Caro Direttore,
forse è il caso di provare a fare finta che non sia successo nulla, e che tutto quanto è tragicamente capitato sia stato solo un brutto sogno, o meglio un gran brutto incubo. Poi ci si risveglia... et voilà, tutto è come prima. Le persone non sono morte come le mosche, il lavoro è sempre ad aspettarci, i nostri figli prendono posto - più o meno volentieri - nelle loro aule scolastiche, i nostri ristoranti sono ancora pronti ad accoglierci con un sorriso così come i nostri ospedali sono altrettanto lì a riceverci o con la consueta solerzia oppure con la solita ed indisponente noia routinaria, ci prepariamo per il prossimo fine settimana al mare od in montagna o allo stadio... e tanta altra quotidianità . Compreso il darci la mano, l'abbracciarci e baciarci per affetto o vera amicizia o perchè ci va di farlo, il soddisfacente mandarci a quel paese così frequente da averlo ormai annoverato tra le buone abitudini del cd. cittadino modello. Insomma, un ritorno a quelle abitudini e consuetudini, mai un tempo così detestate e detestabili, come ora angosciosamente ricordate ed ardentemente rimpiante. Quasi che non ci fosse un domani, e che si stia ballando sulla bocca di un vulcano .
Suvvia, scacciamo questi brutti pensieri: se ognuno si sforzerà di fare la propria parte, e il Padreterno, dopo averci dato un'ennesima dimostrazione di cosa sia per Lui l'irritazione (avrei voluto dire l'inc... zatura, ma non intendo urtarne l'evidente suscettibilità), si sarà finalmente quietato, tutto ritornerà a quella che definivamo normalità. Ho usato l'imperfetto poichè ritengo che tutti si sia consapevoli che qualcosina del nostro modo di essere e di comportarci inevitabilmente cambierà, ma passerà anche questa tempesta oceanica e riavremo, più o meno e bello o brutto che possa ancora essere, il nostro mondo. Compreso lo sport che ci appassionava e, spero, possa di nuovo rappresentare un balsamo per il corpo e soprattutto per l'animo. Il ciclismo.
Oddio, limitandomi a quest'ultimo auspicio, invero banalissimo ed ininfluente se rapportato a tutto il resto, mi accorgo che qualche dubbio permane. Se possibile, lo definirei un dubbio esistenziale. Forse è adeguato anche il termine contingente, se non fosse che quella che solo ad inizio 2020 era una sgradevole contingenza poi si è trasformata in una planetaria emergenza.
Premetto che nutro il massimo rispetto unitamente ad un pelino di fiducia nei riguardi di chi fa della scienza e della cultura (nei suoi poliedrici significati) una vera e propria ragione di vita, pur con tutte le riserve che mi procura il permanente e grave vizio di voler capire con la mia testa la fondatezza di ogni asserzione od assioma scientifico che possa condizionare la mia stessa libertà di vivere.
Ma debbo dire che, per quanto avessi potuto sforzare la mia fantasia e ricorrere persino alla fantascienza (ovviamente, un derivato della scienza, o no?), non avrei mai potuto neppure far passare nell'anticamera del cervello l'idea di un'ipotesi operativa, lodevolmente funzionale alla sicurezza, di sicuro formidabile ed eccezionale giacchè enunciata in una "..dettagliata e qualificata relazione..." di una "...squadra di esperti...", in numero di 15 e dico 15 esperti, capitanata dal Prof. Guido Saracco Rettore del Politecnico di Torino, di un consiglio - scientifico eh! mica da bar - per un ciclismo in maschera.
Debbo altrettanto francamente dire che, quando poi ho preso contezza che, una volta che il dossier del succitato manipolo di esperti fosse giunto ai sommi Capi del CONI che pare l'abbiano commissionato, la decisione sarà comunque "politica", debbo altrettanto francamente dire che quello che prima era solo un dubbio, ha preso le connotazioni anche dell'incredulità e, per quanto possibile, del terrore. Soprattutto per quei poveri cristi che hanno la ventura di fare il lavoro del ciclista! Altro non voglio dire .
Dimenticavo : non mi sono mai piaciute le maschere e relative mascherate. Le posso funzionalmente associare ai rapinatori, che solitamente si travisano per ovvi motivi. In generale, apprezzo le persone che, come si dice, agiscono a viso aperto. Degli altri, sono uno che diffida. Ma, ovviamente, è un altro mio incorreggibile vizio.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi