Carlo Magno andava a cavallo, ma non di una bicicletta. Re dei Franchi, re dei Longobardi, imperatore dei Romani, padrone del mondo di allora, fra Sette e Ottocento, il suo regno si estendeva dall’Ebro al Danubio, dal Mare del Nord al Tirreno, dai Pirenei ai Balcani. Eppure c’è una strada che lo ricorda in bicicletta.
E’ la Ciclovia Karolingia: con la K, perché così Carlo Magno siglava firmando i documenti ufficiali. Va dal Gavia al Mortirolo, un punto di partenza che però vale anche come un punto di arrivo, e un punto di arrivo che si trasforma in un nuovo punto di partenza. Secondo una leggenda tramandata da manoscritti fin dal XIV secolo, Carlo Magno condusse una campagna (militare) in montagna (alpina) contro signori (locali), lui cristiano e loro pagani. Proprio sul Mortirolo la battaglia più dura. Poi, per celebrare e ringraziare, divulgare e presidiare, fece edificare chiese lungo l’alta Val Camonica, a Monno (San Brizio), Davena (Santi Michele e Giorgio), vicino a Vezza d’Oglio (San Clemente), tra Vione e Temù (Sant’Alessandro) e Ponte di Legno (Santissima Trinità).
Per ricordare quella leggenda, soprattutto per godere di un territorio – nonostante continui scempi ambientali – ancora meraviglioso, è stata tracciata questa Ciclovia Karolingia: 42 km, consigliata da giugno a ottobre, indicata per mountain bike e gravel (ruote da 27,5 e copertoni da 50), su sterrato e lastricato, pochissimo asfaltato e cementato. Ma c’è anche un anello di 51,7 km, da Edolo a Ponte di Legno e ritorno. E un altro, di 41,8 km, da Ponte di Legno, inoltrandosi nella Val Grande sopra Vezza d’Oglio. Per gli stradisti, si potrebbe sconfinare dalla Lombardia al Trentino e raggiungere il Passo Campo Carlo Magno, sempre lui, tra la Val Rendena e la Val Sole, già solcato anche dal Giro d’Italia.
Carlo Magno andava a cavallo, ma non di una bicicletta. Però i cicloturisti carolingi del terzo millennio pedalano. E se la godono.