È sempre in giro, ma presto lo vedremo al Giro. «A Napoli ci sarò sicuramente, poi farò la tappa di Ivan (Basso, ndr), quella di Cassano Magnago, e poi le tappe in Friuli, prima del gran finale di Roma». Già tutto pianificato, come è giusto che sia, per il presidente di Eolo Luca Spada, che da grande appassionato quale è, non si vuole perdere qualche tappa della corsa rosa e magari anche qualche pedalata con Basso. «Ho qualche azienda da mandare avanti – dice divertito a tuttobiciweb -, ma il ciclismo sapete che ce l’ho nel cuore e non posso stare troppo lontano dai miei ragazzi».
Questione di cuore ma anche di business, visto che le due cose devono collimare. «E fino a questo momento collimano molto bene, perché dal punto di vista professionale è innegabile che per il marchio Eolo in questi tre anni il bilancio è positivo, la nostra notorietà e visibilità è stata notevole. Il primo anno, quello del nostro ingresso in questo grande caravanserraglio, è stato senza ombra di dubbio più che positivo, arricchiato chiaramente anche dalla sorprendente e inattesa vittoria di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan. Il secondo, lo scorso anno, un po’ meno. Quest’anno siamo tornati noi stessi e in questo ultimo mese con Alba (Albanese, ndr) e Fortu (Fortunato, ndr) stiamo facendo molto bene, ma non solo con loro. Tutta la squadra sta girando bene e siamo pronti per onorare una delle corse più importanti del mondo, che per noi è in pratica più del 90% di tutta la nostra attività, perché con tutto il rispetto per tutti i nostri ragazzi che si impegnano per tutto l’anno e per il resto degli organizzatori, a livello mediatico non c’è nulla come il Giro e dicendo questo non dico nulla né di straordinario, perché è un’ovvietà, né di giusto o sbagliato, perché questo ci porta poi a fare tutto un altro discorso. Detto questo, la squadra è più che motivata e noi siamo pronti a lasciare il segno».
Parla chiaro Luca Spada e non ha problemi a dire che con Ivan Basso c’è la più totale intesa. «L’ho coinvolto anche nella mia start-up, il progetto di nuovi integratori alimentari, dove è testimonial e mio consulente. Siamo amici, stiamo bene assieme, pedaliamo bene e abbiamo tanti progetti da realizzare». Ma sa anche alzare il piede dell’acceleratore e alla domanda: “Eolo sta già programmando il futuro?”, non ha problemi a replicare: «Questa è una informazione che al momento non posso rilasciare…». Per la serie: stiamo lavorando per voi. Lavori in corso.
Un po’ come Segafredo che lascerà la maglia Trek e, essendo brand prelibato, potrebbe sposarsi bene con il progetto di Basso e Contador... «Sicuramente ci sono un po’ di movimenti in corso, vediamo. Anche con Dinamo, mi sto muovendo. Dopo aver creato la Dinamo trail running, prima squadra professionistica in Italia di corsa in montagna, potremmo dare una mano più concreta anche al team di Ivan. Però, mi consenta, il mio feeling imprenditoriale è: prima fare le cose e poi parlarne».
Parla di feeling: ma nel Fondo che nel 2021 ha acquisito la Eolo (la Partners Group, ndr), c’è qualcuno che ama il ciclismo?
«Le giro la domanda. I media dovrebbero chiedersi perché tolti il signor Zanetti (Segafredo) e noi, con impegni importanti anche da parte dei signori Bardiani Csf e Faizané, non si investe nel ciclismo?».
Questa è la domanda che le avrei fatto immediatamente dopo.
«Io sono ovviamente un grande appassionato, ma oltre alla passione occorre di più. Bisogna credere, bisogna osare. Non ha idea di quante aziende abbiamo incontrato io e Ivan in questi anni per farle aggregare al nostro progetto, ma per il momento abbiamo raccolto tanto interesse e poco investimento. È evidente che per fare una squadra serie occorrano almeno 20 milioni di euro a stagione. Noi per fare Eolo Kometa ne abbiamo messi sul tavolo più di 5. Non sono pochi, ma non sono sufficienti per fare il salto, per provare a fare quello che abbiamo in mente noi. Le critiche che ci muovono sono dalla strumentate sul timore del doping, quando sappiamo che dopo gli anni nefasti oggi è uno degli sport più controllati in assoluto, al target di investimento che non è il loro. Per finire con una locazione di importi troppo bassa».
Perché non riusciamo ad essere appetibili: è colpa del ciclismo o degli uffici marketing delle aziende?
«Bella domanda: non sono ancora riuscito a darmi una spiegazione».
Alla fine del Giro soddisfatto se…
«Avremo vinto una tappa, anche se realisticamente vorrei che di Eolo Kometa restasse la bella immagine che abbiamo, di squadra che contribuisce a far vedere le bellezze del nostro Paese. L’Italia è bella, il Giro di più, la Eolo Kometa deve essere all’altezza di questa Grande Bellezza».