Il Tour of the Alps della Bahrain Victorious è stato pressoché perfetto fino all’ultima tappa, anzi fino all’ultima salita, quella di Stronach nel Tirolo austriaco, quando sotto la pioggia ha dovuto soccombere agli attacchi di Romain Bardet e Thymen Arensman. La formazione araba era stata la vera padrona della corsa fino a quel momento, aveva gestito dall’inizio alla fine tutte le tappe, aveva deciso quando riprendere o quando lasciare andare la fuga, aveva vinto una frazione con Pello Bilbao e con il basco era arrivata in maglia verde di leader al gran finale. Nel testa a testa conclusivo, però, Bilbao non è riuscito a difendersi dagli attacchi del Team DSM, finendo per perdere anche il podio, con un amaro quarto posto finale.
«Pello non ha voluto trovare scuse, ha ammesso che gli sono mancate le gambe per poter seguire Bardet - ha spiegato il direttore sportivo della Bahrain Victorious, Franco Pellizotti -. Non ha dato la colpa alla caduta del giorno precedente o al freddo, semplicemente si è trovato un avversario che su quel tipo di percorso si è dimostrato più forte. Alla fine parliamo di Bardet, un corridore di grande classe e sulle salite con percentuali così importanti Bilbao fa un po’ più fatica, preferisce quelle più regolari e meno pendenti. Il Team DSM ha corso di rimessa per buona parte del TotA e si è scatenato in quell’ultima salita, Bardet si è ritrovato con un fortissimo Arensman e con Michael Storer della Groupama FDJ, che fino all’anno scorso correva con loro, si conoscevano bene, e quindi hanno trovato un buon accordo per andare fino all’arrivo. Speravamo che Pello potesse recuperare in discesa, che però non si è rivelata abbastanza tecnica per poter guadagnare secondi».
Bilbao è reduce da un inizio di stagione davvero convincente, che lo ha visto chiudere al terzo posto l’UAE Tour, al quinto la Strade Bianche e il Giro dei Paesi Baschi, corsa di casa in cui ha anche vinto una tappa davanti a Julian Alaphilippe, e infine questo Tour of the Alps in cui è stato protagonista dall’inizio alla fine. In carriera il 32enne di Guernica si è tolto la soddisfazione di vincere tre tappe al TotA e due al Giro d’Italia ma, nonostante la costanza di risultati e l’indiscutibile talento non è mai riuscito a portarsi a casa la classifica generale di una corsa a tappe.
«A Pello non capita spesso di arrivare a giocarsi una gara a tappe, quindi ci può stare che possa aver pagato un po’ l’inesperienza nel gestire questo tipo di situazione - continua Pellizotti -. In effetti è strano che un corridore come lui non abbia mai vinto una corsa di più giorni, ma se ci riflettiamo Pello è sempre andato a caccia di tappe nei Grandi Giri e non solo, oppure ha sacrificato le proprie ambizioni personali per mettersi a disposizione dei suoi compagni di squadra. Dopo aver perso la maglia era deluso, ma il suo e il nostro rimane un ottimo Tour of the Alps, che ci servirà di lezione».
LA COPPIA BASCA AL GIRO. Al Giro d’Italia la Bahrain Victorious punterà proprio sui suoi alfieri baschi, Pello Bilbao e Mikel Landa, due corridori che non è la prima volta che mettono la Corsa Rosa in cima alla loro lista dei desideri. Il primo lo ha terminato 6° nel 2018 e 5° nel 2020, il secondo invece 3° nel 2015 e 4° nel 2019. «Bilbao ha sempre avuto una grande passione per la Maglia Rosa - ha raccontato ancora Pellizotti -. Nel 2020, nell’anno del covid, è arrivato al Giro dopo il Tour de France con l’unico obiettivo di cercare di indossare la Maglia Rosa. Ci è andato vicino ma non ci siamo riusciti, anche se alla fine ha fatto un gran bel Giro e ha chiuso 5°. Quest’anno ci riproveranno con maggior consapevolezza, anche se nella gerarchia interna Landa partirà un po’ più avanti rispetto a Pello. Sono baschi, hanno il loro orgoglio, il loro codice d’onore, e vanno molto d’accordo. Non si permetterebbero mai di farsi uno screzio l’un l’altro, uno sarà pronto a sacrificarsi per l’altro e viceversa. Ho potuto constatarlo negli anni da corridore e diesse, dei baschi ci si può fidare. Andremo al Giro con una squadra forte per provare a fare qualcosa di molto buono».
Se Landa sembra quindi l’indiziato numero per guidare la Bahrain in Italia, Bilbao sarà molto più che una valida alternativa: «Con il passare degli anni mi sono preso sempre più responsabilità, perché non è mai stata la mia intenzione arrivare e pretendere questo o quello - spiega ancora Pello -. I gradi di capitano volevo guadagnarmeli sulla strada e così facendo anche i compagni son ben felici di aiutarti quando serve. Poi ovviamente arriverà il momento in cui io mi metterò al loro servizio, come potrebbe succedere con Landa al Giro, e la cosa, come sapete, non mi dispiace per nulla. Il mio inizio di stagione è stato molto positivo, anche grazie ad una squadra che sta girando davvero bene. È il miglior momento della mia carriera? Credo di sì. La Maglia Rosa è effettivamente un sogno che mi porto dietro da un po’ di tempo, non è un caso se ho sempre messo il Giro al centro del mio calendario. Però è molto difficile riuscire a conquistarla, perché non sono il più forte né in salita né a cronometro, sono un regolarista. Detto ciò, non è nemmeno impossibile...».
Landa, invece, tolto il terzo posto alla Tirreno-Adriatico, si è maggiormente nascosto in questo inizio di stagione, preparando il motore per le tre settimane in suolo italico. L’anno scorso la sua corsa si era interrotta a Cattolica, dopo appena cinque giorni, con una clavicola rotta e due mesi lontani dalle gare. Stavolta vuole scrivere un altro finale:
«Non correvo dalla Tirreno-Adriatico e il Tour of the Alps mi è servito a costruire la condizione, i primi giorni ho faticato un po’, ma nel finale ho sentito che la condizione stava crescendo - ha spiegato Landa -. Poi sono andato anche alla Liegi-Bastogne-Liegi per affinare ulteriormente la forma e mettere altri chilometri sulle gambe. Al Giro sarà una bella battaglia con Simon Yates, Richard Carapaz, Miguel Angel Lopez, Romain Bardet e qualcun altro che sicuramente dimentico in questo momento».
Il vantaggio che hanno Bilbao e Landa rispetto alla concorrenza è che si conoscono bene, sono cresciuti insieme, hanno appena due mesi di differenza, sono baschi e sono grandi amici.
«Io e Pello siamo amici da una vita e questo aiuta molto a capirsi in gara e fuori. Correre con lui è come portarsi dietro sempre un pezzo di casa mia e della mia storia» ha detto Landa.
«Correvamo insieme che eravamo adolescenti, abbiamo fatto i primi tre anni da professionisti con la Euskaltel Euskadi e poi abbiamo preso strade diverse - ha aggiunto Bilbao -. Mikel si è affermato subito, mentre io l’ho presa più larga e sto vivendo probabilmente ora il periodo migliore della mia carriera. Se nei Paesi Baschi avessero spinto per mantenere una squadra del territorio ad alto livello magari ora saremmo entrambi là».
Con loro al Giro dovrebbe esserci sicuramente Wout Poels, mentre ridotte al lumicino sono le speranze di vedere al via Damiano Caruso, secondo lo scorso anno: «Damiano lo abbiamo inserito come riserva, ma i suoi programmi prevedono altro. Salvo problemi, non ci sarà» ha affermato Pellizotti.
UNA BAHRAIN SEMPRE PIÙ IN ALTO. Da quando è nata nel 2017, la squadra araba ha fatto enormi passi avanti. In particolare, nell’ultimo anno e mezzo la Bahrain Victorious si è affermata come una delle formazioni di riferimento del circus, portando a casa successi molto pesanti. Basti pensare al secondo posto al Giro di Caruso lo scorso anno e il terzo di Jack Haig alla Vuelta, le tre vittorie di tappa al Tour de France e la Parigi-Roubaix di Sonny Colbrelli, senza contare la Milano-Sanremo di Matej Mohoric e la Freccia Vallone di Dylan Teuns in questo 2022.
«Al di là delle vittorie, la squadra ha una mentalità ben chiara - racconta Pellizotti -. Ogni corsa vogliamo correrla da protagonisti, sempre nel vivo dell’azione. Poi non sempre si vince, ma l’importante è esserci. Così facendo i risultati sono arrivati e stanno arrivando. Mohoric è un talento straordinario e lo sta dimostrando, allo stesso modo Teuns sta cominciando a raccogliere quanto seminato in questi anni».
Pellizotti ha visto crescere il Team Bahrain pian piano. D’altronde quando la squadra nasceva, nel 2017, il Delfino di Bibione era al penultimo anno della sua carriera da professionista e, una volta appesa la bicicletta al chiodo, è subito salito in ammiraglia, motivo per cui lo sviluppo di questo team l’ha seguito meglio di chiunque altro. «È vero, sono all’interno di questa squadra fin dalla sua nascita. Ogni anno abbiamo messo un mattoncino in più, migliorando stagione dopo stagione, e vittorie e punteggi vari ci dicono che al momento siamo una delle migliori squadre del mondo. Per chi ci lavora dentro da tanti anni è una soddisfazione enorme, ma ciò non significa che il lavoro è terminato, tutt’altro. Abbiamo ancora alcuni aspetti da perfezionare e obiettivi da raggiungere. Uno di questi, per esempio, è il prossimo Giro d’Italia: non ci nascondiamo, vogliamo essere ancora grandi protagonisti» ha concluso Pellizotti.
da tuttoBICI di maggio