Caro Direttore, ho il radicato viziaccio di dire ciò che penso. Ovviamente nel rispetto di ogni altra opinione, che significa anche riconoscere i propri errori. Ma determinato e risoluto se ritengo di avere motivate ragioni per permanere del mio convincimento. È una premessa che ritengo s'imponga nell'apprestarmi a dire, e a scrivere, che faccio sempre più fatica a comprendere, e men che mai a condividere, quanto viene partorito da menti illuminate che tirano le fila e reggono le sorti di questo Ciclismo del terzo millennio.
Mi spiego e accenno solo a un aspetto fondante questo mio... "disamore" per balzane innovazioni, semmai interessasse a qualcuno dibatterne e confrontarsi.
Inutile girarci intorno: la SICUREZZA nell'esercizio della professione ciclistica, del tutto auspicabile se ponderata e adeguata, sta assumendo sempre più i contorni di una farsa, e al contempo di una faida, di natura sostanzialmente politica. Facciamo questo, mettiamo quello, così non va più bene, cambiamo qui, togliamo là... e via sproloquiando.
Si è arrivati, ed è storia di questi ultimi giorni, a proporre - e, peggio, a predisporre - dei correttivi tecnici ridicoli (il fuoriclasse che veste l'Iride ha parlato di "scherzo") addirittura alla Parigi-Roubaix, ad una Classica Monumento da tempi remoti nota a tutti come l'Inferno del Nord. Una definizione, a mio parere onorifica, che qualcosa vorrà pur dire!
Così vale per la Classicissima, per il Fiandre, per le classiche delle Ardenne, e tanto altro di spettacolare, fino alla nostra Classica delle foglie morte.
A mio avviso, non è il caso di farla poi tanto lunga: il CICLISMO, quello in caratteri maiuscoli che ho avuto l'immenso piacere e, dico anche, il privilegio di ammirare, e i suoi più prestigiosi ed affermati campioni ed interpreti, non hanno mai messo in discussione, nè si sarebbero sognati di farlo, che il rischio e il pericolo facciano parte del mestiere. Se vuoi stare sul sicuro, datti al ping-pong o agli scacchi, non pensarci nemmeno di gareggiare in bicicletta.
Sarò fuori dal tempo? Voglio ancora una disciplina - non un semplice Sport - agonistica di sudore e sangue? Resto un nostalgico di un Ciclismo che qualche anima bella vorrebbe fosse dimenticato?
L'appena trascorso periodo di Pasqua, mi ha ricordato che un Tizio che la sapeva davvero lunga, e proprio per questo venne inchiodato su di una Croce, non teneva in gran conto gli stolti e gli ipocriti. Non so se Costui fosse, o sia, un inguaribile innamorato del Ciclismo, ma di sicuro aveva colto nel segno.
Il Ciclismo è una fede ed in quanto tale non ammette scorciatoie. Figuriamo delle "chicane".
Cordialmente
Fiorenzo Alessi