A Cesena chi va a lavorare in bicicletta viene ricompensato: 25 cent a chilometro per un massimo di 50 euro al mese, con tanto di app che verifica il percorso. A Collegno una rete di piste ciclabili connette il territorio con l'area metropolitana di Torino sfruttando l'opportunità di una popolazione che per l'80% vive a meno di due chilometri da una stazione di metro. Casole D'Elsa ha dato vita a un vero e proprio hub del cicloamatore, con una rete di strutture ricettive. Ma anche Roma “gioca sostenibile” con un progetto che permette di arrivare all'Olimpico senza l'uso di mezzi privati.
I territori locali sono i primi a cogliere le opportunità della “rivoluzione a due ruote” che sta prendendo piede anche in Italia, volano di un'economia della bicicletta che è stata protagonista anche al recente Eicma di Milano. Al centro c'è la “nuova bici”, quella che alla pedalata tradizionale aggiunge il supporto elettrico che permette di evitare la fatica quando necessario. Le vendite in Europa crescono al ritmo del 25% superando lo scorso anno i due milioni di unità. In Italia siamo poco sotto il 20% di aumento a 148mila ebike.
Economia elettrizzante
Ma per il nostro Paese si aprono prospettive dalle potenzialità enormi. A sottolinearlo è Piero Nigrelli, responsabile del settore ciclo per Ancma, l'associazione del settore ciclo e motociclo, forte di una ricerca condotta su 3.200 persone interpellate sulle esigenze e le preferenze legate alla mobilità elettrica: “Mentre per altri mezzi si registra qualche perplessità, la bicicletta elettrica raccoglie un consenso unanime”, spiega. Tanto da lasciar immaginare una potenzialità di mercato fino a tre milioni di ebike a regime.
Negrelli parlava al Bikeconomy Forum, l'evento dedicato all'economia che ruota - è giusto il caso di dirlo - attorno alla bicicletta, un'economia che ha aperto la strada a filiere diversificate che dall'industria si estendono alle infrastrutture e al turismo, alla tecnologia e al design. E che può trasformarsi in un moltiplicatore di valore non solo dal punto di vista economico, ma anche della qualità della vita personale e collettiva, come sottolinea Gianluca Santilli, presidente dell'Osservatorio Bikeconomy.
L'Italia è ancora oggi il primo produttore europeo con 2,33 milioni di biciclette, ma poi il nostro Paese perde decisamente colpi sull'utilizzo: nonostante l'83% degli italiani vivano a meno di 30 minuti dal luogo di lavoro, solo il 4% usa la due ruote per recarsi al lavoro, soprattutto a causa della scarsa qualità e interconnessione delle infrastrutture.
Opportunità da non perdere
Anche da questo punto di vista le bici elettriche rappresentano un'opportunità che facilita l'approccio per tutti. Peraltro l'industria italiana può giocare un ruolo di rilievo, come dimostra un caso di eccellenza come Askoll, storico produttore di motori elettrici per l'industria dell'elettrodomestico bianco, che ha diversificato nella mobilità con una divisione operativa da tre anni e attiva sia sulle biciclette che sugli scooter: quotata da quest'anno all'Aim di Borsa Italiana, Askoll Eva ha visto il fatturato quasi quintuplicato quest'anno a oltre 14 miliardi di euro.
Ma le ricadute economiche della bicicletta riguardano anche la valorizzazione del territorio italiano, con un turismo “lento” che offre la possibilità di riscoprire realtà anche minori sia dal punto di vista culturale che enograstronomico. “È un treno che l'Italia non si può lasciare sfuggire: siamo già in ritardo, ma ora abbiamo l'opportunità di recuperare il terreno perduto con benefici per tutti, partendo dal recupero della cultura della bicicletta”, hanno ribadito all'unisono due campioni come l'ex campione mondiale Moreno Argentin e il commissario tecnico della nazionale italiana Davide Cassani, abituati a essere nelle posizioni di testa del gruppo.
da Il Sole 24 ore