Caro Direttore, per chi voglia davvero intendere, le tue parole di disamina di quella che, volenti o nolenti e senza alcuna drammatizzazione, è una oggettiva “crisi” del movimento Ciclistico Nazionale, sono chiare , nette e inequivocabili.
Meriterebbero, più che commenti (comunque legittimi), delle risposte o quanto meno, delle enunciazioni propositive soprattutto da parte di coloro che, senza mezzi termini, si indicano quali depositari di scomode verità: rappresentanti dei Comitati Regionali e, come imporrebbe la funzione ed un suo dignitoso esercizio, la Federazione innanzi a tutti.
Fino ad ora non ho letto nulla che abbia una parvenza di quanto auspico. Mi dico, tentando di autoconvincermi, che c’è tempo, e che di certo qualcuno che davvero “conta” sta predisponendo una risposta almeno altrettanto chiara della tua ragionata e motivata censura. Con annessi rimedi, se non soluzioni, a fronte di uno… “sfruttamento’ e conseguente “strage” di nuove leve che lasciano sconcertati.
Ma ovviamente la mia è la voce di un semplice “osservatore” che è unicamente animato dall’ostinata convinzione che la Disciplina del Ciclismo sia una cosa seria, non un semplice sport. Un signor nessuno, che del Ciclismo ha se non venerazione, di sicuro un profondo rispetto. Un quisque de populo che ha negli occhi e nel cuore un Ciclismo Italiano non dico “dominatore”, ma di sicuro ben più competitivo e anche vincente di quello che, mestamente, è dato di vedere da qualche tempo. Ad ogni livello e categoria, s’intende.
Mi sovviene un tale, su questa terra non destinato ad una gran fine, che diceva: “Lasciate che i bambini vengano a me”. Sicuramente non ne sapeva granché di Ciclismo. Ne’ poteva immaginare di come dei bambini, o poco più, sarebbero stati circondati da strani soggetti che, camuffando e millantando da professione quella che è l’innegabile libertà che in giovanissima età ti regala la bicicletta, non brillano granché per spirito formativo o educativo.
A proposito, ricordo che c’era una volta Monsieur Pierre Decoubertin, al quale è attribuita (pare senza troppo fondamento) una frase davvero ridicola: “l’importante non è vincere, ma partecipare”. Dice poco che questo nobiluomo sia stato il creatore delle OLIMPIADI moderne. Tutta robetta se si pensa a com’è indirizzata e intesa oggi la nostra vita: vincere, anzi prevalere, su tutto e tutti. A qualunque costo. Non per nulla… il fine giustifica i mezzi .
Tutto bellissimo, tutto vero, chapeau!
Poi, giusto per tornare a capofitto alla realtà, andiamoci magari a rivedere i risultati dei nostri corridori al recente Giro d’Italia Baby “baby” .
Egregio Direttore, di questo passo altro che Ciclismo “baby”, quello del nostro sgangherato Paese: più che altro.. bye bye Ciclismo d’Italia.
Cordialmente, Fiorenzo Alessi