Ha vinto un miracolato. Lo sa, lo dice, lo racconta: «Sul traguardo ho lanciato un urlo di incredulità! Ho sempre cercato di inseguire i miei sogni, sono diventato sempre più forte e oggi ho realizzato quel sogno. Siccome più è grande il sogno, più grande è la soddisfazione, potete capire il mio entusiasmo».
Mentre De Bondt parla, arriva ad abbracciarlo Edoardo Affini, il corridore battuto: «Edoardo che viene a congratularsi con me e ad abbracciarmi è un grande gesto. La settimana scorsa ci avevo provato a Reggio Emilia, mi hanno ripreso a 700 metri ma stavolta ci siamo detti "andiamo a tutta fino al traguardo" così abbiamo lottato e ce la siamo giocata in volata. E abbiamo dimostrato che nessun sogno è impossibile».
Non ci possono essere parole più adatte ed il campione belga del 2020 racconta: «È successo al Tour de Vendéedel 2014, una delle ultime gare in calendario. ma non ricordo bene quel che è accaduto, solo dopo ho capito che la mia gomma posteriore è esplosa in discesa , ho perso il controllo della bici e sono stato catapultato davanti addoso ad una casa. Il casco mi ha salvato la vita quel giorno ma ho riportato due fratture alla base del cranio. Il medico di gara mi ha stabilizzato».
Poi, il destino, il miracolo o chissà... Vicino al luogo dell'incidente c'è un campo di calcio, può atterrare l'elisoccorso, portano Dries all'ospedale di Nantes che è attrezzato per situazioni così gravdi, ma la sua vita è in bicliso.
«C’era un ematoma nel cervello, molto pericoloso. Ai miei genitori hanno detto che c’erano tre opzioni: un pieno recupero, una vita con disabilità o uno stato vegetativo. I dottori dissero chiaramente ai miei genitori che la prima opzione era altamente improbabile, è stato un momento davvero difficile per loro».
Ma De Bondt stupito, sorpreso, incantato: dopo 13 giorni di coma si è svegliato, aveva perso qualcosa cone 13 chili e non poteva parlare a causa dell’intubazione. Ha dovuto imparare di nuovo a deglutire e quattro giorni dopo essersi svegliato ha cominciato a camminare grazie a un deambulatore. È stato trasferito a Ghent, quattro settimane dopo l’incidente è tornato a casa e subito ha avuto un solo pensiero: tornare in bicicletta. Quando è tornato a casa ad attenderlo, seduti sul divano, c'erano gli amici di sempre, a loro - da buon belga - ha chiesto delle patatine fritte! «Ho continuato il mio recupero in un centro di riabilitazione belga, dove ho lavorato con un logopedista e fisioterapista durante il giorno e tornavo a casa la sera. Ma sono riuscito a salire sui ruli già dopo una settimana, sono andato in ritiro a novembre, con la mia nuova squadra, la Veranda's Willems».
È ripartito, Dreis, ha lottato, ha militato in piccole squadre belghe finché nel 2020 lo ha chiamato la Alpecin Fenix e lui ha subito ricambiato conquistatndo il titolo belga. E oggi, alla soglia dei 31 anni, Dries continua a sognare.