungo e in largo, ma il cuore è rimasto sempre nella sua Romagna e nessuno più di lui può descrivere quello che gli appassionati si ritroveranno davanti nei magici giorni d’inizio giugno.
«E’ un paesaggio meraviglioso, ideale per le due ruote, capace di offrirti il mare e le altezze dell’Appennino marchigiano-romagnolo nello spazio di pochi km. Luoghi che vanno gustati con calma e la bicicletta è ideale per questo».
Il percorso della Granfondo, con i suoi quasi 147 km e i suoi 3.370 metri di dislivello non è certamente per principianti…
«Decisamente no, siamo già in presenza di un’altimetria più che rispettabile, è davvero tanta roba… Serve avere un discreto fondo, essersi allenati per bene, essere già abbastanza avvezzi a dislivelli di 2.500 metri complessivi per affrontare la gara senza problemi. Diciamo che per avvicinarsi alla gara, bisogna avere nelle gambe distanze di almeno 120-130 km, ma non sono tanto quelli che contano. Mi spiego meglio: bisogna considerare che chi andrà senza pensare alla classifica pedalerà a una media di 23-24 km l’ora, quindi dovrà stare in sella un bel po’ e per questo serve abitudine, quindi bisogna mettere in programma uscite di almeno 6 ore, magari nel fine settimana».
Che tipo di clima potrebbero trovarsi di fronte i partecipanti e quindi che tipo di vestiario devono avere con sé?
«A giugno potrebbe ancora fare freschino, quindi è sempre consigliabile avere con sé una mantellina parapioggia, un capo leggero ma che mantenga coperti. Fortunatamente oggi siamo bombardati di informazioni sul meteo anche giorni prima della manifestazione, ma una mantellina la porterei con me anche in caso di sole».
Per quanto riguarda l’alimentazione come gestirsi?
«Considerando gli abbondanti ristori, è bene avere con sé sempre malto destrine nella borraccia e qualche barretta proteica e gel, proprio perché distanza e dislivello non sono trascurabili e non bisogna rischiare di andare in debito di energie. Inoltre mai dimenticare d’idratarsi bene, soprattutto con le alte temperature».
E il CT della Nazionale quali rapporti consiglia di utilizzare per la Ride Riccione?
«Io da un po’ vado con il 36-32 e non ho paura di niente, mi ha salvato anche da qualche situazione molto critica…».
ALLE RADICI DELLA RIDE RICCIONE: ERA IL SECOLO SCORSO…
Valeriano Pesaresi è la memoria storica della Granfondo di Riccione, presente ai vertici dello staff organizzativo sin dalla sua prima edizione del 1999, una Granfondo profondamente diversa da quella di oggi.
«Ricordo ancora la data: 21 febbraio, era in pratica l’apertura della stagione. L’idea nacque dalla catena dei Bike Hotels che volevano un evento sortivo di riferimento. Iniziammo con la prova di Fondo, 120 km e per alcuni anni si andò avanti con un unico percorso agonistico, ma la manifestazione ottenne subito un buon riscontro di partecipazione con 300 adesioni il primo anno e una crescita costante fino a superare i 1.000 quando già avevamo introdotto la doppia scelta. Il picco è stato nel 2016, con 1.350 presenze”.
All’inizio la gara si svolgeva a inizio stagione, poi ha trovato la sua collocazione a inizio giugno...
«Dovevamo venire incontro alle esigenze degli hotel, in quel periodo è bassa stagione, ci sono maggiori spazi ma le strutture hanno anche bisogno di trovare motivi di attrazione. In quel periodo poi per qualche anno arrivava la tappa del Giro d’Italia Under 23, quindi c’era già un mix di eventi a due ruote”.
E il tempo è sempre stato favorevole...
«Mai brutto tempo, neanche a febbraio, al massimo qualche goccia di pioggia. La gara poi è profondamente mutata anche nelle sue sedi: le prime due edizioni avevano come epicentro gli impianti sportivi, poi ci siamo spostati al Castello degli Agolanti e infatti la gara per qualche anno si è chiamata Fondo degli Agolanti. Vista la crescita numerica, però, eravamo troppo stretti e siamo tornati in città, prima alle Terme con il Palaterme messo a disposizione dal Comune per i servizi del post gara, poi tornando agli impianti sportivi. Quest’anno, con l’arrivo a Via Monte Bianco, è un vero ritorno alle origini».