Il Giro d’Italia è una complessa macchina organizzativa che coinvolge migliaia di persone da tutta la penisola e da tutto il mondo, come dei piccoli ingranaggi che contribuiscono a creare e rendere possibile lo spettacolo. Gli agenti della polizia stradale ormai da anni svolgono un lavoro importantissimo e fondamentale, gli uomini della scorta accompagnano corridori e carovana per tutte le tappe della corsa rosa garantendo protezione e sicurezza. Non è azzardato, come ha fatto qualcuno, chiamarli angeli custodi, figure importantissime e grazie alle quali dipende il corretto funzionamento di tutta la gara.
A seguito della corsa c’è la polizia stradale del compartimento della Lombardia, una cinquantina di persone scelte tra le eccellenze e le personalità che meglio hanno saputo distinguersi nella loro sezione, suddivisi in 24 motociclisti, 5 equipaggi ed un furgone officina. A capo di tutto c’è una donna, la dottoressa Anna Lisa Valleriani dirigente della selezione polizia stradale di Lecco che ha il compito di tenere le fila di tutta l’organizzazione coordinando il lavoro dei suoi uomini. «La nostra è un’attività veramente complessa, per ogni tappa i miei uomini sono impiegati in un lavoro che si potrebbe dire capillare - spiega il comandante a tuttobiciweb -: il nostro compito è quello di scortare i corridori, dobbiamo proteggerli da ogni minaccia esterna come i veicoli estranei in entrata e fornire una condizione di assoluta sicurezza. Amo definire la nostra struttura un vero e proprio meccanismo con tanti ingranaggi, dobbiamo avvolgere tutta quanta la carovana in una bolla protettiva, è questione di un attimo sbagliare e ad un nostro errore seguirebbe poi un’escalation esponenziale».
La struttura è molto più complessa di quanto si possa immaginare, una specie di scacchiera sulla quale il comandante ha il compito di posizionare le pedine al proprio posto e di spostarle in base allo svolgersi della corsa. I 24 motociclisti sono posizionati lungo tutta la carovana e alcuni di loro sono dotati di bandierine per la segnalazione dei corridori. La bandierina di colore verde, posta 3 km prima della testa della corsa, avvisa i territoriali dell’arrivo della carovana e segnala che da quel momento la strada deve restare chiusa; la bandierina gialla anticipa di circa 200 m il corridore, infine la bandiera rossa è situata con il fine gara e consente la riapertura delle strade. Un ruolo fondamentale è coperto dal motociclista Jolly, l’unico che può spostarsi da una parte all’altra della corsa e superare i corridori; il suo compito è quello di assicurarsi che i gruppi di atleti siano coperti e fornire indicazioni alla dottoressa Valleriani a bordo di un’autovettura che anticipa di 600-700 metri la testa della corsa. Si tratta di una specie di terzo occhio che permette al comandante di avere sotto controllo la situazione nella sua interezza, di muovere gli uomini in base alle necessità e di cambiare la strategia in base all’evolversi della corsa.
Fondamentale per gli uomini della polizia è essere pronti ad ogni imprevisto, intervenire immediatamente come ci spiega la dottoressa Vallerriani. «Il Giro d’Italia è un evento di portata internazionale, abbiamo gli occhi del mondo puntati addosso e basta un attimo per sbagliare. Noi lavoriamo con una struttura fissa che applichiamo ad ogni tappa, ma le giornate sono diverse l’una dall’altra, niente è mai come sembra e il pericolo è sempre dietro l’angolo. Non c’è mai nulla che si ripete, ogni difficoltà va affrontata con lucidità e immediatezza. È molto importante il coordinamento con la polizia locale che gestisce la chiusura stradale a terra, mentre noi ci occupiamo della corsa in movimento. Spesso abbiamo a che fare con imprevisti che compaiono all’ultimo momento, bisogna agire con sangue freddo. Niente è facile nel nostro lavoro, non esistono giornate tranquille, spesso si dice che le tappe di pianura siano le più rilassanti per la carovana e per gli uomini di classifica, per noi no, sono le frazioni in cui i pericoli vengono moltiplicati perché si raggiungono alte velocità, la tappa di Cattolica ce lo ha dimostrato».
Quella dei poliziotti al seguito del Giro è una giornata veramente piena che non concede nemmeno un attimo di distrazione. Ogni mattina gli agenti fanno una prima riunione sulla tappa del giorno, la studiano e ne individuano tutte le criticità come attraversamenti in centri abitati o discese tecniche avvalendosi del materiale fornito dall’organizzazione. In parata si giunge la zona di partenza dove c’è un briefing con la direzione corsa, verificato tutto si può partire. A fine tappa viene effettuato il rifornimento dei veicoli, poi una verifica dei mezzi e degli apparecchi radio, un lavoro meticoloso che si fa ancora più intenso nei giorni in cui la pioggia imperversa sulla corsa. A seguire la corsa c’è anche un meccanico che può interviene prontamente anche durante lo svolgimento della tappa, effettua riparazioni o sostituzioni con le due moto di scorta.
C’è grande orgoglio per la dottoressa Anna Lisa Valleriani nell'essere a capo della scorta tecnica di un evento di portata internazionale come il Giro d’Italia: nel corso della sua carriera ha già diretto una squadra al Giro di Lombardia, alla Milano Sanremo e per molti anni alla Mille Miglia, tanto che lo sport è diventato parte del suo lavoro. Ammira i ciclisti che ogni giorno percorrono tanti chilometri, ma guai a perdere l’imparzialità; plaude al lavoro dei suoi uomini che li scortano come dei veri e propri angeli custodi. «Ogni anno il comandante al seguito del Giro viene cambiato per dare la possibilità a più persone di ricoprire il ruolo. Per me è un onore immenso, non capita tutti i giorni una cosa simile. C’è tanta responsabilità e tanto orgoglio, tappa dopo tappa sale la consapevolezza di quello che stiamo facendo. Siamo agli sgoccioli di un’avventura straordinaria, spesso qualcuno si dimentica del nostro lavoro, ma dopo tutto noi ci siamo abituati, siamo quelle figure invisibili che permettono che tutto avvenga nel migliore dei modi. Non usiamo la magia, ma un’attenzione estrema»
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