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PAOLO BETTINI, L'UOMO DEI MONDIALI
di Angelo Costa | 24/09/2020 | 10:20

Dici Mondiali e pensi a Paolo Bettini, tra i pochissimi ad averne vinti due di fila. Oltre a molto altro: un’Olimpiade, un paio di titoli italiani, due Liegi, due Lombardia, una Sanremo e tappe in tutti i grandi giri spiegano bene la misura del campione. Non bastasse, di corse iridate Bettini, toscano di Cecina, oggi 46 anni, ne ha affrontate quattro anche da ct azzurro, senza centrare medaglie: due volte si è fermato ai piedi del podio, all’esordio nel 2010 e prima dell’addio nel 2013, ultima volta che il Mondiale si è corso in Italia, a Firenze. In sintesi: in bici o no, è stata la corsa che ne ha scandito la carriera.

Bettini, giusto dire che la sua storia si intreccia col Mondiale?
’Nel bene e nel male’.

La prima volta che ha sognato di correrlo?
‘Anno 1982. A Donoratico sto per gareggiare nei Giovanissimi A2 quando fermano le gare: c’è da vedere il finale della corsa iridata di Goodwood, quella della ‘fucilata’ di Saronni. Subito dopo, salgo in sella e vinco’.

Ripercorrendo i suoi Mondiali più significativi: il primo è quello under 23 nel 1996, quarto dietro tre azzurri, Figueras, Sgambelluri e Sironi.
‘Medaglia di legno. Una delusione, non per il risultato ma per come corro. Prima mi consumo per restare con Figueras, più veloce di me. Poi, nella volata per il bronzo con Sironi, parto da lontanissimo e completo l’opera. Esperienza che mi sono portato dentro’.

1998, primo mondiale tra i pro a Valkenburg.
‘Buio, pioggia, freddo. Una giornata a rincorrere con Bartoli, che ha mille guai meccanici. Con una nota positiva: ho già deciso di fermarmi ai box quando Bugno mi prende per la maglia e mi dice ‘giovane, il Mondiale va onorato’. Una lezione’.

2001, Lisbona.
‘La svolta della mia carriera in azzurro, almeno come filosofia. Finisco secondo, ma è un totale disastro. Prima le accuse, infondate, di una Mapei connection perché Lanfranchi fa un attacco sbagliato. Poi la volata dove ognuno va per conto proprio. Piansi sotto il podio, ma lì nacque una nuova Nazionale’.

2006, Salisburgo.
‘Finalmente faccio centro. Quando ci si aspetta lo sprint, a sorpresa allunghiamo in quattro. Batto Zabel: su dieci volate con lui ne avrei perse otto o nove, ma quella non posso perderla’.  

2007, Stoccarda.
‘Il trionfo della premeditazione. Tutto ciò che di negativo mi buttano addosso (i tedeschi cercarono di non farlo correre sulla base di presunte rivelazioni doping di un ex compagno, ndr), serve a caricarmi. A Tonti che in camera si stupisce della mia serenità dico: ‘Sono tranquillo dentro, domenica li faccio neri’.

Fa anche il gesto del mitragliatore sul traguardo: quando le viene in mente?
‘A quattro giri dal termine: idealmente ’sparo’ alle tre persone che la mattina dopo denuncerò alla polizia’.

2008, Varese, l’ultimo in tutti i sensi.
‘Non dovrebbe esserlo. Pochi giorni prima della corsa iridata, il manager della mia squadra mi dice che non mi rinnoverà il contratto: capisco che non c’è futuro e, il giorno della vigilia, annuncio che il Mondiale sarà la mia ultima corsa’.

2010, Australia.
‘A Geelong debutto da ct, ruolo che avrei evitato volentieri: dissi sì per continuare il lavoro in Nazionale di Franco Ballerini, tragicamente scomparso pochi mesi prima. Altra medaglia di legno, con Pozzato’.

2013, Firenze.
‘L’ultimo mondiale in Italia. Non sbagliamo niente, finiamo quarti con Nibali, caduto in discesa nel finale. Purtroppo per lui gli ricapiterà (ai Giochi di Rio, ndr)…’.

Da ct disse: rispetto a Ballerini mi manca un Bettini. E’ così ancora per l’Italia?
‘La squadra si fa col materiale che hai. Neanche Cassani ha un Bettini, perché in giro un Bettini non c’è. Si dice tanto dell’attuale ct, ma è innegabile che le sue Nazionali corrano bene. E i risultati lo dicono’.

Che Mondiale si aspetta a Imola?
‘L’Italia sarà protagonista proprio per lo spirito che ha. Nibali, in giornata buona, può sorprendere, Caruso esce dal Tour forte di gambe e di morale. Sarà un Mondiale bello a prescindere’.

Fuori i nomi dei favoriti.
‘Se Van Aert non vince significa che ci mette del suo, idem lo svizzero Hirschi. L’errore più grosso l’ha fatto Van der Poel, non presentandosi: al Mondiale si va sempre, poi vedi come stai. Nibali insegna’.

Si riferisce alla Sanremo 2018?
‘Non solo. Nel 2010 portai Vincenzo in Australia anche se il percorso non era adatto a lui. Gli chiesi: ‘Cosa vieni a fare nel deserto?’. Mi rispose: ‘Pur di vestire l’azzurro, verrei anche a gonfiare le bici’’.

Cosa farebbe Bettini domenica a Imola?
‘Conosco buona parte del percorso, ho fatto il militare a Bologna. Ci sono stradine di campagna, più insidiose delle salite. Quanto alla domanda, mi avete mai sentito dire che un circuito mondiale non era adatto a me?’.

da Il Resto del Carlino, Il Giorno e La Nazione

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