Le manca solo lo zucchero filato, ma per Paola Magoni, oro olimpico di slalom a Sarajevo nel 1984, il Tour of the Alps è il parco giochi più bello che ci possa essere. «Che organizzazione: è tutto calcolato, anche l’accesso dei corridori al foglio firma… ».
Paola è qui con suo marito Gabriele Boccaletto, veneto di San Donà di Piave, appassionatissimo anche lui di ciclismo e con lui compagno di vita ma soprattutto compagno di pedalate. «Per noi le vacanze sono solo in bicicletta – ci racconta Paola -. In un anno percorriamo almeno 15 mila chilometri. È una passione che ci accomuna da sempre, e anche questa del Tour of The Alps è un’occasione per poter immergerci in un ambiente che amiamo molto. Ieri abbiamo conosciuto sulle strade e per puro caso il papà di Nicolò Garibbo, il corridore della JCL Team Ukyo. Il papà di Nicolò voleva tornare a casa, noi l’abbiamo convinto a restare anche oggi, perché la tappa è troppo bella. Si va a San Candido, lì è un paradiso terrestre».
Vede sfilare i corridori e l’oro di Sarajevo se li gusta uno per uno… «Come sono magri… e poi guarda come sono educati e per bene. È lo sport del ciclismo che crea questo tipo di atleti – commenta Paola, che qui a Vipiteno ha una scuola di sci che sta dando buoni frutti -. Guarda Geoghegan Hart che bel ragazzo, come è per bene…».
Lei però è qui solo e soltanto per Chris Froome, il campione del cuore. «Altra persona di livello altissimo, di un rispetto e una classe unica. Come atleta ha fatto vedere di che pasta è fatto, ma Chris mi ha toccato le corde del cuore per il suo modo di essere: esempio di sportività, esempio di atleta universale».
Chiede una foto, che Chris le concede con il sorriso sulle labbra. Gli facciamo sapere che lei è stata una stella dello sci e che in bacheca ha un oro olimpico e un bronzo mondiale, Chris l’abbraccia. «Mi ha fatto un regalo bellissimo: è bello avere campioni di questa levatura. È bello sfiorarli anche solo per un attimo, perché questi sono ragazzi che regalano emozioni».
Bergamasca di Selvino lei, Veneto di San Donà di Piave il marito, hanno deciso di costruire il loro nido d’amore a Giussano. Pendolare per lo sci, visto che fa da Giussano a Vipiteno più e più volte all’anno. In compenso gira il mondo su due ruote. «È il modo migliore per conoscere e per conoscersi. È uno sport stupendo. Lo sci è libertà, ma il ciclismo lo è ancora di più».