È nato a Milano, zona Baggio, il 23 settembre 1939, uno degli ultimi corridori prodotti dalla metropoli meneghina, colui che è indicato e ricordato, da subito e sempre, nel ciclismo, come il “biondino di Corsico” e come, sovente erroneamente, riportano annuari e siti per il luogo di nascita. Parliamo di Franco Cribiori che si trasferisce con la famiglia, all’età di dieci anni, dalla metropoli meneghina alla vicina Corsico, sulle rive del Naviglio Grande, quello che congiunge Milano con la zona di Pavia. È stato un corridore elegante e poi direttore sportivo (ma nel suo caso la definizione è assai riduttiva, gestore a tutto tondo), di fine intelligenza tattica con una struttura atletica piuttosto filiforme ma di forte motivazione e peculiare tenacia, doti che hanno contribuito a farlo emergere nella fascia alta degli specialisti delle gare in linea.
Suo concittadino di Corsico fu Carlo Galetti (1882-Milano 1949), vincitore del Giro d’Italia, agli albori, nel 1910, nel 1911 e pure quello a squadre del 1912, gareggiando per l’Atala, dopo essere stato secondo alle spalle di Luigi Ganna nella prima edizione, quella del 1909. Galetti, fisico minuto, fu soprannominato lo “scoiattolo di Corsico”, oppure anche “dei Navigli” per la sua complessione fisica ridotta, specialista della salita, nonostante l’unica salita, si fa per dire naturalmente, di Corsico e zona, sia quella del ponte che scavalca il Naviglio. Galetti, terminata la carriera pedalata, lavora nell’ambito tipografico crescendo una sua azienda di buona levatura nel settore.
Franco Cribiori inizia a pedalare e gareggiare nelle categorie giovanili con la maglia del G.S. Corsico ma, allo stesso tempo, continua a studiare con profitto fino a conseguire il diploma di perito edile, nel solco dell’attività di famiglia nel settore dell’edilizia. È svelto il giovanotto con la chioma biondo-fulva e sguardo chiaro, penetrante, che sia nel ciclismo, sia nella vita, non si limita a seguire la ruota davanti quando pedala ma fa ballare gli occhi e funzionare il cervello con intelligente curiosità caratterizzandosi anche per una veloce, sintetica ma incisiva, efficace, loquela espressa con la sua caratteristica pronuncia della consonante r, a metà strada fra la fonetica francese e quella nostrana propria delle zone di Piacenza e Parma.
In tema di biciclette a Corsico è stato una riconosciuta professionalità quale meccanico ciclista che ha imparato il mestiere nella bottega” Cicli Ferrari” Mario “Mariett” Milesi, uomo tranquillo, sorridente, con vasta esperienza poi anche nel mondo del professionismo. Era in un certo senso il “factotum” della squadra che è stato prodigo di consigli per il giovane Cribiori che poi lo arruolerà anche nelle sue squadre, in tandem con Umberto “Lupo” Mascheroni. Mariett Milesi è stato allevato dalla famiglia di Venerando Ferrari, titolare della bottega di bici e papà di Angela che ha poi convolato a giuste nozze, come si usava dire, con Franco Cribiori.
La trafila di carriera giovanile lo vede impegnato sia su strada, sia su pista, frequentatore del Vigorelli con i numerosi colleghi di varie categorie che affollavano (allora) le frequenti riunioni infrasettimanali – soprattutto il mercoledì – acquisendo la preziosa esperienza della pista, utilissima e formativa anche per la strada, conoscendo corridori e personaggi di varia estrazione e formazione che sostavano nella zeriba e il giudizio della “parrocchia” o della “competenza” – diritti d’autore al grande giornalista Mario Fossati – burbero innamorato ed esperto della pista che li conosceva, si può dire uno ad uno, i fedelissimi appassionati della pista di Via Arona e dintorni dove Fossati abitava e con i quali era solito intrattenersi unitamente alla serie di personaggi che operavano professionalmente, sia in pista, sia nelle cabine del sotto tribuna, in vaie funzioni.
Era un gruppo numeroso e molti fra quei corridori, anche con professionisti di spicco, era solito formarsi lungo le strade di Milano stabilendo il punto di ritrovo mattutino, prima delle ore nove (salvo Antonio Maspes mai così mattiniero) in una via laterale di Corso Sempione, a fianco della sede Rai, via Prina per la precisione, dimora di Adriano De Zan per uscire in allenamento. E l’abbigliamento proponeva, per le stagioni fresche, pantaloni alla zuava, calzettoni scozzesi a quadri e le scarpette nere lucidissime, chiamate in gergo “detti”, termine derivato dal nome di Detto Pietro, titolare dell’azienda milanese che produceva ricercate calzature ciclistiche, nel solco dell’eleganza ereditata in bici che quotidianamente sfoggiava per le strade milanesi il grande veterano Tano Belloni.
Per sommi capi ricordiamo la carriera pedalata e quella in ammiraglia di Franco Cribiori che effettua l’approdo al professionismo, dopo un considerevole percorso nelle categorie minori, completato con la forte Cademartori, vestendo la storica maglia verde ramarro della Legnano nel 1960, nel 1962 passa alla San Pellegrino, il biennio 1963-1964 lo vede gareggiare per la Gazzola, veste il giallo della Ignis nel 1965 mentre nel 1966 è inquadrato nella veneta VIttadello per poi concludere la sua attività, ancora in giovane età, non ancora trentenne, nella milanese GBC per la quale ha corso nel 1967 e 1968. Nove anni di professionismo, con varie vittorie di prestigio e quattro maglie azzurre ai mondiali della strada nel 1962, ‘63, ‘64 e ‘65, conferma Cribiori correggendo certi annuari che si limitano a due partecipazioni, nel periodo di pedalatore.
La sua presenza in gruppo non conosce però soluzioni di continuità in quanto, subito, nel 1969 sale, giovanissimo per il ruolo di direttore sportivo – e non solo -, sull’ammiraglia della GBC e fino al 1989 è presenza costante e di rilievo alla guida di formazioni, anche di primissimo livello mondiale.
Si ricordano, a seguire, la Dreher, la Brooklyn per cinque anni, instaurando uno stretto rapporto d’amicizia, fiducia e collaborazione con la famiglia dei patron Perfetti, assecondando la politica commerciale determinata dalla tipologia dei marchi Perfetti, a grande diffusione, con la famosa “gomma del ponte” in evidenza. Nel 1978 è con i giovani dell’Internazionale Assicurazioni cui succede, l’anno dopo, la collegata Sapa Assicurazioni, entrambe volte alla valorizzazione di giovani, quindi due anni al timone tecnico della pratese Magniflex-Olmo prima del lungo periodo, dal 1982 al 1989, alla guida di un marchio storico del settore ciclistico quale la padovana Atala,
Molti i corridori, fra i quali diversi veri e propri fuoriclasse, sono stati alle sue dipendenze nelle differenti squadre da lui guidate e, citando fior da fiore, si possono ricordare i belgi Roger De Vlaeminck – vincitore fra l’altro di una Sanremo e quattro Roubaix con Cribiori d.s. - Patrick Sercu, lo svizzero Urs Freuler, il bresciano Piermattia, o Pierino, Gavazzi, tutti dotati di fondo, con peculiari doti di sprint sempre in canna e Gianni Bugno, al suo esordio fra i professionisti, un rapporto ricco di apporti e confronti, anche con toni forti espressi da Cribiori per stimolare il campione di Monza, ancora “in pectore” allora, per “tirargli fuori” le invidiabili doti di corridore che chiaramente trasparivano ma inespresse.
Franco Cribiori è sempre stato aperto alle innovazioni, intelligentemente curioso anche su aspetti della vita extra-ciclismo con in primo piano la passione per le arti figurative. Passione che si è, a mano a mano, evoluta in una collaterale attività professionale di successo portata avanti, ancora oggi, dai due figli, Stefano e Guido, con l’affermata galleria d’arte “Studiolo” a Milano, in corso di Porta Nuova.
Franco, con la moglie Angela Ferrari e, a questo proposito, sovente scherzosamente ricorda che lui ha la Ferrari…, partner di vita che ha sempre affiancato il lavoro del marito occupandosi con capacità delle necessità organizzativo-logistiche delle formazioni da lui dirette. I due vivono da molti anni nel verde del basso Verbano, fra Vergiate e Sesto Calende, seguendo il ciclismo alla televisione e lunghe passeggiate (a piedi) nei boschi circostanti la bella abitazione.
Si deve pure ricordare il ruolo di consulente di regia e opinionista, una volta lasciato il volante dell’ammiraglia, sia per le reti Mediaset, sia per la Rai oltre che titolare di rubriche per riviste ciclistiche di Franco Cribiori. E secondo il suo stile e con la sua esperienza agiva in modo diretto, sia per la scelta delle immagini, sia per le opinioni, esprimendosi e prendendo posizione con incisività, qualità non sempre premianti, anzi…, per i non pochi cultori del “volemose bene” a tutti i costi che frequentano tale ambito.
Concludiamo ricordando un intervento dell’appassionato giornalista e chirurgo, innamorato del ciclismo soprattutto d'«antan», il partenopeo Gian Paolo Porreca che, in occasione dei 70 anni di Franco Cribiori, ebbe a scrivere su questo sito, al riguardo del “biondino di Corsico” che, in un supplemento della Gazzetta dello Sport del 1964, fu così descritto “un corridore che non confonde il Dom Perignon ’64 con un insetticida”.
E non ha mai sbagliato i “cin-cin” o i “prosit” (prost alla belga) l’attuale “giovanile veterano” Franco Cribiori, oramai ex “biondino di Corsico”.