Caro Direttore, nella tristezza mista a rabbia che mi ha assalito alla notizia che Davide Rebellin era stato... ammazzato sulla strada, avrei voluto starmene zitto. Il silenzio è, anche, una potente forma di rispetto.
Ma ho avuto il privilegio di conoscere questo Corridore al quale niente e nessuno potrà mai togliere l'appellativo di Campione, e non dedicargli un pensiero mi è parso meschino. Un po' come quando molti "personaggi dell'ambiente", armati di un'odiosa ipocrisia, dopo averlo osannato lo avevano poi ignorato o dimenticato. Per essere chiaro, non lo si riconosceva più come Campione, pensando così di cancellare anche l'Uomo.
Lo sport, il Ciclismo in particolare, ha spesso a che fare con queste squallide situazioni. Come la vita, se ci si pensa bene. In siffatte contingenze, alle quali non si è mai preparati, Rebellin ha saputo trovare ancora il suo inimitabile spunto, una stilettata formidabile: a dispetto degli anni, il Campione è rimasto tale, intatto e apprezzato come l'Uomo.
Resta il fatto che Davide ha prevalso anche sui "benpensanti" da quattro soldi, ottusi come può esserlo solo chi fa finta di non vedere e non sapere
D'altronde, nessuno potrà mai azzardarsi a dire che Rebellin non sia stato un vincente, anzi - voglio rimarcarlo - un Campione, pacatamente autorevole e unanimemente stimato, e di classe cristallina. Uno di quei Gran Corridori che hanno segnato un'epoca, nella quale il nostro Paese - di certo meno sgangherato di come ce lo ritroviamo - aveva Atleti-Ciclisti in grado di rappresentare sempre dignitosamente e ad alti livelli i colori Azzurri nel Mondo.
Questo rimane, a dispetto di quei Golia di carta igienica che si ergono a giudici di chi sceglie di dedicare la propria vita ad una Disciplina Sportiva senza eguali, sia per i sacrifici che esige che per la bellezza del gesto atletico. Un bene prezioso di cui tante volte Davide Rebellin ci ha fatto dono, e che chi ama davvero il Ciclismo non dimenticherà. Mai.
Cordialmente, Fiorenzo Alessi