Hanno fatto per anni sia le pentole che i coperchi e per passione una squadra di ciclismo, che ha lasciato un segno profondo nella storia del ciclismo degli Anni Settanta/Ottanta. Pentole a pressione e antiaderenti, ma anche Giri d’Italia e Giri di Spagna, con campioni che sono entrati nelle case degli italiani proprio come i loro utensili da cucina.
Hanno fatto per anni pentole e coperchi e oggi i fratelli Prandelli (Roberto, Evaristo e Virgilio) hanno aperto il loro scrigno dei ricordi e i loro cuori per incontrare un po’ di amici a “La Stacca” di Mario Di Gargioni, a Gussago, in provincia di Brescia, “buen retiro” di tantissimi campioni del pedale, ma anche di quelli che hanno avuto a che fare e hanno ancora a che fare con il pallone: da “spillo” Altobelli a Beccalossi, Roberto Baggio e Mario Balotelli.
Tanti gli ex Inoxpran che hanno corso con la gloriosa maglia biancorossa dei fratelli Prandelli. Chi l’ha vestita solo nelle categorie giovanili e chi anche nella massima serie. Tutti oggi guidati come allora da lui, Davide Boifava, il gran cerimoniere, l’uomo saggio e pacato che con un sorriso o una pausa appianava ogni problema. Il “monsignore”, come veniva e viene chiamato nella “piccola parrocchia” del ciclismo, per il suoi modi garbati di affrontare le cose, dispensando parole lievi e pensieri di peso.
Con Davide Boifava, ex corridore professionista di buon livello e poi team-manager di grande successo, bresciano classe ’46, che nel ’79 mise assieme la prima Inoxpran, prima di trasformarla in Carrera. Prima di dare il suo contributo per un ciclismo che avrebbe fatto in quegli anni un passo in avanti. Con lui Roberto Antonelli, bresciano, classe ’63, cresciuto nel vivaio della Inoxpran e poi alla Carrera. Il veneto Nazareno Berto, classe ’57, alla Inoxpran per tre stagioni, dal ’79 all’81. Il bresciano Fabio Bordonali, classe ’63, cresciuto nel vivaio della Inoxpran come Zaina, Pastorelli e Chiesa. Altro bresciano, Luciano Bracchi, classe ’58, due le stagioni con i biancorossi dei fratelli Prandelli, da sempre uomo di fiducia di Boifava. Mario Chiesa, bresciano classe ’66, come già detto cresciuto nel vivaio dei biancorossi.
Con loro anche il bresciano Giuseppe Archetti, il “bocia” dei meccanici di allora, che oggi è considerato a ragione decano e punto di riferimento di tutti i meccanici. E poi lui, una delle stelle del firmamento Inoxpran, il veneto di Marostica Giovanni Battaglin, classe ’51, dal ’79 all’83 con i biancorossi, con i quali conquista una Vuelta e un Giro d’Italia nell’81, più un’altra decina di corse. Il varesino Alfredo Chinetti, 73 anni, professionista dal’ 75 all’85, per quattro stagioni con la maglia biancorossa della Inoxpran (1980-1983) con la quale vince una tappa alla Vuelta (1981, ndr) e una Coppa Placci (1982, ndr).
Il bergamasco Gianfranco Foresti, classe ’50, alla corte della Inoxpran nelle stagioni ’79 e ’80. Il trevigiano Simone Fraccaro, classe ’52, alla Carrera-Inoxpran nel 1984, alla sua ultima stagione da crridore. Il padovano Massimo Ghirotto, una vita tra i professionisti (tredici), di cui otto alla Carrera, mai alla Inoxpran. Tra le affermazioni tre vittorie di tappa al Giro, due al Tour e una alla Vuleta. In totale ventuno vittorie, ma nel suo palmares risplende il 4° posto al mondiale di Agrigento. Il bresciano Bruno Leali, classe '58, alla Inoxpran dal ’79 all’83 (poi altre cinque stagioni con la maglia della Carrera, ndr): due le vittorie con la maglia dei fratelli Prandelli, al Giro dei Paesi Baschi e l’altra alla settimana Bergamasca. Il veneto Luciano Loro, classe’54, alla Inoxpran per tre stagioni (’81-’83). Il toscanaccio di Eurosport Riccardo Magrini, classe ’54, una stagione in maglia Inoxpran, quella dell’inizio nel 1979, ma già “marchiato” con i colori della maglia biancorossa nelle giovanili.
E poi il veloce Giovanni Mantovani, classe’55, una stagione con la maglia della Inoxpran. E a proposito di vivaio, che in quegli anni non era proprio una consuetudine, a svezzare i ragazzi c’era Ferruccio Manza, l’uomo che sapeva far cresceere i giovani talenti perché aveva talento. C’era Luigino Moro, veneto di Valdobbiadene, classe ’56, oggi apprezzatissimo massaggiatore, ma per quattro stagioni portacolori della Inoxpran. C’era Ettore Pastorelli, bresciano classe ’66, cresciuto nella “cantera” biancorossa e poi passato per due stagioni alla Carrera Jeans. Così come non poteva mancare il Duca di Benindorm Giancarlo Perini, piacentino classe ’59, per tre stagioni con la maglia dei fratelli Prandelli. Poi lui, Gibì Portesi autista tuttofare – perché tutto all’epoca si doveva fare – di Davide Boifava. I mezzi della Inoxpran? Due Daily. Punto.
E poi un campano come Pasquale Pugliese, classe ’52, che ha corso le ultime sue due stagioni della sua carriera (’79 e ’80) in maglia Inoxpran. Francesco Rossignoli, classe’63 e il cremonese classe ’55 Amilcare Sgalbazzi, per due stagioni biancorosso. Marco Tabai, bresciano classe ’61, cresciuto sempre nel vivaio biancorosso. Il veneto Dorino Vanzo, classe ’50, un anno alla Inoxpran. Ma con loro c’erano i due uomini di fiducia di Giovanni Battaglin: il meccanico Giuliano Belluomini e il massaggiatore Bruno Vendemiati. Enzo Verzelletti, cresciuto nel vivaio Inoxpran e oggi apprezzatissimo massaggiatore alla Uae Emirates. Non poteva mancare Roberto Visentini, bresciano classe ’57, in maglia Inoxpran una sola stagione, prima di passare alla Carrera Jeans per cinque anni, vincitore di un Giro d’Italia. Infine, Enrico Zaina, bresciano classe ’67, vincitore di tre tappe al Giro d’Italia, una alla Vuelta e secondo nella generale della corsa rosa nella edizione 1996 (4° alla Vuelta nel ’97, ndr).
E poi, uditi udite, c’era anche lui, il Maestro di Cambiago, Ernesto Colnago, che diede le sue biciclette alla Inoxpran che incominciava il suo viaggio. L’Ernesto non ha voluto mancare all’appuntamento, portando il suo saluto, la sua storia, la propria simpatia sorretta dai suoi magnifici novant’anni, che in mezzo a questa magnifica combriccola si è mischiato alla perfezione.
Infine, ultimo ma non ultimo, Guido ciclone Bontempi, bresciano di Gussago, che questo incontro ha coordinato, animato e voluto fortemente, con la sua consueta forza e passione. Guidone classe ’60 e tanta classe, con le sue sedici vittorie di tappa al Giro, cinque al Tour e quattro alla Vuelta, oltre a due Gand, una Parigi-Bruxelles e un Gran Premio di Harelbeke ha tenuto banco, come quando era in gruppo. Un vero e proprio capopopolo, un “diavoletto” incontenibile, che con le pentole ci sapeva fare, ma con i coperchi no. Da buon diavoletto…