Abbiamo accennato in un precedente intervento che la normativa, all’art. 148 comma 4 TUIR, prevede che la somministrazione di pasti sia sempre considerata un’attività commerciale, indipendentemente che i soggetti che ne fruiscano siano soci, tesserati o esterni.
Tale norma è stata creata al fine di evitare la concorrenza sleale delle associazioni nei confronti dei ristoratori, ma pone notevoli vincoli sul piano pratico anche per la semplice organizzazione di una “cena sociale”.
Appare evidente che la gestione di un punto ristoro fisso all’interno della struttura sportiva potrà essere effettuata solo in seguito all’apertura della Partita Iva e al disbrigo di alcune pratiche comunali e ASST (ex ASL) come la presentazione della SCIA e i corsi HACCP.
Se da un lato ovviamente un bar o un piccolo punto ristoro interno al centro sportivo, la cui frequentazione è riservata ai soci, sono attività commerciali di più complessa gestione, la normativa non fa distinzione nel caso in cui vogliate organizzare saltuariamente pranzi sociali o similari facendo pagare una quota ai soci per coprire le spese vive.
Nel caso quindi di un pranzo/cena con i soci, al fine di evitare tutte le complicanze derivanti dalla Partita IVA, vi suggeriamo un paio di soluzioni per effettuare questi momenti di incontro: potreste, ad esempio, accordarvi con un ristoratore che predisporrà un menù fisso ad un prezzo concordato e il giorno dell’evento raccoglierete i contanti per pagare l’esercente che emetterà un semplice scontrino fiscale cumulativo, oppure uno intestato a ciascun partecipante.
In alternativa, se volete realizzare direttamente voi il pranzo/cena, potrete raccogliere dai soci una cifra ad esempio di 10€ a persona; con il ricavato acquisterete quanto necessario e poi restituirete eventuali cifre avanzate oppure chiederete una integrazione nel caso la somma non sia stata sufficiente a coprire le spese vive. L’importante sarà comprare i generi alimentari con scontrino fiscale da non inserire in contabilità (e non fattura intestata all’associazione) trattando la questione come se fosse una semplice ripartizione delle spese, cosa che in effetti corrisponde alla realtà.
I problemi potrebbero sorgere nel caso in cui acquistiate alimenti e bevande utilizzando i fondi associativi, chiedendo fattura intestata all’ASD e registrando in contabilità tali spese. Inoltre, se i soci vi pagheranno la quota di partecipazione in questo caso non potrete emettere ricevuta generica per giustificare l’incasso, proprio perché si tratta di un’attività commerciale. Per concludere, le problematiche insorgono ogni qualvolta volete organizzare direttamente questo momento di aggregazione inserendo in contabilità la documentazione relativa ad eventi di somministrazione pasti e, soprattutto, se pagati con le disponibilità associative. Se invece trattate il momento conviviale con uno dei due esempi sopra riportati, non dovreste incorrere in alcuna problematica, in quanto non avranno rilevanza fiscale per il vostro ente.
dottor Umberto Ceriani
www.consulenza-associazioni.com