Una telefonata - anche se drammatica e straziante - può salvare non una, ma sei vite. Una telefonata partita dall'Ucraina e diretta in Abruzzo. Una telefonata tra due amici che hanno pedalato insieme per anni.
«Simone, aiutami a salvare i sei ragazzi della mia squadra: li accompagnerò fino al confine e poi tornerò indietro, indosserò una divisa e andrò a combattere per il mio Paese». A lanciare l'appello Kyrylo Pospeyeyev, ex corridore ucraino della Acqua e Sapone: destinatario della chiamata, Simone Masciarelli che di Kyrylo è stato compagno di squadra
Kyril, come lo chiamano tutti, in Italia ha vissuto tanti anni, si è trovato bene e ha conservato tanti amici in queste ore drammatiche si è rivolto a chi, anni prima, lo aveva accolto come in famiglia. Una volta sceso dalla bici, in Ucraina ha iniziato ad occuparsi dei giovani, trasmettendo loro la sua grande passione per il ciclismo.
Appena ricevuta la telefonata, Simone Masciarelli si è subito attivato contattando la nostra giornalista Francesca Monzone che, in qualità di Bike Ambassador della Federciclismo, è già intervenuta per aiutare la nazionale di ciclismo ucraina arrivata all’Aquila dalla Turchia.
«Kyril mi ha contattato, ha bisogno di aiuto per i suoi ragazzi e potrà portarli fino al confine, ma lui dovrà rimanere in Ucraina». Questo è stato il messaggio portato da Simone Masciarelli, figlio di Palmiro e papà di Lorenzo, che per diventare un bravo corridore è andato a vivere in Belgio.
La nostra collega ha subito chiamato Kyril al telefono per capire come aiutarlo: parole semplici, dette con un italiano perfetto, con la voce di chi sta vivendo un dramma, non hanno lasciato dubbi o interpretazioni, perché Kyril voleva portare in salvo i ragazzi della sua squadra, quelli che con amore, pazienza e dedizione, fa crescere correndo in bicicletta.
«Sono sei e ho bisogno di portarli in salvo, vengono tutti da zone bombardate, alcuni sono di Mariupol e lì non possono più tornare». Sono sei ragazzi tra i 15 e i 17 anni che hanno imparato a correre in bici con Kyril.
Ma il racconto non termina così, c’è una pagina ancora più drammatica, quella che riguarda il futuro di Kyril, che ha 46 anni ed è tra gli uomini richiamati alle armi dal Ministero della Difesa Ucraina. «Io non potrò venire con loro, posso portarli fino al confine e poi tornerò indietro, verso le nostre case. Farò 1000 km e per tornare a casa e poi indosserò una divisa per difendere il mio Paese. Mi hanno richiamato alle armi e devo rientrare. Chiedo una gentilezza: fateli andare in un posto dove saranno al sicuro con brave persone, che li possano aiutare a correre».
Il messaggio di aiuto è stato trasmesso e raccolto da Claudio Terenzi, presidente del Team Terenzi Bike e organizzatore del GP della Liberazione, che ha immediatamente offerto ospitalità al piccolo gruppo, che aspetta di essere messo in salvo.
Terenzi, si è immediatamente messo in contatto con Kyrylo Pospeyeyev e, grazie ad un gruppo di volontari che sta facendo la staffetta tra Italia e Ucraina, i sei ragazzi arriveranno a Roma, dove avranno la possibilità di stare in un luogo sicuro e ben protetti, vivere insieme ad altri ragazzi loro coetanei e naturalmente potranno continuare a correre.
Kyril, che oggi ha 46 anni, adesso ha il cuore più leggero, la sua richiesta di aiuto è stata accolta e una volta consegnati i ragazzi a persone sicure, potrà rimettersi in cammino e rientrare in quella parte di Ucraina oggi devastata dalla guerra.
Ma c’è una promessa con la quale si sono lasciati Kyril e la nostra giornalista: quella di vedersi di persona a Roma appena possibile, perché Pospeyeyev possa riabbracciare i suoi ragazzi e tornare insieme verso casa, riprendendo a pedalare in una Ucraina finalmente in pace.