Gli anni che terminano con la cifra “0” hanno portato spesso grandi novità al Tour de France, hanno visto scrivere importanti pagine di storia, hanno portato alla ribalta personaggi e aneddoti. Ve li vogliamo raccontare, in attesa della corsa che scatterà il 29 agosto da Nizza. La terza puntata, relativa al 1930, ha per protagonista ancora Henri Desgrange che ha due intuizioni: apre alle Nazionali e crea la carovana pubblicitaria.
Il braccio di ferro fra le case ciclistiche, che sponsorizzavano le squadre, e gli organizzatori è stato per anni il leit motiv del Tour de France, caratterizzando in particolare le edizioi tra le due guerre.
Purista e intransigente, Henri Desgrange ha sempre combattuto per quanto gli è stato possibile le alleanze e i giochi di squadra, inventando ogni volta nuovi aspetti del regolamento per cercare di limitare il potere dei grandi costruttori, rei a suo dire di togliere alla corsa il sapore epico che da sempre le era attribuito.
Una battaglia durissima, quella di Desgrange, che cominciava a scoraggiarsi dopo il Tour del 1929, vinto dal belga Maurice De Waele, certamente un buon corridore ma alla fine poco contrastato dai suoi avversari in quella Grande Boucle.
Così nel 1930 il padre padrone del Tour decide di ribaltare completamente la formula della corsa. Le squadre in corsa non saranno più quelle delle case costruttrici ma saranno delle selezioni nazionali, la cui composizione peraltro sarà decisa da L’Auto, ovvero dal giornale organizzatore. E Desgrange stesso si impegna a fornire le biciclette ai corridori...
Sulle colonne de L’Auto il 25 settembre 1929 Desgrange scrive: «La grande innovazione consiste nella soppressione delle rivalità commerciali che per troppi anni hanno condizionato la corsa. Una sola marca di biciclette equipaggerà i campioni, non ci saranno più rivalità ma solo una leale competzione sportiva. E nulla potrà più impedire che vinca il migliore».
La rivoluzione voluta da Desgrange è di quelle che costano caro, perché significa che l’organizzazione si farà carico di biciclette, alberghi e rifornimenti. Uno sforzo economico importante che ha bisogno di essere supportato e qui... arriva il secondo colpo di genio. Desgrange è affiancato da un direttore della pubblicità che risponde al nome di Robert Desmarets e che ha capito da anni come le grandi case di biciclette - ma non solo loro - attendano il Tour per dar vita alle loro più importanti operazioni commerciali.
Nel 1929 c’erano per esempio le vetture della Chocolats Menier che distruibuivano tavolette di cioccolato lungo ilpercorso. E allora ecco l’idea del Grande Bob, come lo chiamavano: oragnizzare la prima carovana del Tour de France. Così con la Menier, la Fromagerie Bell (la mitica Vache Qui rit), i Biscotti Delft e gli orologi Noveltex il Tour raccoglie fondi ed entra in una nuova dimensione.
Desgrange trova anche il modo di non rompere definitivamente con le case costruttrici di biciclette al punto che nel suo articolo di presentazione alla vigilia della corsa il patron scrive: «Bisogna rendere onore alle case costruttrici di biciclette che hanno accettato le nostre scelte e hanno capito che non sono state escluse della corsa ma che hanno a disposizione un modo nuovo di comunicare per loro per l’intera industria della bicicletta... Seguiranno la corsa per tutta la sua durata e ricerveranno il nostro ringraziamento, visto che dobbiamo alla Alcyon campioni come André Leducq e Delannoy, a La Française Marcel Bidot, alla Génial-Lucifer Demuysère, alla Dilecta Bonduel, alla Société Française de Cycles i fratelli Magne. La nostra gratitudine verso queste case e gli industriali che le guidano non ha limiti e sarà ben evidente anche sulle strade del Tour».
In corsa abbiamo quindi cinque squadre nazionali di otto corridori ciascuna: maglie nere per il Belgio, vedi per l’Italia, rosse per la Spagna, gialle per la Germania e tricolori per la Francia. Desgrange non sbaglia un colpo: ha capito che l’entusiasmo nazionalistico sta dilagando tra i tifosi e i lettori sull’onda dei successi ottenuto in Coppa Davis dai leggendari Moschettieri che hanno battuto statunitensi e australiani.
La formazione francese è fortissima, allinea tra gli altri André Leducq, Antonin Magne e Charles Pélissier. La folla chiede ai suoi beniamini solo la vittoria dopo troppi anni di dominio straniero, belga in particolare. «Charlot» Pélissier vince otto tappe ed il suo record non sarà più battuto fino ad oggi, mentre «Dédé» Leducq conquista la vittoria finale dopo una sfida senza esclusione di colpi in particolare contro Alfredo Binda e Learco Guerra.
Il successo della nazionale francese è la grande vittoria di d’Henri Desgrange che a fine Tour scrive: «Ecco, in maniera indiscutibile, la festa nazionale della bicicletta. Noi la celebreremo ogni anno allo stesso modo, per la gloria di questo strumento meraviglioso e dell’industria che lo produce. Da oggi il Tour de France sarà una grande festa internazionale e pacifica, nella quale le nazioni ciclistiche verranno ogni anno per misurare il valore dei loro migliori campioni».
GIA' PUBBLICATI
TOUR STORY. 1910, IL GRANDE BLUFF DI ALPHONSE STEINÈS
TOUR STORY. 1920, LA DITTATURA DI HD, HENRI DESGRANGE