W COPPI.
O meglio:
W
COPPI
La scritta – molto di più: un atto di fede, una dichiarazione di amore, un urlo di appartenenza – su un muretto, alla fine del Belvedere De Carolis, a Montefiore dell’Aso (Ascoli Piceno), un balcone fra mare e montagne, da qui nelle giornate più limpide si vedono anche Gran Sasso e Majella. Fu Fulvio Incicchitti, falegname coppiano, a pennellare le sei lettere, proprio davanti alla sua bottega. Ed è stata l’amministrazione locale a valorizzare la scritta, insieme ad altre 39 fra epigrafi e marchi, costruendo un itinerario storico e sociale, urbano e territoriale, popolare e umano. E, prendendo spunto da quella scritta, a dedicare a Coppi una mostra allestita proprio nella falegnameria di Incicchitti, che prima era una rimessa di carrozze e poi un garage, e ora una galleria di idee.
E’ stata proprio un’idea a creare questo ponte fra Coppi e l’itinerario epigrafico. E l’idea è nata durante il Covid: uno scatolone lasciato in eredità e mai, per mancanza di tempo, aperto. Dentro, una collezione di rotocalchi in cui Emanuele Ciarrocchi ha scoperto la passione che legava suo padre Giuseppe al Campionissimo. Poi è stata una corsa di gruppo, entusiastica e solidale: Oronzo Mauro ha integrato le testimonianze cartacee con i quotidiani dell’epoca, Simone Traini ha messo a disposizione alcune biciclette, da corsa e da passeggio, Davide Mattetti, Bar Maurilio e Graziano Amadio quelle da corsa, Nazzareno Ciarrocchi ha donato un caschetto in pelle che apparteneva a suo padre Oscar, Rinaldo Belleggia ha aggiunto conoscenze e competenze, e nulla sarebbe stato possibile se Clemente Santarelli non avesse aperto le porte del vecchio locale e se il Comune non avesse sostenuto l’iniziativa. Infine, si è pensato di riprodurre un bar degli anni Cinquanta, con frigorifero e televisore, bottiglie e caffettiere, e il manifesto dello scambio della borraccia, per rendere l’atmosfera di quei punti di ritrovo fra cittadini, ma anche di bonarie dispute sportive fra coppiani e bartaliani. La mostra, affettuosa e rispettosa, intitolata “W Fausto Coppi – un campione da rotocalco”, rimarrà aperta fino al 31 agosto, dalle 18 alle 22, ingresso libero.
Quel “W COPPI” non è l’unica scritta dedicata a Fausto. Di fianco all’altra, al termine di una scalinata, c’è un secondo “W COPPI” meno visibile e già oggetto di un restauro. Le altre scritte sono politiche (a un “FASCISTI PEZZENTI VI ROMPEREMO I DENTI” si contrappone un “COMUNISTI BASTARDI”, lo slogan fascista “RICORDARE PREPARARSI” si scontra con un irriducibile “W IL SOCIALISMO”), elettorali (“W SCARSINI”, numero 13 nelle elezioni del 1913, le prime a suffragio universale maschile, e “W MURRI”, Don Romolo Murri, prete scomunicato, poi marito e padre nonché tra i fondatori della Democrazia Cristiana), commerciali (“BIRRA GAZZOSA”) e anagrafiche (per il pittore incisore Adolfo De Carolis). Sulla targa marmorea della Fondazione Luigi ed Elvia De Vecchis, è riportato il numero telefonico: 1 (il primo dei due unici telefoni a Montefiore: era il 1956 e l’apparecchio esiste ancora, custodito nel Comune).
Non risulta che il Giro d’Italia sia mai transitato da Montefiore. Non risulta neppure che via sia stato Coppi. C’è invece testimonianza, orale e fotografica, della presenza di Gino Bartali, anche qui ricordato nella sua genuina natura di narratore inesauribile e forte bevitore. Alla lunga, vinse lui.