Ha passato una vita nel ciclismo seguendo gradualmente, passo dopo passo, una carriera iniziata, ovviamente quale corridore, poi apprezzato massaggiatore e infine conclusa come direttore sportivo in squadre di primo e pure primissimo rilievo.
Parliamo di Antonio Salutini, livornese, classe 1947, di Collesalvetti, bella località sulle prime dolci alture alle spalle di Livorno e, per la precisione, è la località Crocino, il “buen retiro” di Antonio Salutini con una sua azienda agricola che produce olio, vino e uno speciale grano duro, assai ricercato quale base di un pregiato tipo di pasta. E’ stata una vera e propria passione la sua nel settore prima che un’attività economica, una passione che, con l’avanzare dell’età, ha cominciato a trasformarsi un po’ in fatica, dichiara Antonio Salutini, che ha pertanto assai ridotto il suo impegno nel settore, comprensibilmente.
Ripercorriamo un po’ la carriera pedalata del livornese che ha avuto un momento importante, fra i dilettanti, nella forte formazione dilettantistica della Formichi e Ciulli di Cascina, centro della confinante provincia di Pisa noto per la produzione di mobili, dove sono nati i corridori Roberto Falaschi, forte professionista dal 1949 al 1963, Vitaliano Lugli e Ettore Meini che in carriera, fra il 1928 e il 1935, vinse 5 tappe al Giro e 1 al Tour. In quella squadra Antonio Salutini è in coppia con un altro livornese, livornese di scoglio, di un anno più giovane, come il forte passista Mauro Simonetti che rivestì varie volte la maglia azzurra, sia fra i dilettanti, sia fra i professionisti, con buone affermazioni in entrambe le categorie.
Antonio Salutini, già nelle categorie giovanili, aveva posto in luce le sue qualità di generoso, solido, combattente un po’ su tutti i terreni penalizzato però, in quanto a primi posti nel palmarès, dalla mancanza di spunto veloce che l’ha visto collezionare molte posizioni d’onore ma è stato oltremodo parco in tema di primi posti. Una caratteristica che è stata riversata e consolidata poi nella carriera professionistica iniziata nel 1970 e terminata nel 1979.
L’esordio nella categoria maggiore lo vede vestire la maglia blu bianca della pratese Filotex, industria tessile con lunga e significativa presenza nel ciclismo di vertice, diretta da un tecnico di gran vaglia e personalità, come il fiorentino di Scandicci Waldemaro Bartolozzi, scomparso nel dicembre 2020. In quel periodo la squadra era imperniata su Franco Bitossi, eclettico corridore di prima classe, che raccomandò – ricorda Salutini con riconoscenza – il suo ingaggio alla Filotex e i due toscani sono tuttora legati da particolare amicizia. Antonio entrò subito nello spirito e nelle funzioni di “uomo squadra”, devoto e dedicato all’aiuto incondizionato, senza se e senza ma, del capitano, di Franco Bitossi in particolare. E per espletare al meglio il suo ruolo in corsa Antonio non si risparmiava mai negli allenamenti tanto da essere soprannominato, nella cerchia dei suoi compagni, sia d’allenamento, sia di squadra, “Eddy”, con chiaro riferimento a Eddy Merckx, per l’impegno sempre profuso, a tutta. Lo rivela un altro toscano di lunga e variata carriera ciclistica come il lucchese Piero Pieroni, a quel tempo apprezzatissimo massaggiatore (ma non solo) della Filotex, squadra che ha sempre nel cuore, così come altri, numerosi, cultori di quel ciclismo degli anni 1960/70, con i suoi personaggi e valori che sono sempre ravvivati nei ricordi.
Nell’anno dell’esordio, il 1970, Salutini arriva secondo in una tappa del Giro della Svizzera vinta da un compagno di squadra, il varesino Arnaldo Caverzasi, mentre l’anno successivo si piazzò al secondo posto della classifica generale, sempre nella massima corsa a tappe elvetica, alle spalle di Gianni Motta, in maglia Salvarani.
Poi, per i restanti anni di professionismo, non frequenta più nessun gradino del podio. Il fatto non è mai stato un particolare cruccio o rimpianto per Antonio Salutini, ben conscio e sempre valido interprete del suo ruolo di fidato e solido appoggio poi svolto, nel 1972 alla Ferretti e nel biennio 1973-1974, alla Sammontana. Sono state due notissime squadre a matrice toscana guidate da un nome che è sinonimo assoluto di capacità, competenza e umanità come quello di Alfredo Martini, con Bitossi, Simonetti, Poggiali, Riccomi, Francioni, Primo Mori e vari altri toscani e alcuni – invero non numerosissimi – non d’origine toscana. Nel 1975-1976 parte del gruppo si trasferisce alla Zonca-Santini, con Franco Bitossi capitano, la squadra di Voghera abbinata all’azienda d’abbigliamento Santini di Empoli, guidata da un direttore sportivo di specifica qualità, con doti affinate al fianco di Fausto Coppi, come Ettore Milano.
Nel 1977 c’è un altro trasferimento, con Bitossi, alla reggiana Vibor, fabbrica di cucine guidata quale direttore sportivo da Italo Zilioli, allora fresco e recente d.s. ed ex collega nella Filotex. Ci sono in squadra Davide Boifava, il veloce Luciano Borgognoni, con il veterano Miro Panizza e il debuttante Roberto Visentini che giungono in squadra nel 1978. Bitossi intanto era passato alla Gis Gelati.
Rimane tesserato per la Vibor anche nel 1979 ma, intanto, con avvedutezza, pensando al dopo ciclismo pedalato, consegue il diploma di massaggiatore esercitando il ruolo anche in squadre professionistiche di rilievo.
Antonio Salutini ricorda una prova dolorosa della sua vita per la scomparsa della moglie, Maria Menichetti, a soli ventitré anni, colpita da un male incurabile.
Si è poi sposato con la signora Miretta Catarsi nel 1976 e dal matrimonio è nato il loro figlio Giacomo, trentatré anni, che il ciclismo lo segue ma solo da spettatore.
Come massaggiatore ha operato per diversi anni in squadre che avevano alla guida due “maestri di ciclismo” quali Alfredo Martini e Luciano Pezzi, attentissimo ad osservare il loro lavoro tecnico, organizzativo e di rapporto con i corridori, affiancandoli in corsa anche sulla seconda ammiraglia, quando del caso.
Nel 1991 assume in proprio la direzione sportiva della Gis Gelati, nel 1992 e fino al 1995, quella della Mercatone Uno, con differenti affiancamenti di sponsor nel corso degli anni, nel 1996 diventa una presenza fissa nei quadri tecnici della Saeco dove resta fino al 2001 quando entra nell’orbita di Vincenzino Santoni con l’abruzzese Acqua e Sapone, poi Domina Vacanze nel 2003-2004 e Naturino nel biennio 2005-2006. Seguono altre esperienze in squadre non di primissimo piano, basate all’estero, ma non è più il ciclismo che ha vissuto negli anni d’oro da tecnico, virtù e vizi compresi.
Con i corridori di vario grado e spessore che ha diretto in carriera, un elenco nutritissimo e qualitativamente assai ricco, facilmente ritrovabile negli annali ciclistici, Antonio Salutini – almeno per interposta persona – ha colmato il rotondo “0”, zero, meglio scriverlo e ribadirlo anche in lettere, fissato nella casella “vittorie” del suo palmarès, che non è mai stato un cruccio però per l’uomo del Crocino.