Johan Bruyneel torna a parlare concedendo una lunga intervista ad Eurosport nella quale ripercorre la vicenda Armstrong, la condanna e parla della sua passione per il ciclismo e del suo futuro. Un’intrevista in ogni caso interessante della quale vi proponiamo i passaggi principali.
ARMSTRONG OGGI. «Siamo in ottimi rapporti, anche se ci vediamo poco. Ma ci sentiamo quasi tutti i giorni anche perché collaboriamo allo stesso podcast. Le nostre vite sono molto cambiate, così com’pè cambiato il modo di vedere tante cose».
LA SANZIONE. «Io mi assumo le mie responsabilità e quello che ne è derivato. La sola cosa che faccio fatica ad accettare è che noi siamo stati pesantemente puniti, mentre altri sono ancora lì. Due pesi e due misure, l'ho sempre detto. Penso che la sanzione sia stata troppo dura, il personaggio Lance è stato letteralmente assassinato. E nessuno può immaginare quello che abbiamo dovuto subire. Doping o no, ogni grande campione è stato il migliore della sua epoca. Ed è così anche per Armstrong».
DOPING. «L’affare Armstrong non ha cambiato nulla nella lotta al doping, i cambiamenti sono arrivati molto più tardi con i nuovi metodi di analisi, con il passaportto biologico e con le nuove misure adottate, che rendono sempre più difficile far ricorso alle sostanze vietate. Quando apparve l’Epo, era tutto il contrario: i vantaggi erano talmente evidenti che se non la prendevi potevi fare a meno di correre...».
QUESTIONE DI TEMPI. «Ci hanno accusato di essere precursori, ma non facevamo altro che ripetere quello che tutti gli atleti statunitensi facevano già ai Giochi di Los Angeles 1984. E non eravamo i soli, anzi. La Wada ci ha etichettato come i protagonisti del più grande scandalo doping della storia dello sport, ma credo che in Russia e nella Germania dell’Est si sia fatto molto peggio. E abbiamo fatto molto meno di altri che sono venuti dopo: Lance si prelevava il sangue per reiniettraselo dopo tre settimane al massimo perché non si poteva conservare di più, Eufemiamo Fuentes aveva macchinari con i quali poteva fare una programmazione totalmente diversa e molto più mirata».
RITORNO. «Un ritorno nel ciclismo? In assoluto sì, ma è impossibile, visto che sono squalificato a vita. E ci sono due grandi ostacoli alla mia riabilitazione: si chiamano Christian Prudhomme e David Lappartient. Dicono che non vogliono sentire parlare di Armstrong, ma sono ipocriti, perché poi si fanno fotografare con altri personaggi... Ma so bene che è una questione politica: non conosco Lappartient ma ho l’impressione che del ciclismo gli interessi poco. È un politico di mestiere che vuole arrivare ai vertici del CIO. E comunque a me e Lance non è il ritorno che interessa davvero, vorremmo solo essere accettati».