Il celebre Record dell’Ora, per quanto riguarda i marchi di biciclette, è tornato ad essere di proprietà Pinarello. Nell’aprile 2019, in Messico, il belga Victor Campenaerts, con 55,089 km coperti in sella a una Ridley, lo aveva tolto a Sir Bradley Wiggins, che nel 2015 con la Bolide Pinarello studiata insieme a Jaguar aveva percorso nel velodromo di Londra 54,526 km. Dan Bigham, però, lo ha riportato in casa Pinarello: nel velodromo svizzero di Grenchen, infatti, ha chiuso la sua ora di watt e fatiche con 55,548 km, 459 metri in più rispetto a Campenaerts. «La bicicletta usata da Bigham è un prototipo, non ha nemmeno il white paper, e ci serviva per capire cosa funzionasse e cosa invece è da modificare in vista del tentativo di Filippo Ganna, che speriamo possa fare presto - ha spiegato Fausto Pinarello -. Il test è stato positivo, i riscontri quelli che volevamo, ci saranno da fare alcune modifiche ma siamo contenti. Ganna è uno molto attento ai dettagli, già questa settimana lavoreremo per perfezionare la bici, in modo da essere pronti quando Filippo ce la richiederà».
Il record di Bigham, infatti, è arrivato un po’ a sorpresa, in primis perché il suo tentativo era una sorta di prova generale in vista di quello che dovrà fare Ganna nei prossimi mesi, e poi perché Bigham non è un corridore professionista, bensì il Performance Engineer della Ineos Grenadiers. 30enne nativo di Newcastle, laureato in ingegneria, si è specializzato nello studio della bicicletta e della sua aerodinamica, con l’obiettivo di ottimizzare il più possibile la performance dell’atleta nelle prove a cronometro e in pista, e ha lavorato come consulente alla Jumbo-Visma, con la federazione danese e ora con la Ineos. Nel mentre, i suoi studi li metteva anche in pratica ad altissimi livelli, visto che lui stesso è un ottimo pistard e cronoman - ha partecipato ad alcune prove di Coppa del Mondo su pista, è due volte vicecampione nazionale britannico a cronometro (dal 2019 al 2021 è stato tesserato con la Continental Ribble Weldtite) e ha preso parte alla prova contro il tempo al Mondiale 2021. Il Record dell’Ora lo aveva già tentato alla fine dell’anno scorso, migliorando la performance di Wiggins ma non quella di Campenaerts, ma questa volta, anche grazie ai super materiali messi a disposizione dalla Ineos Grenadiers, è andato tutto per il verso giusto. «Era molto fiducioso di poterlo fare, si era già testato nella mezza distanza e aveva numeri importanti. L’opinione pubblica è rimasta sorpresa dalla sua prestazione, non noi» ha detto ancora Pinarello.
Come detto, però, il suo tentativo è stato utilizzato soprattutto per aprire la strada a Filippo Ganna, il cui tentativo era previsto proprio in agosto, ma la stanchezza post Tour de France ha spinto il piemontese a posticiparlo a data da destinarsi. «Spero ancora che Ganna possa fare un tentativo quest'anno, però ormai è a tutta da quasi due anni senza avere molto tempo per riposare – ha detto ancora Pinarello -. Al momento ha la testa sul Mondiale australiano, se dovesse uscirne bene allora potrebbe fare un pensiero al Record dell'Ora. Se così non dovesse essere, credo che ne riparleremo il prossimo anno».
Intanto, però, il marchio trevigiano è tornato sul tetto dell’Ora, anche se con un prototipo, dopo esserci stato con Miguel Indurain e la mitica Espada IV nel 1994 e poi con Bradley Wiggins nel 2015. «Ci siamo affezionati, Miguel Indurain e Bradley Wiggins e adesso, in attesa di Ganna, è bello che il Record sia tornato con noi. Il mercato della pista è più piccolo rispetto a quello della strada, ma la ricerca per una disciplina è molto utile all'altra e viceversa. Poi, ovviamente, ci vuole anche fortuna, perché sulla nostra strada abbiamo trovato sempre grandi campioni e grandi pistard, basti pensare che al momento abbiamo due eccellenze come Ganna e Viviani. Poter mantenere il Record dell'Ora, comunque, è qualcosa che ci inorgoglisce».
da Il Gazzettino